La Cina ha raggiunto l'obiettivo di crescita del 5% nel 2024, ma i mercati hanno accolto con cautela il dato che nasconde significativi squilibri strutturali e preoccupazioni per il futuro, come riporta l'Ufficio nazionale di statistica. Il listino di Shenzhen è in rialzo dello 0,52% mentre l'Hang Seng di Hong Kong guadagna un modesto 0,2%, una reazione tiepida che riflette i dubbi sulla solidità della ripresa.
Il PIL del quarto trimestre ha segnato un'espansione del 5,4%, superando le attese degli analisti del 5-5,2%, trainato principalmente dalla produzione industriale, balzata del 6,2% a dicembre, e dalle esportazioni. Un risultato che, sebbene in linea con il target ufficiale governativo, rappresenta uno dei tassi di crescita più bassi degli ultimi decenni al netto del periodo della pandemia.
Ma dietro i numeri ufficiali emergono segnali di debolezza. La crescita appare sbilanciata, con la produzione industriale che ha superato nettamente le vendite al dettaglio, cresciute solo del 3,7%, e un tasso di disoccupazione salito al 5,1% a dicembre dal 5% di novembre. Secondo Bloomberg, il surplus commerciale record maschera una deflazione dei prezzi alla produzione che, se da un lato rende più competitive le merci cinesi sui mercati globali, dall'altro erode profitti aziendali e redditi dei lavoratori. La crescita nominale del PIL, non aggiustata per i prezzi in calo, si è espansa solo del 4,2% nel 2024, il ritmo più lento dal 2020.
Gli analisti di Morgan Stanley stimano che circa il 60% del rimbalzo nella crescita annuale sia stato causato dalle politiche di Pechino per stimolare i consumi e gli investimenti manifatturieri, mentre il resto è derivato dall'anticipo delle spedizioni. Jacqueline Rong, chief China economist di BNP Paribas, sottolinea come "il punto più luminoso dell'economia lo scorso anno sono state le esportazioni", aggiungendo però che "il problema più grande quest'anno saranno i dazi USA".
Le prospettive per il 2025 appaiono infatti ancora più incerte. Il prossimo insediamento di Trump alla presidenza USA porta con sé la minaccia di nuovi dazi, che potrebbero arrivare fino al 60% sulle merci cinesi. Questi timori hanno già spinto molte aziende globali ad anticipare le spedizioni, un effetto positivo temporaneo che potrebbe trasformarsi in un boomerang nei prossimi mesi, quando le potenziali tariffe, incluse quelle dall'UE e da altri partner commerciali, potrebbero rendere le esportazioni cinesi meno competitive.
Lo scetticismo sulla reale solidità dell'economia cresce. Il Rhodium Group stima che la crescita effettiva nel 2024 potrebbe essere stata tra il 2,4% e il 2,8%, evidenziando una disconnessione tra i dati ufficiali e la massiccia dose di stimoli varati dal governo, incluso un pacchetto di debito da 10 trilioni di yuan per i governi locali a novembre. Reuters riporta che Pechino si trova in una posizione più vulnerabile rispetto al 2018, dovendo ancora fare i conti con una profonda crisi immobiliare, che ha visto gli investimenti nel settore contrarsi del 10,6% nel 2024, il peggior risultato da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1987.
Per contrastare queste sfide, Pechino ha promesso ulteriori allentamenti monetari e una spesa pubblica più robusta nel 2025, con particolare attenzione ai consumi interni. Il governo ha già ampliato un programma di incentivi per l'acquisto di auto ed elettrodomestici, che ha portato le vendite di beni per la casa a crescere del 12,3%, il ritmo più veloce dal 2013. Ma secondo Larry Hu, capo economista per la Cina di Macquarie Group, la vera sfida sarà mantenere questo slancio di fronte alle crescenti tensioni commerciali globali.
Come muoversi da investitore
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