Donald Trump rallenta la sua offensiva commerciale e sembra orientato a escludere auto, farmaci e semiconduttori dai dazi previsti per il 2 aprile.
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Prima di affrontare nel dettaglio questi sviluppi, diamo uno sguardo all'andamento dei principali indici nella seduta di ieri.
Le performance dei mercati finanziari principali
🇺🇸 S&P500: +1,76%
🇺🇸 NASDAQ: +2,27%
🇮🇹 FTSE MIB: -0,16%
🇪🇺 € STOXX 600: -0,13%
🇨🇳 SZSE COMPONENT: -0,65%
🇮🇳 NIFTY 50: +0,11%
🇯🇵 NIKKEI 225: +0,52%
💵 EUR/USD: -0,06%
🥇 ORO: +0,15%
Giornata decisamente positiva ieri per Wall Street, con gli indici statunitensi che hanno registrato un importante rimbalzo. L'S&P500 ha guadagnato l'1,76%, mentre il Nasdaq ha messo a segno un convincente +2,27%, in un clima di rinnovato ottimismo.
A spingere gli acquisti le dichiarazioni di Donald Trump, che avrebbe moderato la sua posizione sui dazi annunciati per il 2 aprile, prospettando l'esclusione di alcuni settori chiave come auto, farmaci e semiconduttori dal pacchetto di misure.
Di tutt'altro tenore la seduta in Europa, dove gli indici hanno chiuso in territorio leggermente negativo. Il Ftse Mib ha terminato a -0,16%, mentre l'Euro Stoxx 600 ha ceduto lo 0,13%, riflettendo le preoccupazioni per l'impatto che le misure protezionistiche potrebbero comunque avere sull'economia del Vecchio Continente.
In Asia l'apertura odierna si presenta contrastata. Il Nikkei giapponese avanza dello 0,59%, beneficiando della debolezza dello yen e dell'effetto positivo di Wall Street. Di segno opposto il mercato cinese, con l'Hang Seng di Hong Kong in netto calo dell'1,91%, appesantito dalle prese di profitto sui titoli tecnologici dopo il recente rally.
Sul fronte valutario, l'euro continua a indebolirsi nei confronti del dollaro (-0,06%), scendendo sotto quota 1,08, mentre l'oro recupera leggermente terreno (+0,15%).
Il petrolio apre in leggero ribasso (-0,26%), dopo il rialzo di ieri innescato dalle minacce di Trump di colpire con dazi del 25% qualsiasi nazione che acquisti greggio dal Venezuela, misura che potrebbe ridurre significativamente i flussi verso Cina, India, Spagna e Stati Uniti.
Dazi: Trump frena su auto e farmaci, Wall Street festeggia
Un passo indietro strategico per Donald Trump, che sembra orientato a ridimensionare i dazi annunciati per il 2 aprile. Secondo quanto riportato da Bloomberg e Wall Street Journal, il presidente USA potrebbe risparmiare alcuni settori chiave come automotive, prodotti farmaceutici e semiconduttori, concentrando invece l'offensiva sui cosiddetti "dirty 15", i quindici paesi con cui gli Stati Uniti registrano il peggior deficit commerciale.
Questa ipotesi di approccio più mirato ha immediatamente riacceso Wall Street, che a differenza delle borse europee ha rimbalzato dopo quattro settimane consecutive di perdite, spinte da timori di guerre commerciali, crescita dell'inflazione e raffreddamento delle stime economiche.
Durante una riunione di governo, Trump ha comunque confermato che annuncerà "in un prossimo futuro" l'introduzione di tariffe su automobili, alluminio e prodotti farmaceutici, settori che vuole riportare in territorio americano per fronteggiare eventuali emergenze, guerre comprese. Il presidente, però, non ha indicato una data precisa per queste misure.
Si tratta di una parziale marcia indietro rispetto agli annunci iniziali, quando il tycoon aveva proclamato che il 2 aprile – da lui ribattezzato "Liberation Day" – sarebbero scattati indistintamente tutti i dazi, compresi quelli sulle auto, già sospesi per un mese nel mercato nordamericano su richiesta delle tre grandi case automobilistiche (GM, Ford e Stellantis).
Se le tariffe sul settore automotive venissero effettivamente posticipate, ne beneficerebbero in particolare la Germania e, indirettamente, l'Italia come principale subfornitore del settore tedesco. Resta invece incerto il destino dei dazi su acciaio e alluminio verso Canada e Messico, anch'essi temporaneamente sospesi fino al 2 aprile.
Gli analisti sottolineano come Trump abbia recentemente enfatizzato l'importanza della flessibilità nella sua strategia commerciale, ma avvertono che la sua arma principale resta l'imprevedibilità. Lo dimostra la recente decisione di imporre dazi indiretti attraverso il meccanismo delle "tariffe secondarie" contro il Venezuela, in base alla quale qualsiasi paese che acquisti petrolio venezuelano sarà soggetto a una tariffa del 25% su tutto il commercio con gli Stati Uniti.
La cautela di Trump sembra essere influenzata da considerazioni economiche interne. Il crollo di Wall Street nelle settimane passate, insieme alle preoccupazioni per possibili pressioni inflazionistiche causate dai dazi e ai segnali di rallentamento della crescita - tanto da costringere la Federal Reserve a rinviare il taglio dei tassi - potrebbero aver suggerito al presidente un approccio più graduale nell'implementazione della sua agenda protezionistica.
Nonostante questi segnali di moderazione, Trump sembra comunque determinato a procedere con l'imposizione di dazi reciproci, in particolare sui "dirty 15" – espressione che richiama il celebre film "Quella sporca dozzina" – ovvero i paesi con cui Washington registra i maggiori squilibri commerciali e che quindi potrebbero essere colpiti più pesantemente dalle misure protezionistiche.
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