Donald Trump annuncerà domani 2 aprile i nuovi "dazi reciproci", una svolta protezionistica che secondo molti analisti ridisegnerà gli equilibri commerciali globali.
Prima di affrontare nel dettaglio questi sviluppi, diamo uno sguardo all'andamento dei principali indici nella seduta di ieri.
Le performance dei mercati finanziari principali
🇺🇸 S&P500: +0,55%
🇺🇸 NASDAQ: -0,14%
🇮🇹 FTSE MIB: -1,77%
🇪🇺 € STOXX 600: -1,51%
🇨🇳 SZSE COMPONENT: +0,14%
🇮🇳 NIFTY 50: -1,21%
🇯🇵 NIKKEI 225: -0,14%
💵 EUR/USD: -0,08%
🥇 ORO: +0,30%
Seduta decisamente negativa per le borse europee nella giornata di lunedì, mentre Wall Street è riuscita a chiudere in territorio positivo in un contesto di forte attesa per l'annuncio dei nuovi dazi commerciali da parte dell'amministrazione Trump, previsto per oggi alle 15:00 ora americana.
Il Ftse Mib ha guidato i ribassi nel Vecchio Continente con un pesante -1,77%, seguito a ruota dall'Euro Stoxx 600 che ha ceduto l'1,51%. Le vendite sono state alimentate dalle indiscrezioni del Wall Street Journal secondo cui i dazi reciproci potrebbero essere più pesanti del previsto, con minori esenzioni.
Scenario opposto a Wall Street, dove l'S&P500 ha messo a segno un guadagno dello 0,55%, mentre il Nasdaq ha chiuso con una leggera flessione dello 0,14%. Gli investitori americani sembrano aver tratto un po' di ottimismo dalle dichiarazioni del Segretario al Tesoro Scott Bessent, che ha affermato che "tutti avranno l'opportunità di abbassare i propri dazi e rendere di nuovo il sistema commerciale globale equo per i lavoratori americani".
I mercati asiatici hanno mostrato risultati contrastanti, con il Nikkei giapponese in calo dello 0,14% e l'indice SZSE Component cinese in marginale progresso dello 0,14%. Più pesante la seduta per l'indice Nifty 50 indiano, che ha perso l'1,21%.
Nel panorama valutario, l'euro ha ceduto terreno contro il dollaro (-0,08%), mentre l'oro ha proseguito la sua corsa, guadagnando un ulteriore 0,30% e toccando un nuovo massimo storico a 3.149 dollari l'oncia nelle prime ore della mattinata, sostenuto dall'incertezza sui mercati in vista dell'annuncio dei dazi.
Per la giornata di oggi, gli occhi degli investitori saranno puntati non solo sull'annuncio di Trump dei dazi reciproci, ma anche sui dati sull'inflazione dell'Eurozona di marzo, che potrebbero fornire indicazioni importanti sulle future mosse della BCE in materia di tassi d'interesse.
Dazi reciproci in arrivo: l'annuncio di Trump il 2 aprile
Donald Trump ha fissato per domani, 2 aprile, l'introduzione dei suoi tanto discussi "dazi reciproci". La data, non casualmente ribattezzata dal presidente "Liberation Day", segna l'inizio di una nuova era nelle relazioni commerciali internazionali, con il rischio concreto di smantellare il sistema multilaterale che gli stessi Stati Uniti hanno contribuito a costruire nel dopoguerra.
La filosofia alla base di questa svolta radicale è semplice quanto controversa: Trump sostiene che per decenni il mondo ha approfittato degli Stati Uniti attraverso pratiche commerciali sleali, e che sia giunto il momento di ristabilire condizioni di parità. Un principio che, tradotto in pratica, potrebbe avere conseguenze drammatiche per l'economia globale.
Bloomberg Economics ha condotto un'analisi approfondita sul potenziale impatto di queste misure, stimando che un approccio massimalista porterebbe a un aumento fino a 28 punti percentuali del tasso tariffario medio statunitense. Le ripercussioni sarebbero porterebbero ad una contrazione del 4% del PIL USA accompagnata da un aumento dei prezzi di quasi il 2,5% nell'arco di due-tre anni. In termini concreti, questo equivarrebbe a cancellare più di 1.000 miliardi di dollari dall'economia americana, un danno paragonabile agli effetti della crisi finanziaria del 2008.
I mercati finanziari stanno già manifestando segni di nervosismo davanti a questo scenario. La giornata di lunedì ha visto una netta divergenza tra le piazze europee e americane: mentre le borse del Vecchio Continente hanno chiuso in profondo rosso (Ftse Mib -1,77%, Euro Stoxx 600 -1,51%).
In questo clima di crescente incertezza, l'oro prosegue la sua corsa inarrestabile, toccando un nuovo massimo storico oltre i 3.140 dollari l'oncia. La ricerca di beni rifugio da parte degli investitori globali riflette preoccupazioni sempre più concrete per la stabilità del sistema economico internazionale.
Le istituzioni finanziarie mondiali non nascondono la loro apprensione. La presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha già avvertito in privato i leader dell'Unione Europea di prepararsi al peggio: uno scenario di conflitto economico aperto con gli Stati Uniti. Sul fronte nordamericano, il Canada - che storicamente ha mantenuto rapporti commerciali privilegiati con gli USA - sta rapidamente rivedendo le proprie strategie, tanto che il primo ministro Mark Carney ha dichiarato conclusa l'era dell'integrazione economica con il vicino meridionale.
Anche all'interno degli Stati Uniti le reazioni sono fortemente polarizzate. La Camera di Commercio ha lanciato l'allarme sulle conseguenze per le piccole imprese, e persino colossi tecnologici come Tesla hanno espresso serie riserve. Di contro, i produttori di acciaio e numerose aziende manifatturiere vedono nei dazi una possibilità di rinascita per l'industria nazionale.
La deriva protezionistica attuale evoca inevitabilmente il ricordo della legge Smoot-Hawley del 1930, che molti storici ritengono abbia contribuito ad aggravare la Grande Depressione imponendo tariffe su migliaia di prodotti importati.
Gli effetti pratici di questa incertezza si stanno già manifestando nel tessuto economico. Diverse aziende segnalano una riduzione negli ordini e una generale riluttanza a pianificare oltre l'immediato futuro. A marzo, l'S&P 500 è entrato in territorio di correzione, mentre le principali banche d'investimento hanno rivisto al ribasso le prospettive di crescita.
L'amministrazione Trump respinge categoricamente queste preoccupazioni, sostenendo che i dazi stanno già catalizzando investimenti significativi nel paese. La Casa Bianca punta su un rilancio della competitività americana attraverso la protezione del mercato interno, una strategia che contraddice decenni di politiche commerciali orientate alla liberalizzazione degli scambi.
Con l'annuncio ufficiale previsto per domani alle 15:00 ora americana, il mondo economico si interroga: questa radicale inversione di rotta rappresenterà l'inizio di una nuova prosperità americana come promette Trump o innescherà una guerra commerciale?