Il Giappone ha perso per la prima volta in 34 anni il titolo di maggiore nazione creditrice mondiale, cedendo il primato alla Germania.
Prima di affrontare nel dettaglio questi sviluppi, diamo uno sguardo all'andamento dei principali indici nella seduta di ieri.
Le performance dei mercati finanziari principali
🇺🇸 S&P500: -0,00%
🇺🇸 NASDAQ: -0,00%
🇮🇹 FTSE MIB: +1,30%
🇪🇺 € STOXX 600: +0,99%
🇨🇳 SZSE COMPONENT: -0,63%
🇮🇳 NIFTY 50: -0,12%
🇯🇵 NIKKEI 225: +0,59%
💵 EUR/USD: +0,02%
🥇 ORO: -1,31%
Mercati europei in netto rialzo nella seduta di ieri, con Piazza Affari protagonista (+1,30%) seguita dall'Euro Stoxx 600 (+0,99%), beneficiando del rinvio dei dazi da parte di Trump sull'Unione Europea. Il presidente americano ha posticipato l'imposizione di tariffe del 50% previste inizialmente, spostandole ai primi di luglio insieme al resto del suo piano tariffario.
Wall Street chiusa per il Memorial Day, ma i futures segnalano un'apertura positiva (+0,9% sull'S&P 500) dopo il rinvio dei dazi UE, che ha migliorato significativamente il sentiment degli investitori.
L'Asia ha aperto la seduta con un sentiment cauto ma positivo. Il Nikkei giapponese recupera lo 0,59% dopo le dichiarazioni del governatore della Bank of Japan Ueda, che ha ventilato ulteriori rialzi dei tassi se l'economia dovesse migliorare. Lo yen si è indebolito, favorendo i titoli export-oriented. I mercati cinesi mostrano performance miste, con Shanghai in lieve calo (-0,14%) mentre Hong Kong guadagna lo 0,33%.
Tuttavia, persistono le preoccupazioni sui dazi sugli smartphone che potrebbero colpire Apple e i fornitori asiatici, con titoli come Samsung e fornitori cinesi di Apple sotto pressione.
Sul fronte commodities, l'oro subisce una correzione (-1,31%) dopo le forti performance della settimana scorsa, con gli investitori che riducono l'esposizione ai beni rifugio grazie al miglioramento dell'appetite per il rischio. Anche il petrolio continua a scendere mentre i mercati valutano la possibilità di un aumento della produzione OPEC+ nella riunione di questa settimana.
Il dollaro rimane debole con l'euro sostanzialmente stabile (+0,02%), avviandosi verso il quinto mese consecutivo di ribassi contro un paniere di valute principali, penalizzato dalle preoccupazioni sul deficit americano e dall'incertezza sulle politiche commerciali di Trump.
L'attenzione si concentra ora sui risultati di Nvidia attesi per mercoledì e sui dati sulla fiducia economica dell'Eurozona, mentre gli investitori valutano l'impatto del rinvio temporaneo dei dazi europei sulla stabilità delle relazioni commerciali globali.
34 anni dopo, il Giappone perde il comando: cos'è successo?
Il Giappone ha perso per la prima volta in 34 anni il titolo di maggiore nazione creditrice al mondo, superato dalla Germania. Secondo i dati del Ministero delle Finanze di Tokyo, le attività estere nette del Giappone - cioè la differenza tra quello che possiede all'estero e quello che deve ad altri paesi - sono salite a 533,1 trilioni di yen (3,73 trilioni di dollari) nel 2024, raggiungendo un nuovo record storico. Tuttavia, questo non è bastato per mantenere il primato: la Germania ha infatti registrato 569,7 trilioni di yen, conquistando così la vetta mondiale.
Per comprendere meglio questa notizia, è importante spiegare cosa significa essere un "paese creditore": si tratta di nazioni che possiedono più asset all'estero di quanti debiti abbiano verso altri paesi.
Ma come è stato possibile questo sorpasso? La risposta sta in due fattori principali. Il primo è il deprezzamento dello yen giapponese, che ha creato un effetto paradossale: quando lo yen si indebolisce, gli investimenti giapponesi all'estero (denominati in dollari o euro) valgono di più se convertiti in yen. È come se un giapponese che possiede 100 dollari vedesse aumentare automaticamente il valore in yen di quei dollari quando la sua valuta si indebolisce.
Il secondo fattore è stata l'aggressiva espansione internazionale delle aziende giapponesi, che hanno continuato ad acquistare società e fare investimenti all'estero, particolarmente negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Settori come banche, assicurazioni e vendita al dettaglio hanno attirato la maggior parte di questi capitali nipponici.
La Germania, dal canto suo, ha conquistato il primato grazie alle sue eccellenti performance commerciali. Il paese ha esportato molto più di quanto ha importato, generando un surplus delle partite correnti di 248,7 miliardi di euro nel 2024. In termini semplici, la Germania ha venduto al mondo più beni e servizi di quanti ne ha acquistati, accumulando così ricchezza che poi ha investito all'estero.
Questo surplus tedesco è stato significativamente superiore a quello giapponese, che si è fermato a 29,4 trilioni di yen (circa 180 miliardi di euro). Inoltre, l'apprezzamento dell'euro del 5% contro lo yen ha reso gli asset tedeschi ancora più preziosi quando misurati nella valuta giapponese.
La Cina si è piazzata al terzo posto con 516,3 trilioni di yen di attività estere nette, mentre gli Stati Uniti rappresentano l'opposto: sono il maggiore debitore mondiale con passività estere nette di 4.109 trilioni di yen. Questo significa che l'America deve al resto del mondo molto più di quanto il resto del mondo deve a lei, una situazione tipica di chi ha il dollaro come valuta di riserva mondiale.
Per il Giappone, nonostante la perdita del primato, i numeri mostrano comunque la solidità della sua economia. Le sue aziende continuano a essere investitori globali di primo piano, e la crescita delle attività estere dimostra la fiducia nella capacità di espansione internazionale del paese.
Guardando al futuro, molto dipenderà dalla capacità delle aziende giapponesi di continuare questa espansione all'estero. Con le politiche commerciali dell'amministrazione Trump che prevedono dazi e restrizioni, alcune imprese nipponiche potrebbero essere spinte a spostare produzioni o investimenti negli Stati Uniti per aggirare le barriere commerciali.
La perdita del primato giapponese segna la fine di un'era iniziata nel 1991, quando il paese aveva conquistato questa posizione durante il boom economico degli anni '80 e l'aveva mantenuta attraverso crisi finanziarie, recessioni e trasformazioni globali. Ora, questo passaggio di testimone alla Germania rappresenta un momento simbolico che riflette le nuove dinamiche dell'economia mondiale del XXI secolo.