Hermès conferma il generale rallentamento del settore lusso con una trimestrale in crescita ma ben al di sotto delle performance precedenti, mentre il titolo apre in significativo calo a Parigi.
Prima di affrontare nel dettaglio questi sviluppi, diamo uno sguardo all'andamento dei principali indici nella seduta di ieri.
Le performance dei mercati finanziari principali
🇺🇸 S&P500: -2,24%
🇺🇸 NASDAQ: -3,07%
🇮🇹 FTSE MIB: +0,62%
🇪🇺 € STOXX 600: -0,19%
🇨🇳 SZSE COMPONENT: +0,06%
🇮🇳 NIFTY 50: +0,90%
🇯🇵 NIKKEI 225: +1,35%
💵 EUR/USD: -0,28%
🥇 ORO: -0,02%
I mercati americani hanno chiuso ieri in forte calo, con l'S&P 500 che ha registrato una perdita del 2,24% e il Nasdaq che ha sofferto ancora di più con un pesante -3,07%. Questa flessione è stata principalmente guidata dalle preoccupazioni per le nuove restrizioni all'export di chip Nvidia verso la Cina e dalle persistenti tensioni commerciali.
In controtendenza l'Europa, con il FTSE MIB italiano che ha mostrato una notevole resilienza chiudendo a +0,62%, mentre l'Euro Stoxx 600 ha ceduto solo lo 0,19%.
Questa mattina, i mercati asiatici mostrano un deciso rimbalzo, con il Nikkei giapponese in rialzo dell'1,35%, sostenuto dalla fiducia nei colloqui commerciali con Washington. L'Hang Seng di Hong Kong avanza dell'1,24% e il Kospi coreano sale dello 0,94%. Ottima performance anche per Singapore (+1,43%), mentre la Cina continentale si muove con maggiore cautela con lo Shanghai Composite a +0,09% e il CSI 300 leggermente negativo (-0,03%).
A sostenere il sentiment positivo in Asia contribuiscono i progressi nei colloqui commerciali tra USA e Giappone, con Trump che ha dichiarato che sono stati fatti "grandi progressi" durante l'incontro con la delegazione nipponica. Secondo Bloomberg, anche la Cina sarebbe disponibile ad avviare negoziati con l'amministrazione Trump, chiedendo però alla Casa Bianca un approccio più rispettoso.
Sul fronte valutario, l'euro si è indebolito rispetto al dollaro (-0,28%), mentre l'oro resta sostanzialmente stabile (-0,02%) dopo aver toccato nuovi massimi storici a 3.357 dollari l'oncia. Il petrolio mostra segni di ripresa con il WTI in rialzo dell'1,6% a 63,48 dollari al barile.
Oggi l'attenzione degli investitori è concentrata sulla riunione della BCE, con l'annuncio sui tassi d'interesse previsto per le 14:15, dove gli analisti si attendono un taglio di 25 punti base.
Lusso in affanno: anche Hermès decelera nel primo trimestre
Il mondo del lusso continua il suo periodo no e nemmeno i brand più esclusivi ne sono esenti. Hermès ha rilasciato oggi i risultati trimestrali con ricavi a 4,13 miliardi di euro e una crescita del 7,2% a tassi costanti, numeri solidi in linea con le attese, ma che evidenziano un marcato rallentamento rispetto al +18% precedente. Nonostante la performance non negativa, gli investitori hanno reagito con cautela: il titolo ha aperto in calo del 3,34%, scendendo a 2.284 euro.
Hermès ha registrato crescita in tutte le aree geografiche, con il mercato americano che ha persino mostrato un andamento positivo a marzo, nonostante le discussioni sui dazi. Una resilienza che evidenzia la solidità del brand ma che non è sufficiente a compensare la principale preoccupazione del settore: la persistente debolezza della domanda cinese.
La pubblicazione dei dati di Hermès segue a stretto giro quella di LVMH, considerato il termometro dell'intero comparto. Il gruppo di Bernard Arnault ha visto ieri le sue azioni scendere oltre il 7% dopo aver comunicato ricavi in calo del 2% a 20,3 miliardi di euro, mentre gli analisti prevedevano una crescita del 2%. Guardando più in dettaglio, la divisione Fashion & Leather Goods di LVMH, che include marchi come Louis Vuitton e Dior, ha registrato una flessione del 4% a 10,1 miliardi. Un dato significativo per una divisione che storicamente rappresenta il punto di forza del gruppo. Anche il calo del 3% nei consumi americani, con performance negative per Sephora, beauty e cognac, rappresenta un segnale da monitorare. Gli Stati Uniti, considerati fino a poco tempo fa un mercato in crescita, mostrano segni di rallentamento mentre la Cina non riesce a recuperare completamente lo slancio pre-pandemia.
Gli effetti si sono estesi all'intero settore: a Parigi, Kering (proprietaria di Gucci) ha perso il 2,2%, a Londra Burberry è scesa del 2,8% e a Zurigo Richemont (Cartier) ha ceduto il 2,1%.
Anche i marchi italiani risentono del clima di incertezza: a Piazza Affari, Salvatore Ferragamo oggi apre in ribasso del 2%, mentre Moncler e Brunello Cucinelli – che presenteranno i loro risultati trimestrali domani – registrano flessioni rispettivamente del 2,8% e del 2%.
Le cause di questa fase di rallentamento sono diverse ma interconnesse. Il fattore principale resta la debolezza dei consumatori cinesi, che negli ultimi anni hanno rappresentato il motore della crescita del settore. La loro ridotta propensione alla spesa, sia negli acquisti domestici che durante i viaggi, sta avendo un impatto significativo, in particolare sui flussi turistici verso il Giappone, tradizionale meta per lo shopping di lusso. A questo si aggiunge l'incertezza economica negli Stati Uniti, dove i consumatori "aspirazionali" stanno riducendo gli acquisti. I timori legati ai dazi annunciati da Trump, che potrebbero interessare i prodotti premium europei, contribuiscono ulteriormente a creare un clima di attesa.
Gli analisti di Bernstein hanno rivisto al ribasso le previsioni per il settore, stimando un calo del 2% nel 2025 rispetto alla precedente previsione di crescita del 5%. Bank of America ha ridotto le stime sugli utili LVMH 2025-2026 del 6-8%, suggerendo che il settore dovrà affrontare una fase di assestamento prima di tornare a crescere stabilmente.
Il modello di business diversificato di LVMH e l'esclusività di Hermès potrebbero garantire una maggiore resilienza rispetto ad altri competitor, ma l'intero comparto si trova di fronte alla necessità di adattarsi a nuove dinamiche di mercato dopo anni di crescita sostenuta.
La questione ora è se siamo di fronte a un fisiologico riequilibrio o a un cambiamento più strutturale. I prossimi trimestri forniranno indicazioni più chiare, ma appare evidente che anche i brand più prestigiosi dovranno rivedere le loro strategie in un contesto di mercato in evoluzione, dove la crescita illimitata non può più essere data per scontata.