Auto, ecco chi paga il conto dei dazi Trump

I dazi del 25% di Trump sull'import auto scatenano un terremoto nel settore, colpendo duramente produttori europei e asiatici, ma anche Detroit.

Per valutare l'impatto di questi trend sui tuoi investimenti, richiedi una Analisi di Portafoglio Gratuita: un servizio che ti permette di comprendere l'effettiva qualità dei tuoi strumenti finanziari, i costi reali che stai sostenendo e il livello di rischio del tuo portafoglio.

Prima di affrontare nel dettaglio questi sviluppi, diamo uno sguardo all'andamento dei principali indici nella seduta di ieri.

Le performance dei mercati finanziari principali

🇺🇸 S&P500: -1,12% 

🇺🇸 NASDAQ: -2,04%

🇮🇹 FTSE MIB: -0,83%

🇪🇺 € STOXX 600: -0,70%

🇨🇳 SZSE COMPONENT: +0,23%

🇮🇳 NIFTY 50: +0,45%

🇯🇵 NIKKEI 225: -0,71%

💵 EUR/USD: +0,07% 

🥇 ORO: +0,64%

Seduta negativa sui mercati finanziari, con gli indici che hanno chiuso in calo su tutti i principali listini occidentali. Le preoccupazioni legate ai dazi hanno spinto al ribasso le borse, in particolare dopo che Donald Trump ha annunciato l'imposizione di tariffe permanenti del 25% sulle auto importate a partire dal 2 aprile.

A guidare i ribassi è stata Wall Street, con il Nasdaq che ha lasciato sul terreno il 2,04% e l'S&P500 in calo dell'1,12%, penalizzati soprattutto dai titoli tecnologici e dal settore automotive.

In Europa le vendite sono state più contenute ma comunque significative. L'indice Ftse Mib di Milano ha ceduto lo 0,83%, mentre l'Euro Stoxx 600 ha perso lo 0,70%, con i produttori di automobili particolarmente sotto pressione.

In controtendenza i mercati asiatici: l'indice SZSE Component cinese ha guadagnato lo 0,23% e il Nifty 50 indiano è salito dello 0,45%, mostrando una maggiore resilienza alle tensioni commerciali globali.

Sul fronte delle valute, l'euro ha recuperato marginalmente sul dollaro (+0,07%), mentre l'oro ha confermato il suo ruolo di bene rifugio in periodi di incertezza, salendo dello 0,64%.

Tesla unica a sorridere: il settore auto sotto i dazi di Trump

Donald Trump ha lanciato la sua bomba commerciale sul settore automobilistico mondiale, imponendo dazi permanenti del 25% su tutte le auto e i veicoli leggeri importati negli Stati Uniti. Una mossa che potrebbe costare alle case automobilistiche decine di miliardi di dollari.

Il mercato ha reagito immediatamente, con vendite massicce che hanno colpito in particolare i produttori asiatici: Toyota ha ceduto il 3,69%, Honda il 2,91%, Nissan il 2,92% e Mazda ha subito un crollo di oltre il 6%. In Corea del Sud, Kia Motors ha perso il 2,76%, mentre tra i produttori cinesi Nio e Xpeng hanno registrato ribassi, rispettivamente del 3,94% e dell'1,97%.

Non tutti i produttori subiranno lo stesso impatto dai dazi di Trump.  I dati di Global Data mostrano chiaramente quali case automobilistiche dipendono maggiormente dalle importazioni per le loro vendite negli Stati Uniti:2025 03 27 Dazi auto

Volkswagen è di gran lunga il più vulnerabile in termini percentuali, con l'80% delle sue vendite negli USA provenienti da veicoli importati. Seguono il gruppo Hyundai-Kia (66%) e Mercedes Benz (63%), mentre i costruttori giapponesi come Toyota (51%) e Honda (35%) presentano un'esposizione più contenuta. Tra i costruttori americani, Ford risulta il meno esposto con solo il 21% di importazioni.

La situazione cambia quando si guarda all'impatto finanziario assoluto. Secondo gli analisti di SK Securities, il gruppo Hyundai-Kia potrebbe subire il colpo più duro con costi aggiuntivi stimati fino a 7 miliardi di dollari all'anno in tariffe, un valore che rappresenta circa il 40% dell'utile operativo totale realizzato dai due costruttori nel 2024. Questo enorme impatto è dovuto alla combinazione di un'alta percentuale di importazioni (66%) e dei grandi volumi di vendita del gruppo coreano nel mercato USA.

Tra i produttori giapponesi, Nissan rischia di subire l'impatto più devastante, con una potenziale riduzione del 56% dell'utile operativo previsto per l'anno fiscale 2026, secondo le stime di Goldman Sachs. Per Toyota, il gigante mondiale dell'auto, la riduzione sarebbe del 6%, mentre Subaru potrebbe vedere i suoi profitti contrarsi del 23%.

Il paradosso è che anche i produttori americani non saranno risparmiati. General Motors importa i Chevrolet Silverado da impianti in Messico e Canada, oltre al SUV compatto Chevrolet Equinox e alla piccola Trax dalla Corea del Sud. Stellantis produce i Jeep Compass e Wagoneer S in Messico, mentre importa i minivan Chrysler Pacifica dal Canada e la compatta Dodge Hornet dall'Italia.

Persino Ford, che vanta una produzione più localizzata negli USA rispetto ai concorrenti di Detroit, costruisce il pickup entry-level Maverick e il SUV Bronco Sport in Messico, insieme alla Mustang Mach-E elettrica.

"Nessun rivenditore automobilistico statunitense sarà immune agli effetti di questi dazi", ha spiegato Karl Brauer, analista di iSeeCars, evidenziando che anche i veicoli assemblati negli USA subiranno aumenti di costo a causa dei componenti importati che rappresentano una porzione significativa di ogni vettura prodotta.

In questo scenario, l'unico vero vincitore sembra essere Tesla, che produce tutti i veicoli venduti negli USA nei suoi stabilimenti in California e Texas. "I nostri modelli sono le auto più made in America", ha sottolineato l'azienda di Elon Musk su X, sebbene lo stesso Musk abbia ammesso che l'impatto sui prezzi dei componenti importati sarà "non trascurabile".

Le conseguenze per i consumatori americani saranno inevitabili: un recente studio ha stimato che i dazi potrebbero aumentare il costo di produzione di un SUV crossover di circa 4.000 dollari, mentre un veicolo elettrico prodotto negli Stati Uniti potrebbe subire un incremento fino a 12.000 dollari.

La reazione internazionale non si è fatta attendere, con il Giappone che ha minacciato "tutte le opzioni" in risposta e l'Unione Europea che ha promesso di difendere i propri interessi economici. Il premier canadese Mark Carney ha definito i dazi "un attacco diretto" alle persone che lavorano nel settore automobilistico, mentre il premier dell'Ontario Doug Ford ha promesso ritorsioni che "infliggeranno il massimo dolore possibile al popolo americano".

In un contesto in cui le catene di approvvigionamento automobilistiche sono profondamente integrate a livello globale, la mossa di Trump rischia di innescare una spirale di ritorsioni commerciali che potrebbe destabilizzare ulteriormente un settore già alle prese con la complessa transizione verso la mobilità elettrica.

Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda e noi ci sentiamo, come sempre, all’aggiornamento di domani.

 

 

Mission

In un mondo basato sulle dinamiche economiche, dove troppo spesso le conoscenze finanziarie sono limitate o assenti, verificare la professionalità di un consulente è necessario quanto difficile. Per questo affianco al mio lavoro questo progetto di consapevolizzazione.

Mission

In un mondo basato sulle dinamiche economiche, dove troppo spesso le conoscenze finanziarie sono limitate o assenti, verificare la professionalità di un consulente è necessario quanto difficile. Per questo affianco al mio lavoro questo progetto di consapevolizzazione.