Trump raddoppia i dazi su acciaio e alluminio portandoli al 50% da oggi.
Prima di affrontare nel dettaglio questi sviluppi, diamo uno sguardo all'andamento dei principali indici nella seduta di ieri.
Le performance dei mercati finanziari principali
🇺🇸 S&P500: +0,58%
🇺🇸 NASDAQ: +0,81%
🇮🇹 FTSE MIB: -0,23%
🇪🇺 € STOXX 600: +0,01%
🇨🇳 SZSE COMPONENT: +0,86%
🇮🇳 NIFTY 50: +0,23%
🇯🇵 NIKKEI 225: +0,78%
💵 EUR/USD: +0,04%
🥇 ORO: +0,13%
I mercati americani hanno chiuso ieri in territorio positivo con S&P 500 +0,58% e Nasdaq +0,81%, sostenuti dai titoli tecnologici e dall'aspettativa di una possibile telefonata tra Trump e Xi Jinping questa settimana. L'ottimismo è stato alimentato dalle speranze di un rilancio dei negoziati commerciali USA-Cina, attualmente in stallo.
In Europa performance miste con Ftse Mib -0,23% ed Euro Stoxx 600 sostanzialmente piatto (+0,01%), penalizzate dall'entrata in vigore dei dazi USA al 50% su acciaio e alluminio. L'euro ha mostrato resilienza (+0,04%) mentre l'oro ha guadagnato lo 0,13% mantenendo il suo appeal come bene rifugio.
L'apertura asiatica di oggi conferma il sentiment positivo. La Cina ha reagito bene nonostante i nuovi dazi americani, con Shanghai +0,36% e Shenzhen +0,86%, sostenuta dalle aspettative per la chiamata Trump-Xi. Il Giappone ha brillato con Nikkei 225 +0,78%, mentre Hong Kong ha guadagnato lo 0,44%. L'India ha mostrato modesti guadagni con Nifty 50 +0,23%.
I mercati restano concentrati sui dazi Trump entrati in vigore oggi al 50% su acciaio e alluminio, che colpiscono settori strategici ma risparmiano il Regno Unito grazie all'accordo commerciale di maggio. Il petrolio ha registrato prese di profitto dopo il forte rally delle sessioni precedenti, con gli investitori in attesa dei dati sulle scorte USA e del Beige Book della Fed in serata.
L'oro si mantiene stabile vicino ai massimi mentre gli investitori bilanciano le tensioni geopolitiche tra Russia-Ucraina e le speranze di distensione commerciale USA-Cina. I futures USA sono leggermente negativi, segnalando cautela prima della riunione BCE di domani dove è scontato un taglio dei tassi di 25 punti base.
Acciaio-alluminio: Trump raddoppia dazi
Donald Trump ha firmato ieri l'ordine esecutivo che raddoppia i dazi su acciaio e alluminio dal 25% al 50%, portando avanti la sua guerra commerciale globale nonostante le forti critiche dei partner commerciali. Le nuove tariffe entreranno in vigore oggi, colpendo settori strategici dall'automotive alle costruzioni.
Il presidente americano ha giustificato la mossa sostenendo che è "necessario aumentare i dazi per garantire che le importazioni non minaccino la sicurezza nazionale". Trump ha dichiarato che le tariffe scoraggeranno il dumping negli Stati Uniti da parte di altri paesi e rafforzeranno la competitività dei produttori americani di acciaio e alluminio.
Il Regno Unito rappresenta l'unica eccezione significativa. Grazie all'accordo commerciale preliminare firmato a maggio durante la pausa di 90 giorni sui dazi "Liberation Day", le tariffe britanniche rimangono al 25% fino almeno al 9 luglio. Una mossa che riflette i negoziati commerciali in corso tra Washington e Londra.
I partner commerciali più colpiti sono Canada e Messico, che rappresentano rispettivamente il primo e terzo fornitore di acciaio degli Stati Uniti. Il Canada è particolarmente esposto sui dazi dell'alluminio, essendo di gran lunga il principale esportatore verso gli USA con volumi doppi rispetto agli altri dieci maggiori fornitori combinati.
Il primo ministro canadese Mark Carney ha dichiarato che il suo paese è "impegnato in negoziati intensivi" per rimuovere queste e altre tariffe. Il ministro dell'Economia messicano Marcelo Ebrard ha definito i dazi "insostenibili e ingiusti", sottolineando l'assurdità di tassare un prodotto per il quale gli Stati Uniti hanno un surplus commerciale con il Messico.
L'Unione Europea sta preparando contromisure dopo aver già minacciato ritorsioni a marzo. Il portavoce della Commissione Europea Olof Gill ha confermato che sono in corso "negoziati intensi" con Washington, esprimendo la speranza che gli americani "facciano marcia indietro" come accaduto in passato con altre minacce tariffarie.
L'industria americana sta già subendo le conseguenze. Rick Huether, CEO di Independent Can Co nel Maryland, ha descritto la situazione come "molto caotica", costringendo la sua azienda a sospendere investimenti e aumentare i prezzi. Chad Bartusek di Drill Rod & Tool Steels nell'Illinois si trova ad affrontare una bolletta tariffaria quasi raddoppiata da 72.000 a 145.000 dollari per tre container di acciaio austriaco.
Gli economisti avvertono sui rischi per l'economia americana. Un'analisi del 2020 ha stimato che i dazi del primo mandato di Trump crearono circa 1.000 posti di lavoro nell'industria siderurgica ma costarono 75.000 posti in altri settori. Erica York della Tax Foundation prevede perdite occupazionali ancora più severe questa volta.
La mossa arriva mentre oggi scade il termine per i "migliori offers" che Trump ha chiesto ai partner commerciali per evitare l'imposizione delle tariffe "Liberation Day" dell'8 luglio. L'amministrazione americana ha inviato lettere ai paesi chiedendo proposte specifiche su quote di acquisto di prodotti USA, rimozione di barriere non tariffarie e impegni su commercio digitale e sicurezza economica.
Il Giappone ha dichiarato di non aver ricevuto tale lettera, mentre i negoziati continuano bilateralmente. La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha confermato l'invio delle lettere definendolo un "promemoria amichevole" della scadenza imminente.
Il consigliere economico della Casa Bianca Kevin Hassett ha spiegato che l'aumento dal 25% al 50% è arrivato "dopo aver studiato i dati" e aver realizzato che serviva "più aiuto" per l'industria americana. Tuttavia, circa un quarto dell'acciaio utilizzato negli Stati Uniti è importato, rendendo inevitabili aumenti dei costi per i consumatori americani.
I mercati delle materie prime hanno reagito nervosamente, con i premi dell'alluminio che sono più che raddoppiati quest'anno. Con scarsa capacità di aumentare la produzione domestica nel breve termine, è probabile che i volumi di importazione rimangano invariati a meno che gli aumenti di prezzo non riducano la domanda.