La guerra fredda dei chip: Washington alza il muro contro Pechino

Benvenuto al quotidiano appuntamento con l’aggiornamento sui mercati finanziari. La battaglia per il controllo della tecnologia dei semiconduttori entra in una nuova fase: l'amministrazione Biden punta a limitare l'accesso di Pechino ai chip essenziali per l'intelligenza artificiale.

Prima di affrontare nel dettaglio questi sviluppi, diamo uno sguardo all'andamento dei principali indici nella seduta di ieri.

Le performance dei mercati finanziari principali

🇺🇸 S&P500: -0,38%

🇺🇸 NASDAQ: -0,60%

🇮🇹 FTSE MIB: -0,23%

🇪🇺 € STOXX 600: -0,19%

🇨🇳 SZSE COMPONENT: -0,91%

🇮🇳 NIFTY 50: -0,80%

🇯🇵 NIKKEI 225: +0,62%

💵 EUR/USD: -0,14%

🥇 ORO: -0,22%

Seduta negativa per Wall Street, con l'S&P 500 che cede lo 0,38% e il Nasdaq che perde lo 0,60%. Gli investitori valutano i dati PCE sull'inflazione americana e il possibile impatto delle politiche di Trump sui tassi d'interesse futuri. I dati economici USA mostrano una crescita solida nel terzo trimestre e un'inflazione ancora sopra il target della Fed, riducendo le aspettative di tagli aggressivi dei tassi nel 2025.

In Europa chiusura in rosso, con il FTSE MIB che lascia sul terreno lo 0,23% a 33.090 punti, sui minimi da metà agosto. Sul listino milanese spicca la debolezza di STM (-2,33%) e Generali (-2,24%), quest'ultima penalizzata dal downgrade di KBW che ha portato il giudizio a "Underperform".  In controtendenza Monte Paschi (+3,15%) e Banco BPM (+1,13%), mentre UniCredit cede lo 0,15% il giorno dopo l'annuncio dell'OPS. Secondo Scope Ratings, l'operazione è ampiamente positiva anche se aumenterà la dipendenza del gruppo dall'Italia. Bene anche Saipem (+1,08%) dopo l'aggiudicazione di un contratto da 1 miliardo di dollari in Indonesia.

Performance contrastata in Asia, dove il Nikkei giapponese sale dello 0,62%, unico tra i principali indici in territorio positivo. La debolezza dello yen e le aspettative di un possibile rialzo dei tassi da parte della Bank of Japan a dicembre sostengono il listino nipponico. Pesante il Shenzhen Component (-0,91%) sui timori di nuove tensioni commerciali USA-Cina dopo le minacce di Trump sui dazi, mentre il Nifty indiano cede lo 0,80%.

Sul mercato valutario l'euro si indebolisce dello 0,14% sul dollaro. L'oro perde lo 0,22% a 2.630 dollari l'oncia, mentre da segnalare che il bitcoin si avvicina a quota 96.000 dollari.

Biden anticipa Trump: nuove restrizioni sui chip verso la Cina

L'amministrazione Biden si prepara a imporre nuove restrizioni sulle vendite di chip e attrezzature per semiconduttori alla Cina, anticipando quella che potrebbe essere una nuova era di tensioni commerciali. Le misure, che potrebbero essere annunciate la prossima settimana, arrivano mentre il presidente eletto Trump, che ha fatto della guerra commerciale con Pechino un pilastro della sua campagna, non si è nemmeno ancora insediato alla Casa Bianca.

Il nuovo pacchetto di restrizioni si concentrerà su due fronti principali: il controllo delle vendite di chip per la memoria ad alta banda essenziali per l'intelligenza artificiale, che coinvolgerà colossi come Samsung, SK Hynix e Micron, e l'inserimento nella lista nera di oltre 100 aziende cinesi produttrici di attrezzature per semiconduttori. Le misure colpiranno anche due fabbriche di chip di proprietà di SMIC, il principale partner di Huawei nella produzione di semiconduttori.

Secondo quanto riportato da Bloomberg, la mossa rappresenta una vittoria parziale per i produttori americani di attrezzature - Lam Research, Applied Materials e KLA - che si erano opposti a restrizioni unilaterali più severe. L'impatto è stato immediato sui mercati asiatici, con Tokyo Electron che ha guadagnato il 10% e Kokusai Electric balzata del 23%.

L'amministrazione USA ha tentato di convincere gli alleati Giappone e Paesi Bassi ad allinearsi alle nuove restrizioni, minacciando di utilizzare la "foreign direct product rule" per limitare direttamente le vendite delle aziende estere in Cina. Tuttavia, sia Tokyo che L'Aia hanno mostrato scarso interesse ad inasprire ulteriormente i controlli, soprattutto in vista del cambio di amministrazione a Washington.

Le nuove regole arrivano in un momento cruciale per l'industria dei semiconduttori, considerati sempre più il "petrolio" dell'economia digitale. La loro importanza strategica è stata evidenziata durante la pandemia, quando l'interruzione della produzione in Asia ha mandato in tilt le catene di approvvigionamento globali. Con investimenti che superano i 200 miliardi di dollari a livello mondiale, dalla TSMC a Taiwan alla Intel negli USA, la corsa al controllo di questa tecnologia fondamentale si intensifica.

Come già approfondito nel mio articolo "Quale impatto potrebbe avere sulle principali asset class la vittoria di Trump?", il ritorno dell'ex presidente potrebbe segnare un'accelerazione di politiche commerciali aggressive, con ripercussioni significative non solo sul settore tecnologico, ma anche sulle specifiche asset class. La battaglia sui chip riflette infatti la crescente competizione tra le superpotenze economiche mondiali, destinata ad intensificarsi con il ritorno di Trump alla Casa Bianca.

Gli Stati Uniti stanno adottando una strategia aggressiva, impiegando strumenti come controlli sulle esportazioni, dazi all'import e sussidi alla produzione domestica, per contrastare le ambizioni cinesi e ridurre la dipendenza dall'Asia. Una visione condivisa da paesi come Germania, Spagna, India e Giappone, che hanno avviato programmi multimiliardari per riportare in patria la produzione di semiconduttori, delineando un futuro di crescente regionalizzazione industriale.

Come muoversi da investitori

La crescente tensione geopolitica nel settore dei semiconduttori sottolinea la necessità di un approccio strutturato e consapevole alla gestione del rischio. Come discusso nella rubrica "Il rischio negli investimenti", situazioni come le tensioni USA-Cina rappresentano non solo un rischio specifico per il settore tecnologico, ma anche un rischio sistemico per i mercati globali. Tuttavia, il rischio è una componente inevitabile nel mondo degli investimenti: fa parte del gioco. Con un'adeguata strategia di gestione, può essere non solo mitigato ma anche sfruttato per cogliere nuove opportunità lungo la catena del valore tecnologico.

Nonostante il contesto di crescente incertezza, tra tensioni commerciali, restrizioni all'export e possibili cambiamenti nella politica commerciale americana con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, gli investitori dovrebbero mantenere una prospettiva di lungo termine. Come spiegato nell'articolo "Il rischio del market timing", cercare di anticipare le mosse dei governi o le reazioni dei mercati può rivelarsi una strategia rischiosa e controproducente per il proprio patrimonio.

In questo scenario complesso, diventa fondamentale puntare su una solida diversificazione geografica del portafoglio, evitando concentrazioni eccessive su singoli mercati o settori. Altrettanto importante è prestare attenzione alla diversificazione valutaria, considerando che le tensioni geopolitiche possono avere impatti significativi anche sui tassi di cambio. Questi approcci, combinati con una visione di lungo periodo, possono aiutare a navigare le crescenti turbolenze dei mercati globali mantenendo un profilo di rischio-rendimento equilibrato.

Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda e noi ci sentiamo, come sempre, all’aggiornamento di domani.

 

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Davide Berti, consulente finanziario

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Mission

In un mondo basato sulle dinamiche economiche, dove troppo spesso le conoscenze finanziarie sono limitate o assenti, verificare la professionalità di un consulente è necessario quanto difficile. Per questo affianco al mio lavoro questo progetto di consapevolizzazione.

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