Il petrolio registra un forte rally oltre i 65 dollari al barile, spinto dalle crescenti tensioni geopolitiche tra Russia-Ucraina e Iran-USA.
Prima di affrontare nel dettaglio questi sviluppi, diamo uno sguardo all'andamento dei principali indici nella seduta di ieri.
Le performance dei mercati finanziari principali
🇺🇸 S&P500: +0,41%
🇺🇸 NASDAQ: +0,67%
🇮🇹 FTSE MIB: -0,26%
🇪🇺 € STOXX 600: -0,14%
🇨🇳 SZSE COMPONENT: +0,21%
🇮🇳 NIFTY 50: -0,51%
🇯🇵 NIKKEI 225: -0,05%
💵 EUR/USD: -0,14%
🥇 ORO: -0,47%
I mercati americani hanno chiuso ieri in territorio positivo con S&P 500 +0,41% e Nasdaq +0,67%, sostenuti dai titoli tecnologici e dal settore energetico dopo le tensioni geopolitiche e l'incertezza sui dazi commerciali. L'ottimismo è stato alimentato dalla sospensiva della Corte d'Appello che ha mantenuto attivi i dazi di Trump.
In Europa performance più contenute con Ftse Mib -0,26% ed Euro Stoxx 600 -0,14%, penalizzate dall'attesa per i dati inflazione dell'Eurozona di oggi e dalla riunione BCE del 5 giugno.
L'apertura asiatica di oggi mostra un sentiment misto ma positivo. La Cina ha ripreso le contrattazioni dopo il lungo weekend con Shenzhen Component +0,21%, nonostante i negoziati commerciali con gli USA rimangano in stallo. I titoli tecnologici asiatici hanno beneficiato dei guadagni americani, con l'Hang Seng di Hong Kong in forte rialzo (+1,53%) e il Nikkei 225 giapponese sostanzialmente piatto (-0,05%).
L'India ha mostrato debolezza con il Nifty 50 -0,51%, mentre i mercati sudcoreani sono rimasti chiusi per le elezioni presidenziali. Gli investitori restano concentrati sulle tensioni commerciali USA-Cina, con Trump che ha chiesto ai paesi di presentare le loro migliori offerte commerciali entro domani, accelerando i negoziati prima della scadenza dell'8 luglio.
L'euro ha ceduto lo 0,14% sul dollaro che ha mostrato segnali di recupero, mentre l'oro ha registrato prese di profitto (-0,47%) dopo i recenti guadagni.
Rally petrolio: tra tensioni globali e gli incendi
Il petrolio ha registrato un forte rialzo lunedì, con i futures sul Brent che hanno guadagnato il 2,95% a 64,63 dollari al barile e quelli sul WTI del 2,85% a 62,52 dollari. Il rally è stato alimentato da crescenti preoccupazioni geopolitiche e interruzioni dell'offerta che hanno riacceso i timori sui mercati energetici globali.
Le tensioni tra Russia e Ucraina hanno raggiunto un nuovo picco dopo che Kiev ha condotto un'operazione speciale su larga scala per distruggere bombardieri russi nel cuore della Russia. Mosca ha risposto con quello che l'Ucraina ha definito il più grande attacco di droni dall'inizio della guerra nel febbraio 2022, con 472 droni e sette missili lanciati nella notte. Nonostante i colloqui di pace previsti a Istanbul tra il 20 e il 30 giugno, l'escalation militare continua a preoccupare i mercati.
Sul fronte iraniano, Teheran ha criticato un rapporto che mostra l'aumento delle sue scorte di uranio arricchito, riducendo le probabilità di successo dei negoziati nucleari con gli Stati Uniti. Un diplomatico iraniano ha dichiarato lunedì che l'Iran è pronto a respingere la proposta americana per porre fine alla disputa nucleare decennale, mantenendo alta la tensione in una regione cruciale per l'offerta petrolifera globale.
L'Unione Europea e gli Stati Uniti stanno preparando nuove sanzioni contro la Russia. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha incontrato il senatore repubblicano Lindsey Graham, sostenitore di un inasprimento delle misure contro Mosca. L'UE sta preparando il suo diciottesimo pacchetto di sanzioni, incluso l'abbassamento del tetto massimo del prezzo del greggio russo.
Particolarmente significativa è la proposta di Graham e Blumenthal per una tariffa del 500% sulle importazioni dai paesi che acquistano petrolio russo, mirando a scoraggiare grandi acquirenti come Cina e India. Questa iniziativa rischia di ridurre drasticamente le forniture globali, considerando che questi paesi dovranno cercare fonti alternative a prezzi più elevati.
Le pressioni sull'offerta sono aumentate anche per gli incendi in Canada. Gli incendi nella provincia dell'Alberta hanno colpito circa il 7% della produzione petrolifera canadese complessiva, con almeno due operatori di sabbie bituminose che hanno evacuato i lavoratori e sospeso la produzione. Secondo i calcoli di Reuters, gli incendi hanno interessato oltre 344.000 barili al giorno di produzione.
L'OPEC+ ha mantenuto i suoi piani di aumento della produzione, decidendo sabato di incrementare l'output di 411.000 barili al giorno a luglio, il terzo aumento consecutivo mensile di questa entità. La decisione ha deluso chi si aspettava un incremento più consistente, ma secondo gli analisti l'aumento era già scontato nei prezzi.
Goldman Sachs prevede che l'OPEC+ ripeterà gli aumenti della produzione anche ad agosto, un cambiamento rispetto alle previsioni precedenti. La banca d'investimento cita "dati sull'attività economica globale migliori del previsto e il sostegno stagionale estivo alla domanda" come fattori favorevoli.
Morgan Stanley ha una visione diversa, prevedendo che l'OPEC+ continuerà ad aumentare la produzione di 411.000 barili al giorno per altri tre mesi, contribuendo a una riduzione dei prezzi. La banca prevede che il Brent si manterrà in media a 60 dollari al barile per il resto dell'anno e a 56 dollari nel 2026.
Il rally del petrolio è stato sostenuto anche dall'indebolimento del dollaro dopo le nuove minacce di dazi di Trump, che rendono le materie prime denominate in dollari meno costose per gli acquirenti con altre valute. Gli analisti evidenziano come le tensioni geopolitiche e le interruzioni dell'offerta stiano superando le preoccupazioni sulla domanda globale.
I mercati restano concentrati sull'equilibrio tra le pressioni geopolitiche che spingono i prezzi al rialzo e i piani di aumento della produzione dell'OPEC+ che potrebbero limitare i guadagni. La situazione rimane fluida, con gli investitori che monitorano attentamente gli sviluppi nei negoziati Iran-USA e l'evoluzione del conflitto Russia-Ucraina.