Tesla delude con un crollo dell'utile del 71%, ma gli investitori festeggiano il ritorno di Musk al timone dell'azienda dopo il parziale abbandono dell'incarico governativo DOGE.
Prima di affrontare nel dettaglio questi sviluppi, diamo uno sguardo all'andamento dei principali indici nella seduta di ieri.
Le performance dei mercati finanziari principali
🇺🇸 S&P500: +2,51%
🇺🇸 NASDAQ: +2,71%
🇮🇹 FTSE MIB: -0,09%
🇪🇺 € STOXX 600: +0,25%
🇨🇳 SZSE COMPONENT: +0,64%
🇮🇳 NIFTY 50: +0,26%
🇯🇵 NIKKEI 225: +1,92%
💵 EUR/USD: -0,23%
🥇 ORO: -2,47%
I mercati globali reagiscono con entusiasmo alle parole concilianti di Donald Trump, che ha rassicurato gli investitori affermando di non voler licenziare il presidente della Fed Jerome Powell e aprendo alla possibilità di ridurre i dazi con la Cina.
Wall Street ha chiuso la seduta di ieri con un poderoso rimbalzo, registrando guadagni superiori al 2,5%: l'S&P 500 ha messo a segno un +2,51% e il Nasdaq un +2,71%, recuperando completamente le perdite del giorno precedente.
Più caute le borse europee, con l'Euro Stoxx 600 che ha guadagnato lo 0,25%, mentre il FTSE MIB italiano ha chiuso in leggero calo (-0,09%), unico tra i principali listini a non beneficiare pienamente del miglioramento del sentiment.
Questa mattina i mercati asiatici proseguono sulla scia dell'ottimismo, con il Nikkei giapponese che balza dell'1,92% e l'Hang Seng di Hong Kong che guadagna oltre il 2%. Anche il listino cinese mostra segni di ripresa con lo SZSE Component in rialzo dello 0,64%, mentre l'indiano Nifty 50 sale dello 0,26%.
Sul fronte valutario, l'euro si indebolisce leggermente contro il dollaro (-0,23%), riflettendo il rinnovato vigore del biglietto verde. L'oro, dopo la corsa record dei giorni scorsi, subisce una brusca correzione del 2,47%, scivolando dai massimi storici toccati martedì sopra i 3.500 dollari l'oncia.
A sostenere il sentiment positivo sono state le parole del segretario al Tesoro americano Scott Bessent, che ha parlato di una possibile de-escalation nella guerra commerciale USA-Cina, sottolineando che non vi è alcuna intenzione di separare le due principali economie mondiali.
Tesla: utili in picchiata, ma il ritorno di Musk fa volare il titolo
Tesla chiude il primo trimestre 2025 con numeri decisamente negativi, ma il mercato guarda avanti e festeggia l'annuncio di Elon Musk che lascerà il suo incarico governativo per dedicarsi maggiormente all'azienda.
L'utile netto del colosso dell'auto elettrica è crollato del 71% a 409 milioni di dollari, ben al di sotto delle attese degli analisti. Peggio hanno fatto i ricavi, scesi del 9% a 19,34 miliardi di dollari rispetto ai 21,11 miliardi previsti dal consensus. Particolarmente preoccupante il dato del comparto auto, con ricavi precipitati del 20%, segnando il livello più basso dal 2021.
Nonostante questo quadro a tinte fosche, il titolo Tesla ha registrato un balzo del 5% nelle contrattazioni after-hours di Wall Street, dopo aver già guadagnato il 4,60% durante la seduta regolare. La reazione positiva del mercato è legata principalmente all'annuncio di Elon Musk di ridurre drasticamente il suo impegno nel DOGE (Dipartimento per l'efficienza del governo), l'organismo creato dall'amministrazione Trump e affidato al miliardario.
"A partire da maggio, il mio tempo dedicato al DOGE diminuirà significativamente", ha dichiarato Musk durante la conference call con gli analisti. "Continuerò a lavorare con il team del DOGE per il resto del mandato del presidente per assicurarmi che sprechi e frodi non si verifichino più", ha aggiunto il CEO, precisando che si dedicherà all'incarico solo "un giorno o due a settimana. Finché Trump lo vorrà".
Una decisione che gli investitori chiedevano da tempo, preoccupati che le distrazioni politiche di Musk stessero danneggiando Tesla in un momento cruciale per il settore.
La società ha poi avvertito che dovrà rivedere le sue previsioni di crescita entro tre mesi, citando la difficoltà di "misurare l'impatto del cambiamento della politica commerciale globale sulle catene di approvvigionamento automobilistico ed energetico". I dazi voluti dall'amministrazione Trump rappresentano una minaccia concreta per Tesla, che utilizza componenti dall'estero, incluso circa il 20% dal Messico, ora soggetti a tariffe del 25%.
Il CFO ha quantificato l'impatto: i dazi sui componenti potrebbero aumentare il costo di produzione di un'auto fino a 2.000 dollari, nonostante l'85% dei materiali provenga dal Nord America.
Durante la call, Musk ha ribadito che "continuerà a raccomandare dazi più bassi anziché più alti", pur riconoscendo che "questa decisione spetta a chi è eletto, al presidente degli Stati Uniti". Il CEO ha anche sottolineato che Tesla è "la casa automobilistica meno colpita dai dazi" tra i principali produttori, poiché produce tutti i veicoli venduti negli USA sul suolo americano.