Benvenuto al quotidiano appuntamento con l’aggiornamento sui mercati finanziari. I mercati trattengono il fiato in vista dei dati sull'inflazione americana di novembre in arrivo domani, l'ultimo indicatore chiave prima della riunione della Federal Reserve della prossima settimana.
Prima di affrontare nel dettaglio questi sviluppi, diamo uno sguardo all'andamento dei principali indici nella seduta di ieri.
Le performance dei mercati finanziari principali
🇺🇸 S&P500: -0,30%
🇺🇸 NASDAQ: -0,25%
🇮🇹 FTSE MIB: -0,10%
🇪🇺 € STOXX 600: -0,53%
🇨🇳 SZSE COMPONENT: +0,33%
🇮🇳 NIFTY 50: +0,19%
🇯🇵 NIKKEI 225: +0,07%
💵 EUR/USD: -0,34%
🥇 ORO: +0,29%
Seduta in calo per Wall Street, dove l'S&P 500 perde lo 0,30% e il Nasdaq arretra dello 0,25%. Gli investitori mantengono un atteggiamento cauto in vista dei dati sull'inflazione USA di novembre in programma domani, un appuntamento chiave che potrebbe influenzare significativamente le decisioni della Federal Reserve nella riunione del 17-18 dicembre. Il mercato cerca conferme sulla possibilità di un taglio dei tassi già nella prima parte del 2024. Da segnalare il balzo del 20% di Walgreens dopo le indiscrezioni su una possibile cessione al private equity Sycamore della seconda catena di farmacie americana, che ha perso il 70% del suo valore di mercato scendendo a 7,5 miliardi di capitalizzazione.
In Europa prevale il segno meno, con l'Euro Stoxx 600 che registra un calo dello 0,53% in una seduta caratterizzata dall'attesa per le decisioni di politica monetaria. Solo Francoforte riesce a chiudere in territorio positivo (+0,1%). A Piazza Affari il FTSE MIB contiene le perdite allo 0,10%, sostenuto dal comparto bancario che continua a beneficiare delle speculazioni sul consolidamento del settore.
L'Asia mostra un andamento complessivamente positivo. IShenzhen guadagna lo 0,33%, supportato dalle attese per la conferenza economica di due giorni iniziata oggi a Pechino, dove secondo gli economisti di UBS e Citigroup potrebbe essere confermato l'obiettivo di crescita del 5% per il 2025. Il Nifty 50 indiano avanza dello 0,19%, all'indomani della decisione della banca centrale di mantenere i tassi fermi al 6,5% per l'undicesima riunione consecutiva, riducendo però per la prima volta dal 2020 il coefficiente di riserva obbligatoria delle banche. Il Nikkei giapponese chiude sulla parità (+0,07%) in una seduta volatile.
Sul mercato valutario prosegue il rafforzamento del dollaro, con l'euro che cede lo 0,34% in attesa delle decisioni di politica monetaria della BCE di giovedì, dove gli analisti prevedono un nuovo allentamento del costo del denaro. L'oro mantiene un tono positivo con un rialzo dello 0,29%, beneficiando del clima di incertezza sui mercati.
Fed e inflazione: il test decisivo per i tassi
I mercati trattengono il fiato in attesa dei dati sull'inflazione americana di novembre in arrivo oggi alle 14:30 (ora italiana), l'ultimo indicatore chiave prima della riunione della Federal Reserve della prossima settimana. Le previsioni degli economisti puntano a un aumento dello 0,3% mensile dell'indice core per il quarto mese consecutivo, un dato che potrebbe influenzare significativamente il percorso di politica monetaria nel 2025.
Il processo di disinflazione mostra segni di rallentamento. Dopo il forte calo dai picchi post-pandemia, l'inflazione si è stabilizzata negli ultimi mesi, con la Fed impegnata nel delicato equilibrio tra il ritorno all'obiettivo del 2% e il mantenimento di una crescita economica sostenibile.
Segnali incoraggianti arrivano dal mercato del lavoro. I costi unitari del lavoro nel terzo trimestre sono stati rivisti significativamente al ribasso, con un aumento dello 0,8% rispetto alla stima iniziale dell'1,9%. La produttività è cresciuta a un tasso annualizzato del 2,2%, suggerendo che gli sforzi delle aziende per migliorare l'efficienza stanno contribuendo a contenere le pressioni sui prezzi.
Gli analisti di Deutsche Bank ritengono che, se i dati confermeranno le attese, la Fed procederà con un nuovo taglio dei tassi la prossima settimana. Tuttavia, il messaggio dovrebbe essere più cauto sul ritmo futuro dell'allentamento monetario, specialmente alla luce delle nuove sfide all'orizzonte.
Tra queste, gli economisti di Bank of America evidenziano l'impatto potenziale delle politiche della nuova amministrazione Trump. Alcune promesse elettorali, come tagli fiscali e dazi punitivi, potrebbero generare nuove pressioni inflazionistiche, con diverse aziende che già considerano aumenti dei prezzi in previsione di possibili tariffe più elevate.
Sotto la lente anche i prezzi dei beni core. Secondo Bloomberg Economics, le auto usate dovrebbero registrare un rincaro dell'1,2% a novembre, il terzo consecutivo, mentre i prezzi delle auto nuove potrebbero salire dello 0,4%. Abitazioni e assicurazioni auto continuano a mantenere una dinamica sostenuta, complicando il percorso verso l'obiettivo di inflazione.
Gli esperti di Wells Fargo avvertono che "l'ultimo miglio" verso il target del 2% sta diventando "sempre più impegnativo", con un ritorno all'obiettivo che potrebbe slittare fino al 2026.
Nel frattempo, cresce la pressione sul fronte energetico. L'amministrazione Biden sta valutando nuove sanzioni sul petrolio russo, che potrebbero influenzare i prezzi globali dell'energia, nonostante il Brent sia attualmente sotto i 75 dollari al barile. La recente stretta su Gazprombank ha già sollevato preoccupazioni in paesi come Ungheria e Turchia sulla sicurezza degli approvvigionamenti di gas, con richieste di esenzioni dalle sanzioni per tutelare le forniture energetiche.
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