Apple e Amazon: l'esodo dalla Cina costa caro

Le trimestrali di Apple e Amazon mostrano risultati solidi ma evidenziano preoccupazioni crescenti per l'impatto dei dazi di Trump, spingendo entrambi i colossi tech a riorganizzare radicalmente le proprie catene produttive

Prima di affrontare nel dettaglio questi sviluppi, diamo uno sguardo all'andamento dei principali indici nella seduta di ieri.

Le performance dei mercati finanziari principali

🇺🇸 S&P500: +0,63% 

🇺🇸 NASDAQ: +1,52%

🇮🇹 FTSE MIB: -0,71%

🇪🇺 € STOXX 600: +0,48%

🇨🇳 SZSE COMPONENT: +0,51%

🇮🇳 NIFTY 50: +0,05%

🇯🇵 NIKKEI 225: +1,02%

💵 EUR/USD: +0,21% 

🥇 ORO: +1,18%

I mercati reagiscono positivamente alle speranze di colloqui tra USA e Cina.

La giornata di ieri ha visto Wall Street chiudere in netto rialzo, con il Nasdaq che ha guidato i guadagni registrando un balzo dell'1,52%, mentre l'S&P 500 ha messo a segno un +0,63%. Gli investitori hanno accolto positivamente le dichiarazioni di Trump sulla possibilità di raggiungere accordi commerciali con diversi paesi.

In Europa l'andamento è stato contrastato: l'Euro Stoxx 600 ha chiuso con un guadagno dello 0,48%, mentre il FTSE MIB italiano è andato in controtendenza con una flessione dello 0,71%, penalizzato dalle performance negative del comparto bancario e industriale.

I mercati asiatici oggi mostrano un forte rimbalzo, con l'Hang Seng di Hong Kong che guida i rialzi con un +1,32%, seguito dall'S&P/ASX 200 australiano (+1,09%) e dal Nikkei giapponese (+1,00%). Più contenuti i guadagni del KOSPI sudcoreano (+0,02%) e dell'indiano Nifty 50 (+0,01%).

A sostenere il sentiment positivo è la notizia che il ministero del Commercio cinese sta valutando la possibilità di avviare colloqui commerciali con gli Stati Uniti, precisando però che qualsiasi dialogo dovrà basarsi sulla "sincerità" e sulla rimozione dei dazi unilaterali imposti da Washington. Questo sviluppo ha attenuato i timori di una guerra commerciale globale a tutto campo.

I titoli cinesi quotati a Hong Kong sono stati i principali beneficiari di questo clima, con colossi come Alibaba e Xiaomi in rialzo rispettivamente del 4,2% e del 5,4%.

Sul mercato delle materie prime, il petrolio rimbalza dopo aver registrato ad aprile la maggiore contrazione mensile dal 2021, con il Brent in rialzo dello 0,53% a 62,46 dollari al barile e il WTI che sale dello 0,64% a 59,61 dollari.

L'euro guadagna terreno sul dollaro (+0,21%) in attesa dei dati sull'inflazione dell'Eurozona di aprile, un dato chiave per le future decisioni della BCE. Anche l'oro torna a salire con un +1,18% dopo le recenti prese di profitto.

Apple e Amazon: bene i numeri, pesa l'incognita dazi

Nella presentazione delle recenti trimestrali, i colossi tecnologici americani Apple e Amazon hanno mostrato risultati finanziari positivi ma hanno evidenziato preoccupazioni crescenti per l'impatto delle politiche commerciali dell'amministrazione Trump.

Apple ha registrato una crescita delle vendite del 5% a 95 miliardi di dollari e dei profitti a 24,8 miliardi (+5%), con i ricavi dell'iPhone aumentati del 2% a 46,8 miliardi. Per rassicurare gli investitori in questo clima di incertezza, l'azienda ha annunciato anche un sostanzioso piano di buyback da 100 miliardi di dollari e un aumento del dividendo del 4%.

Anche Amazon ha presentato conti robusti nel trimestre passato, con entrate aumentate del 9% a 155,7 miliardi di dollari e profitti saliti a 17,1 miliardi, dimostrando la resilienza del suo modello di business nonostante le turbolenze geopolitiche.

Nonostante questi dati positivi, entrambe le aziende hanno rivelato outlook cauti nei confronti del futuro immediato. Apple ha annunciato che i dazi imposti dall'amministrazione Trump aggiungeranno ben 900 milioni di dollari ai suoi costi operativi nel solo trimestre a fine giugno, un impatto significativo che potrebbe erodere i margini di profitto.

Il CEO Tim Cook ha dichiarato che la situazione è caratterizzata da grande incertezza: "Assumendo che le attuali rate delle tariffe non cambino per il resto di questo trimestre e non ci siano dazi aggiuntivi, stimiamo l'impatto in 900 milioni aggiuntivi per i nostri costi". Ha inoltre aggiunto che guardare oltre giugno è "molto difficile" dato il clima di imprevedibilità politica.

Sulla stessa linea il CEO di Amazon, Andy Jassy, che ha espresso preoccupazione affermando: "Ovviamente nessuno di noi sa esattamente dove i livelli delle tariffe andranno a finire, né quando", sottolineando come questa incertezza renda difficile qualsiasi pianificazione a lungo termine.

In risposta a queste pressioni tariffarie, Apple ha comunicato una radicale riorganizzazione geografica della sua produzione: nei prossimi mesi, la maggioranza dei prodotti destinati al mercato statunitense non arriverà più dalla Cina, ma dall'India e dal Vietnam. L'India diventerà il principale centro produttivo degli iPhone, mentre il Vietnam si occuperà degli altri dispositivi dell'ecosistema Apple, da iPad a Mac, da Apple Watch a AirPods.

Questa strategia rappresenta una risposta diretta alle tariffe fino al 145% imposte da Trump contro il made in China, sebbene attualmente ci sia un'esenzione temporanea per l'elettronica che riduce i dazi al 20% per i prodotti tecnologici. Anche India e Vietnam risentono dei dazi universali del 10% imposti dalla Casa Bianca, ma rappresentano comunque un'alternativa più economica rispetto alla produzione in territorio cinese.

Gli analisti di mercato esprimono però dubbi sulla capacità dell'India di sostenere un tale spostamento produttivo. Secondo le stime attuali, anche dirottando l'intera produzione di iPhone in India, il paese potrebbe soddisfare non più della metà della domanda USA, evidenziando le difficoltà logistiche e infrastrutturali di questa transizione.

I titoli in borsa di entrambe le aziende hanno immediatamente risentito di queste incertezze sul futuro, con Apple che ha ceduto nell'after market quasi il 4% e Amazon oltre il 3%, nonostante i risultati trimestrali positivi. Gli investitori sembrano preoccupati non solo per l'impatto diretto sui costi, ma anche per le possibili complicazioni operative derivanti da questo massiccio riorientamento geografico.

Un'ulteriore area di preoccupazione per Apple è rappresentata dal mercato cinese, tradizionalmente importante per l'azienda, che ha visto le vendite in quella regione contrarsi di circa il 2%, cedendo terreno ai sempre più competitivi marchi locali. Questa contrazione evidenzia il duplice rischio per l'azienda di Cupertino: da un lato i maggiori costi di produzione derivanti dai dazi, dall'altro la potenziale perdita di quote di mercato in Cina come ritorsione alle politiche commerciali americane.

Questa complessa partita geopolitica potrebbe ridefinire l'intera geografia produttiva del settore tecnologico globale nei prossimi anni. Il successo delle strategie difensive di Apple e Amazon dipenderà in larga misura dalle future mosse di Washington, dall'evoluzione delle relazioni USA-Cina e dall'effettiva capacità di paesi come India e Vietnam di costruire infrastrutture produttive all'altezza delle sfide globali. Nel frattempo, i consumatori finali potrebbero vedere aumenti di prezzo sui prodotti tecnologici importati, come inevitabile conseguenza di questa guerra commerciale.

Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda e noi ci sentiamo, come sempre, all’aggiornamento di domani.

 

 

 

Mission

In un mondo basato sulle dinamiche economiche, dove troppo spesso le conoscenze finanziarie sono limitate o assenti, verificare la professionalità di un consulente è necessario quanto difficile. Per questo affianco al mio lavoro questo progetto di consapevolizzazione.

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