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La finalità di questo articolo è quella di valutare oggettivamente se studiare, lavorare e vivere a Milano sia davvero un buon investimento.
Per fare ciò, passiamo velocemente in rassegna quali sono i pro e i contro che ho individuato rispetto alla decisione di investire risorse economiche ed energie per studiare e lavorare a Milano per poi analizzare un esempio pratico.
Milano, da anni diventata la città per eccellenza della moda e degli affari italiani, è stata/è/e sarà sempre una meta ambita per molti giovani aspiranti professionisti.
Milano, infatti, è la città che permette a tanti giovani di sognare una carriera lavorativa importante e dà la possibilità di avere un’ascesa sociale grazie alle opportunità a livello di istruzione e di lavoro che offre (tanto è vero che, spesso, chi lavora o studia a Milano lo indica come motivo di vanto).
Tuttavia, scegliere di trasferirsi in questa città richiede una valutazione attenta ed oggettiva dei pro e dei contro che questa città offre.
Questo comporta che le persone potrebbero doversi adattare a un livello di vita più basso o dover cercare opzioni di alloggio più economiche.
La decisione di vivere, studiare e lavorare a Milano dipende quindi dallo stile di vita, dalle priorità e dagli obiettivi del singolo individuo. Milano offre numerose opportunità professionali, sociali e culturali, ma non mancano ovviamente cospicui contro come il costo della vita, la congestione del traffico, e l'inquinamento.
Risulta quindi fondamentale valutare oggettivamente i pro e i contro specifici della città in modo da avere la possibilità di fare una scelta motivata e ben ponderata.
Dopo questo breve panoramica su i pro e i contro che ho identificato e che ritengo fondamentale analizzare prima di decidere di andare a vivere a Milano, esaminiamo adesso due casi esempio dal punto di vista finanziario:
Esaminiamo per primo il caso di Marco:
Una volta terminati gli studi di scuola superiore, Marco decide di intraprendere gli studi triennali e magistrali nell’università pubblica di Genova.
Questa decisione ha un forte impatto dal punto di vista economico, finanziario e personale:
Marco quindi non dovrà sostenere spese per l’alloggio e avrà un esborso di soli 15.000€ per portare avanti e completare dignitosamente i suoi studi.
Esaminando poi la situazione di Ginevra, possiamo notare come la situazione cambi drasticamente:
Una volta terminati gli studi (presumiamo ai 25 anni di età), Marco e Ginevra iniziano a muovere i primi passi nel mondo del lavoro.
Come abbiamo fatto in precedenza, andiamo a considerare prima il caso di Marco e poi quello di Ginevra nella fascia temporale 25-30 anni.
In questo periodo della sua vita, Marco inizia a lavorare presso un’azienda locale e contestualmente sente l’esigenza di andare a vivere da solo.
Bisogna tener presente che a Genova ci sono opportunità lavorative, ma ovviamente queste sono numericamente inferiori rispetto quelle che offre Milano. Il percorso lavorativo di Marco si articola quindi in queste due fasi:
Lo stipendio con il passare degli anni potrebbe gradualmente aumentare, ma tendenzialmente la curva di crescita risulta abbastanza statica (lo stipendio nel lungo periodo potrebbe arrivare a circa 2.200-2.500€ al mese).
Marco decide di affittare un bilocale comodo al lavoro, adeguato alle sue necessità di vita e di reddito. Il solo canone di affitto per l’appartamento è di 600€ al mese, al quale Marco deve poi aggiungere circa 100€ di spese di amministrazione. Questo porta l’esborso mensile ricorrente per l’appartamento ad una somma complessiva di 700€.
A questo costo devono essere aggiunte le spese per mangiare e tutte quelle spese extra e per gli svaghi.
Terminata l’università, grazie al titolo di studio e ad alcune referenze, Ginevra inizia a lavorare per una grossa multinazionale e continua a risiedere nello stesso appartamento affittato durante il periodo degli studi.
Il percorso lavorativo di Ginevra inizia quindi con la stipulazione di un contratto per 1.500€ al mese fino ai 30 anni di età.
Considerando invece Marco e Ginevra nella fascia di età 30-35, possiamo notare ancora alcuni cambiamenti che seppur di piccola entità comportano modifiche fondamentali nella pianificazione finanziaria dei due individui.
In questo caso Marco, dopo 5 anni di lavoro ben svolto in azienda, avrà finalmente un aumento ed inizierà a prendere uno stipendio mensile di 2.000€ e per questo motivo (anche per premiarsi un po’) decide di aumentare la qualità della sua vita (aumentando di conseguenza le spese mensili). Questo fatto però non comporta la cessazione del piano di accumulo dell’importo di 400€ al mese.
A partire da questa età Ginevra può contare sul “vantaggio del milanese”, infatti inizia a guadagnare uno stipendio di 3.000€ al mese, ben di più della media nazionale.
Potendo godere di un raddoppio del proprio reddito, Ginevra decide di aumentare le proprie spese mensili per cercare di fare un piccolo upgrade di vita, cambiando per esempio appartamento (ad oggi poteva stare solo in un monolocale) o utilizzando i soldi per spese extra che prima non poteva permettersi.
Lo stipendio è aumentato a 3.000€, le spese (cambiando casa e facendo, finalmente, una cena fuori ogni tanto) di conseguenza sono aumentate a 2.300€, ma Ginevra adesso riesce a risparmiare qualcosa. Decide così di iniziare un piano di accumulo di 500€ al mese (sta mettendo via circa 300€ al mese in più di Marco).
Consideriamo infine il caso di Marco e Ginevra passati i 35 anni di età.
Marco riceve un piccolo aumento dato che ormai celebra i 10 anni in azienda ed inizia a guadagnare 2.200€ al mese.
Decide di avere un figlio e contestualmente si trasferisce in un appartamento più grande e consono alle sue mutate esigenze.
Le spese di vita quindi aumentano, perché deve tenere in considerazione non solo l’aumento del costo dell’affitto (passato a 1.000€ al mese), ma anche le spese relative al nucleo familiare che ora si è moltiplicato per 3 (circa 1.200€ al mese).
Ginevra a 35 anni ha un’ulteriore “scalata” all’interno dell’azienda diventando dirigente ed il suo stipendio inizia a crescere sensibilmente, arrivando a raggiungere i 4.000€ mensili.
Ovviamente con l’avanzare dell’età anche Ginevra sente il bisogno di crearsi una famiglia (quindi diventa mamma) e di spostarsi in un nuovo appartamento più adatto alle sue esigenze di vita.
Il fatto di poter contare su uno stipendio maggiorato, dovrebbe dare la possibilità a Ginevra di aumentare la sua qualità di vita sotto differenti aspetti.
E dico dovrebbe perché:
Di conseguenza anche Ginevra, pur guadagnando quasi il doppio di Marco, non riuscirà a mettersi via nulla alla fine del mese!
Portare avanti questo confronto sugli stipendi e sui costi di Marco e Ginevra durante l’arco di tutta la loro vita risulterebbe troppo aleatorio.
Cerchiamo quindi di tirare le fila del discorso per arrivare ad una conclusione.
Analizziamo la situazione finanziaria di Marco e Ginevra a partire dall’inizio degli studi fino ai 35 anni di età:
Marco si è messo nella condizione di non spendere troppi soldi per gli studi universitari, di portare avanti un piano di accumulo sostanzioso dai 25 ai 35 anni e di non riuscire a risparmiare praticamente nulla dopo i 35 anni. Possiamo quindi dire che Marco ha accumulato 400€ al mese per 10 anni, che corrispondono a circa 48.000€ ed ha evitato un esborso aggiuntivo di 85.000€ per le spese universitarie.
Questi soldi “risparmiati” dagli studi sono stati investiti da Marco in un portafoglio dal rendimento bilanciato, che dopo 10 anni hanno creato un montante di circa 150.000€ (ovvero 500€ al mese di rendita da un semplice portafoglio a dividendi).
Per stimare la somma totale del patrimonio derivante dagli investimenti di Marco bisogna quindi andare a sommare gli investimenti sopra menzionati con il piano di accumulo iniziato a 25 anni (48000 euro accantonati che con interessi diventano circa 65000 euro).
In questo caso il portafoglio totale sarebbe pari a 215.000€.
Una struttura di portafoglio a dividendi su un portafoglio di circa 215.000€ genera circa 800€ mensili.
Dopo i 35 anni, il reddito effettivo di Marco risulterebbe quindi pari ad 3.000€ al mese (800€ degli investimenti finanziari + 2.200€ di stipendio). Questo fa si che anche a 35 anni Marco non vada ad intaccare il capitale e si metta nella condizione di avere un risparmio di circa 800€ mensili che poi va a riallocare nei suoi investimenti dato che i suoi costi di vita li alimenta con lo stipendio (2200€ mensili).
Ginevra ha deciso di intraprendere i suoi studi a Milano, e questo ha comportato un esborso di 110.00€ per cinque anni (tenendo in considerazione i costi di vita e di studio). Ginevra fino ai 35 anni è riuscita a crearsi dei risparmi per soli 44000€ pur guadagnando il doppio di Marco (con gli interessi intorno ai 50000€ totali, redditività da dividendi di circa 2000 euro annui).
E a 36 anni, con l’aumento dei costi di vita non riuscirà comunque a mettere via nulla pur avendo un ottimo reddito.
Si nota quindi facilmente la notevole differenza tra le due posizioni finanziarie.
Concludo dicendo che è evidente che vivere nella città natale come nell’esempio, in cui magari si ha accesso al mare, poco inquinamento, un ritmo rilassato (ad esempio si può andare a lavoro a piedi), i “nonni” vicini nel caso in cui si abbiano figli (risparmio finanziario importantissimo che se lo avessi incluso nel confronto avrebbe reso ancora più ostica la vita finanziaria di Ginevra) implica un alto valore aggiunto per la propria qualità di vita.
La decisione di vivere a Milano (se si vuole vivere con uno stile di vita decoroso) dovrebbe essere presa solo da chi pensa di avere la capacità di raggiungere risultati straordinari.
In caso contrario, il rischio è di farsi prendere nella cosiddetta “corsa del topo”: lavorare per sopravvivere, mantenendo uno stile di vita mediocre in una città costosa che non permette di raggiungere la così tanto discussa ma da pochi raggiunta: libertà finanziaria!
Questo non implica da parte mia alcuna opposizione nei confronti di Milano o della realtà finanziaria che è diventata. L’obiettivo di questo contenuto è esortare i giovani a ragionare con la propria testa perché una scelta “che fanno tutti” non è detto che sia, talvolta, la scelta giusta. Ad oggi gli stipendi Milanesi non sono adeguati al costo della vita e dunque, nella maggior parte dei casi, il trasferimento a Milano non è valutabile come un buon investimento finanziario.
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