Le tariffe USA sulla Cina raggiungono il livello record del 104%, e Trump annuncia che il settore farmaceutico sarà il prossimo obiettivo della sua politica commerciale aggressiva.
Prima di affrontare nel dettaglio questi sviluppi, diamo uno sguardo all'andamento dei principali indici nella seduta di ieri.
Le performance dei mercati finanziari principali
🇺🇸 S&P500: -1,57%
🇺🇸 NASDAQ: -2,15%
🇮🇹 FTSE MIB: +2,44%
🇪🇺 € STOXX 600: +2,72%
🇨🇳 SZSE COMPONENT: +1,07%
🇮🇳 NIFTY 50: -0,53%
🇯🇵 NIKKEI 225: -3,35%
💵 EUR/USD: +0,85%
🥇 ORO: +1,78%
Le borse globali restano in balia degli effetti dell'entrata in vigore dei dazi di Trump, con reazioni contrastanti sui principali listini. La giornata di ieri si è chiusa con Wall Street in profondo rosso, mentre l'Europa ha tentato un recupero dopo i forti ribassi di lunedì.
Gli indici americani hanno subito un'altra seduta negativa, con l'S&P 500 che ha perso l'1,57%, chiudendo sotto quota 5.000 punti per la prima volta in quasi un anno, e il Nasdaq che ha lasciato sul terreno il 2,15%. A pesare sono stati i timori per le ripercussioni economiche dei dazi, con gli analisti di JP Morgan che ritengono che la rapida escalation delle tariffe sulla Cina possa spingere l'economia globale in recessione.
Completamente opposta la reazione in Europa, dove i listini hanno tentato un significativo rimbalzo dopo il "lunedì nero": il FTSE MIB di Milano ha guadagnato il 2,44% e l'Eurostoxx 600 è salito del 2,72%. Un recupero che potrebbe essere di breve durata, visto che i futures europei questa mattina segnalano un'apertura in forte ribasso, con un calo atteso del 4,6% per l'Eurostoxx50.
In Asia i mercati crollano sotto il peso dell'entrata in vigore dei dazi reciproci di Trump, che ha aumentato le tariffe sulla Cina fino al 104% complessivo. Il Nikkei giapponese ha perso il 3,35%, cancellando completamente il rimbalzo della seduta precedente. L'Hang Seng di Hong Kong è sceso di oltre il 2%, mentre le Borse cinesi continentali hanno mostrato maggiore tenuta, con lo Shenzhen Component che è riuscito a guadagnare l'1,07% grazie all'intervento dei fondi statali.
Il dollaro è in forte calo, con l'euro che sale dell'0,85% a 1,104, mentre lo yuan cinese scivola ai minimi da settembre 2023 nei confronti del biglietto verde. La volatilità resta elevatissima, con l'indice VIX della paura che è balzato a 52,33 punti (+11,39%), uno dei livelli più alti degli ultimi anni.
Trump colpisce la Cina con dazi al 104% ed ora punta ai farmaci
La Cina è la più colpita dalle misure entrate in vigore all'alba di questa mattina: tariffe complessive pari al 104% sui prodotti esportati negli USA. Il presidente ha mantenuto la promessa di aggiungere un ulteriore 50% di dazi in risposta alle ritorsioni di Pechino, portando il totale a un livello senza precedenti nella storia commerciale moderna.
Gli analisti di Capital Economics prevedono che le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti si ridurranno di oltre la metà nei prossimi anni se i dazi rimarranno ai livelli attuali, anche ipotizzando un indebolimento dello yuan fino a 8,00 dollari. "La leadership cinese non sembra avere fretta di raggiungere un accordo", osservano gli esperti. "Sembrano aver concluso che possono permettersi di resistere all'impatto dei dazi statunitensi e che Trump si troverà in una posizione più debole più avanti, quando le ricadute economiche e politiche dei dazi aumenteranno".
La Cina ha dichiarato che non accetterà mai la "natura di ricatto" delle minacce tariffarie americane, mentre Pechino continua a guidare una svalutazione controllata dello yuan per attenuare parte dell'impatto economico della guerra commerciale senza destabilizzare i mercati finanziari. Secondo la Casa Bianca, circa 70 paesi hanno contattato Washington per avviare negoziati, ma con i dazi ormai in vigore e la minaccia di ulteriori misure sul settore farmaceutico, i mercati globali restano in allarme.
L'escalation non si ferma qui. Trump ha annunciato che gli Stati Uniti introdurranno "molto presto una tariffa importante sui prodotti farmaceutici", con l'obiettivo dichiarato di forzare il rimpatrio della produzione. "Questi altri paesi sono intelligenti", ha dichiarato durante una cena del Comitato Nazionale Repubblicano, riferendosi ai sistemi sanitari che limitano i prezzi dei medicinali. "Metteremo dazi sui nostri prodotti farmaceutici e una volta fatto questo, torneranno di corsa nel nostro paese perché siamo il grande mercato".
L'annuncio sui farmaceutici ha scosso il settore in Europa, con l'associazione di categoria EFPIA che ha avvertito che investimenti per oltre 113 miliardi di dollari potrebbero abbandonare l'Unione Europea nei prossimi cinque anni. Particolarmente a rischio è l'Irlanda, che Trump ha specificamente citato lamentando come il paese "abbia l'intera industria farmaceutica statunitense nella sua presa". Un esame dei registri pubblici mostra che la maggior parte delle grandi aziende farmaceutiche ha operazioni produttive in Irlanda, con alcune eccezioni come Novartis.
I mercati obbligazionari hanno reagito con un'ondata di vendite, con i rendimenti dei Treasury a lunga scadenza che hanno registrato aumenti senza precedenti, segno che gli investitori stanno mettendo in discussione lo status di bene rifugio del debito USA. Alcuni esperti ipotizzano che la Cina possa star riducendo le sue posizioni in titoli di Stato americani come forma di ritorsione, contribuendo alla volatilità del mercato.
Con l'entrata in vigore dei dazi e la minaccia di ulteriori misure settoriali, l'amministrazione Trump ha lanciato la sfida più grande al sistema commerciale globale degli ultimi decenni. Il mondo ora attende di vedere se questa strategia porterà ai risultati desiderati dal presidente o se innescherà un ciclo di ritorsioni che potrebbe trascinare l'economia mondiale in recessione.
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