Benvenuto al quotidiano appuntamento con l’aggiornamento sui mercati finanziari. Il Dipartimento di Giustizia degli USA intensifica la pressione su Google, proponendo lo smembramento di Chrome per contrastare il monopolio nella ricerca online.
Prima di affrontare nel dettaglio questi sviluppi, diamo uno sguardo all'andamento dei principali indici nella seduta di ieri.
Le performance dei mercati finanziari principali
🇺🇸 S&P500: +0,39%
🇺🇸 NASDAQ: +0,60%
🇮🇹 FTSE MIB: -1,27%
🇪🇺 € STOXX 600: -0,06%
🇨🇳 SZSE COMPONENT: +1,90%
🇮🇳 NIFTY 50: +1,28%
🇯🇵 NIKKEI 225: +0,45%
💵 EUR/USD: -0,15%
🥇 ORO: +0,37%
Chiusura in territorio positivo per Wall Street, con l'S&P 500 che guadagna lo 0,39% e il Nasdaq che sale dello 0,60%, nonostante le preoccupazioni sui tassi d'interesse dopo le dichiarazioni del presidente della Fed, Jerome Powell, che ha ribadito di non avere "fretta" di tagliare i tassi vista la forte crescita dell'economia. L'attenzione degli investitori è ora rivolta ai risultati di Nvidia, in calendario per mercoledì 20 novembre. Di particolare interesse la notizia riportata dal Financial Times sulle "trattative avanzate" di Trump Media (+16,6%) per l'acquisizione di Bakkt (+162,5%), società di trading di criptovalute creata da Intercontinental Exchange.
Seduta negativa per Piazza Affari (-1,27%), che risente dello stacco dividendi di dieci società blue chip, con un impatto complessivo dell'1,22% sull'indice. Il settore bancario si conferma protagoniste le banche: Banco BPM (+3,4%), Banca Popolare di Sondrio (+2,4%) e Bper (+2,3%) in evidenza.
Performance positiva per i mercati asiatici, con il Shenzhen Component che guadagna l'1,90% e il Nifty che sale dell'1,28%. Rialzo anche per il Nikkei (+0,45%).
Sul mercato valutario, l'euro si indebolisce dello 0,15% sul dollaro, mentre l'oro registra un rialzo dello 0,37%.
Il Dipartimento di Giustizia contro Google: la battaglia antitrust
I massimi funzionari antitrust del Dipartimento di Giustizia statunitense (DOJ) hanno deciso di chiedere a un giudice di obbligare Google, sotto la guida della società madre Alphabet Inc., a vendere il browser Chrome, in quello che sarebbe il più grande smembramento forzato di una società statunitense dai tempi della disgregazione di AT&T nel 1984.
Come riportato da Bloomberg Dipartimento di Giustizia e i procuratori generali hanno infatti accusato Google, il cui motore di ricerca controlla quasi il 90% delle ricerche online, di aver pagato miliardi di dollari per mantenere un monopolio sul mercato della ricerca attraverso accordi con concorrenti tecnologici, produttori di smartphone e fornitori di servizi wireless. In cambio di una quota dei ricavi pubblicitari, queste aziende, tra cui Apple Inc. e Samsung Electronics Co., hanno accettato di impostare Google come opzione predefinita su browser e dispositivi mobili. Secondo i querelanti, tali accordi hanno bloccato punti di accesso chiave, impedendo ai motori di ricerca rivali come DuckDuckGo o Bing di Microsoft Corp. di ottenere il volume di dati necessario per migliorare i loro prodotti e competere con Google.
Il giudice Mehta presiederà un'udienza di due settimane nell'aprile 2025 per stabilire le misure correttive necessarie a rimediare alle violazioni antitrust commesse da Google, con una decisione finale attesa per agosto 2025. Tra le possibili soluzioni alternative allo smembramento, vi è la vendita obbligatoria dei dati di "click e query", per consentire ad altri attori di sviluppare un proprio motore di ricerca, e l'eliminazione dei contratti esclusivi che limitano l'utilizzo dei risultati di ricerca su dispositivi mobili.
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