Allarme ISTAT: un'azienda su tre senza eredi

Il tempo stringe per migliaia di imprese italiane: con il 14,5% degli imprenditori over 65, un’azienda su tre si trova in una fase critica per quanto riguarda il ricambio generazionale, mettendo a rischio l’innovazione e la competitività dell’intero sistema produttivo.

Imprese italiane, la sfida del ricambio generazionale: un terzo a rischio

L'Italia affronta una crescente sfida generazionale nel suo tessuto imprenditoriale. Secondo l'ultimo rapporto annuale ISTAT ("La situazione del Paese 2025"), gli imprenditori ultrasessantacinquenni rappresentano il 14,5% del totale e guidano il 13,5% delle imprese, impiegando ben il 15,5% dei dipendenti complessivi. Al contrario, i giovani under 35 gestiscono l'11,8% delle imprese, ma con appena il 3,7% dei dipendenti totali.

Il quadro si fa ancora più nitido ampliando lo sguardo: il 30% dei lavoratori italiani è impiegato in aziende guidate da imprenditori con almeno 60 anni, mentre meno del 15% lavora con imprenditori sotto i 45 anni. Un dato che rivela un significativo squilibrio generazionale nella leadership aziendale italiana.

Esiste una forte correlazione tra l'età dell'imprenditore e quella dell'impresa. Nelle attività che operano da più di trent'anni, che rappresentano il 12,8% del totale, la quota di imprenditori over 65 sale addirittura al 41,5%. Al contrario, le imprese giovani (fino a 5 anni di attività) sono prevalentemente guidate da imprenditori più giovani.

Il livello di istruzione degli imprenditori più anziani presenta un quadro contrastante: sebbene la quota di laureati sia relativamente elevata (27,7%), quasi il 40% possiede al massimo un titolo di studio secondario inferiore, contro circa il 20% degli imprenditori con meno di 45 anni.

Un aspetto significativo è la correlazione tra l'età degli imprenditori e quella dei dipendenti: nelle imprese guidate da over 65, i dipendenti con almeno 55 anni si equivalgono a quelli under 35, mentre nelle aziende con imprenditori fino a 45 anni i lavoratori più anziani sono meno del 40%.

Anche il settore economico influenza la distribuzione per età: nell'industria in senso stretto, la quota di imprenditori ultrasessantacinquenni supera del 20% la media dell'economia, mentre quella dei giovani è del 40% inferiore. Scenario opposto in numerosi settori dei servizi. Particolare il caso delle costruzioni, dove si registra un'elevata presenza sia di giovani che di anziani, con una generazione intermedia meno rappresentata, probabile conseguenza della prolungata crisi del settore.

L'ISTAT ha identificato le imprese in condizione di criticità per il ricambio generazionale, ovvero quelle in cui i lavoratori over 55 rappresentano più della metà degli addetti totali e superano di almeno 1,5 volte i dipendenti under 35. In questa situazione si trova il 30,2% delle imprese italiane, che tuttavia rappresentano solo l'11,8% degli addetti totali, poiché il problema è fortemente concentrato nelle unità economiche di dimensioni minori

Imprese in condizione di criticità e addetti per classe dimensionale e macrosettori (2022)

La criticità riguarda infatti il 35,1% delle microimprese con meno di tre addetti e il 17,4% di quelle tra 3 e 9 addetti, ma solo il 3,7% delle piccole imprese e appena lo 0,8% di quelle medie e grandi. In totale, gli addetti delle imprese in condizione di criticità sono 2,1 milioni, dei quali 1,4 milioni occupati in imprese con meno di 3 addetti.

A livello settoriale, l'incidenza del problema è più elevata nelle costruzioni e nei servizi e più contenuta nei comparti industriali. I segmenti a più elevata intensità tecnologica sono relativamente meno esposti, così come le attività dei servizi a bassa tecnologia ma con forte dinamica occupazionale, come alloggio e ristorazione.

Un caso emblematico è quello delle attività professionali, scientifiche e tecniche, strategicamente rilevanti per i livelli di produttività e di occupazione laureata, ma caratterizzate da dimensioni di impresa molto ridotte (in media 1,7 addetti). In questo comparto, sono in condizioni di criticità quasi un'impresa su cinque, con punte del 26,3% per gli studi legali e di contabilità.

Un segnale positivo arriva dall'analisi dell'attività innovativa e dell'investimento in digitalizzazione: le imprese che non presentano criticità nel ricambio generazionale mostrano indicatori più elevati della media di settore, suggerendo una correlazione tra rinnovamento generazionale e propensione all'innovazione.

Particolarmente dinamico è il segmento delle imprese giovani ad alta tecnologia, cresciute del 21,9% tra il 2011 e il 2022, fino a 51.000 unità. Queste imprese, che nel 2022 rappresentavano il 37,6% del comparto tecnologico (contro il 28,2% dell'insieme dell'economia), sono caratterizzate da una forte presenza di imprenditori under 35 (26,6%) e di addetti nella stessa classe di età (36% contro il 24% della media nazionale).

Il quadro che emerge dall'analisi ISTAT evidenzia come il ricambio generazionale rappresenti non solo una sfida demografica ma anche una questione di competitività per il sistema economico italiano. Le imprese più giovani e quelle che hanno saputo rinnovarsi mostrano maggiore propensione all'innovazione e alla digitalizzazione, elementi essenziali per la produttività. Affrontare questo nodo strutturale richiederà politiche mirate che, da un lato, facilitino il passaggio di consegne nelle imprese consolidate e, dall'altro, sostengano la nascita e lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali, soprattutto nei settori ad alta intensità di conoscenza e tecnologia, dove il contributo dei giovani imprenditori appare già significativo e promettente per il futuro della competitività italiana.

Per approfondire il tema del passaggio generazionale e della pianificazione successoria nelle imprese, consulta la sezione dedicata del blog

Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda e noi ci sentiamo, come sempre, all’aggiornamento di domani.

 

 

 

Mission

In un mondo basato sulle dinamiche economiche, dove troppo spesso le conoscenze finanziarie sono limitate o assenti, verificare la professionalità di un consulente è necessario quanto difficile. Per questo affianco al mio lavoro questo progetto di consapevolizzazione.

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