Cosa c'è dietro il sell-off dei bond americani?

I mercati obbligazionari americani mostrano crescente cautela verso il piano fiscale Trump, con i Treasury che toccano i massimi dal 2007 mentre gli investitori rivalutano la sostenibilità a lungo termine del debito USA.

Prima di affrontare nel dettaglio questi sviluppi, diamo uno sguardo all'andamento dei principali indici nella seduta di ieri.

Le performance dei mercati finanziari principali

🇺🇸 S&P500: -0,04% 

🇺🇸 NASDAQ: +0,28%

🇮🇹 FTSE MIB: -0,73%

🇪🇺 € STOXX 600: -0,64%

🇨🇳 SZSE COMPONENT: +0,16%

🇮🇳 NIFTY 50: +1,15%

🇯🇵 NIKKEI 225: +0,54%

💵 EUR/USD: +0,40% 

🥇 ORO: +0,95%

Mercati in recupero dopo la turbolenza dei giorni scorsi. Wall Street ha chiuso la seduta sostanzialmente invariata con S&P 500 e Nasdaq rispettivamente a -0,04% e +0,28%, beneficiando di un calo dei rendimenti dei Treasury che ha offerto sollievo agli investitori. Tuttavia, i listini americani si avviano verso una perdita settimanale compresa tra l'1,5% e il 2%.

Piazza Affari ha invece archiviato una seduta negativa (-0,73%), in linea con il calo dell'Euro Stoxx 600 (-0,64%), mostrando maggiore sensibilità alle preoccupazioni sulla sostenibilità fiscale americana che continuano a pesare sui mercati globali.

L'Asia ha aperto con segnali incoraggianti. Il Nikkei giapponese guadagna lo 0,54% nonostante i dati sull'inflazione di aprile abbiano mostrato una crescita superiore alle attese, con l'inflazione core che ha raggiunto i massimi di oltre due anni. I mercati nipponici hanno reagito positivamente, interpretando il dato come segnale di miglioramento dei consumi interni.

Positive anche le borse cinesi, con l'indice SZSE Component in rialzo dello 0,16% e l'Hang Seng di Hong Kong che guadagna lo 0,41%, beneficiando dell'ottimismo per un possibile allentamento delle tensioni commerciali USA-Cina e delle aspettative di ulteriori stimoli da Pechino dopo il taglio dei tassi di questa settimana.

Ottima performance per l'India, con il NIFTY 50 che balza dell'1,15%, recuperando dalle prese di profitto delle sessioni precedenti.

Sul fronte valutario, il dollaro continua a indebolirsi con l'euro che guadagna lo 0,40% portandosi a 1,1320. La debolezza del biglietto verde persiste nonostante l'approvazione alla Camera del piano fiscale di Trump, che secondo analisti indipendenti aggiungerà oltre 3.000 miliardi di dollari al debito nazionale nel prossimo decennio.

L'oro prosegue la sua corsa (+0,95%) toccando i 3.318 dollari l'oncia, avviandosi verso la migliore settimana dall'inizio di aprile con un guadagno del 3,7%, confermandosi il principale bene rifugio in un contesto di incertezza sui conti pubblici americani.

Cosa sta succedendo ai Treasury?

Il rendimento del Treasury trentennale ha toccato il 5,13% giovedì mattina, il livello più alto dal 2007, mentre l'asta di mercoledì sui titoli a 20 anni ha registrato una domanda sorprendentemente debole.

Il catalizzatore principale di questa dinamica è l'approvazione alla Camera del piano fiscale dell'amministrazione Trump. Questo pacchetto di riforme, che i suoi sostenitori definiscono con orgoglio il "Big, Beautiful Bill", prevede una combinazione di tagli fiscali e aumenti di spesa che, secondo le stime del Congressional Budget Office, potrebbero incrementare il deficit federale di oltre 3.000 miliardi di dollari nel prossimo decennio.

Ma perché esattamente il mercato obbligazionario è così preoccupato per questo piano?

Gli investitori stanno rivalutando il profilo di rischio del debito americano a lungo termine. Il piano fiscale combina riduzioni delle entrate attraverso tagli alle tasse con aumenti delle spese per infrastrutture e difesa, senza identificare chiaramente le fonti di finanziamento. Questa combinazione fa temere agli operatori che il governo americano possa trovarsi in una spirale di indebitamento crescente.

Particolarmente significativo è il fatto che il sell-off si concentri sui tassi a lungo termine, mentre quelli a breve rimangono relativamente stabili. Questo pattern suggerisce che gli investitori non stanno semplicemente reagendo a preoccupazioni immediate su inflazione o politica monetaria, ma stanno riconsiderando la sostenibilità fiscale americana nel lungo periodo.

La preoccupazione centrale riguarda quello che gli economisti chiamano "debt sustainability": la capacità del governo di servire il proprio debito senza ricorrere a misure straordinarie. Con un debito che potrebbe superare i 40.000 miliardi di dollari entro il 2035, molti investitori si chiedono se l'America manterrà la propria capacità di onorare gli impegni senza ricorrere alla monetizzazione del debito da parte della Federal Reserve.

Il recente declassamento del rating USA da parte di Moody's ha aggiunto credibilità a queste preoccupazioni. L'agenzia ha citato esplicitamente l'deterioramento delle prospettive fiscali come motivo principale della decisione, segnalando che anche gli osservatori istituzionali iniziano a dubitare della traiettoria di sostenibilità del debito americano.

Un altro fattore che preoccupa i mercati è il potenziale impatto inflazionistico del piano. Stimoli fiscali massicci in un'economia già vicina alla piena occupazione potrebbero riaccendere pressioni sui prezzi, costringendo la Federal Reserve a mantenere i tassi di interesse più alti per più tempo di quanto attualmente previsto.

Il fenomeno non è isolato: anche Giappone, Regno Unito ed Europa stanno registrando aumenti nei tassi a lungo termine, suggerendo una rivalutazione globale del rischio fiscale. Tuttavia, gli Stati Uniti rimangono l'epicentro del movimento perché il dollaro e i Treasury rappresentano ancora l'ancora del sistema finanziario internazionale.

Le implicazioni pratiche sono concrete. Tassi più alti sui Treasury si tradurranno gradualmente in costi di finanziamento maggiori per mutui, prestiti alle imprese e finanziamenti pubblici locali. Per il governo federale, ogni punto percentuale di aumento nei tassi significa decine di miliardi di dollari aggiuntivi in interessi sul debito.

Il governatore della Federal Reserve Christopher Waller ha colto nel segno quando ha osservato che "tutti nei mercati finanziari stanno guardando questo piano e pensavano che ci sarebbe stata molta più moderazione fiscale". I bond markets, tradizionalmente considerati tra i più razionali e lungimiranti, stanno essenzialmente segnalando che l'era del debito a basso costo potrebbe essere alle spalle e che l'America dovrà confrontarsi con una nuova realtà di costi di finanziamento strutturalmente più elevati.

Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda e noi ci sentiamo, come sempre, all’aggiornamento di domani.

 

 

 

Mission

In un mondo basato sulle dinamiche economiche, dove troppo spesso le conoscenze finanziarie sono limitate o assenti, verificare la professionalità di un consulente è necessario quanto difficile. Per questo affianco al mio lavoro questo progetto di consapevolizzazione.

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