Wall Street chiude in modesto rialzo con l'S&P 500 che sale dello 0,30% e il Nasdaq che guadagna lo 0,27%. Occhi puntati alla pubblicazione dei verbali della Fed di novembre per maggiori indicazioni sul programma di riduzione dei tassi USA.
A Piazza Affari (-0,20%) tiene banco l'OPS lanciata da UniCredit su Banco BPM, mentre l'EuroStoxx 600 chiude poco sopra la parità (+0,06%). In primo piano oggi gli interventi dei banchieri centrali Villeroy, Centeno e Rehn.
Pesante l'Asia, con il Shenzhen Component e il Nikkei che cedono lo 0,84%, mentre il Nifty indiano arretra dello 0,23%. Il sentiment è stato fortemente penalizzato dalle dichiarazioni di Trump, circa l'imposizione di nuovi dazi.
Dazi che continuano a spingere a rialzo il dollaro USA, balzato del 2% sul peso messicano e ai massimi da quattro anni e mezzo sul dollaro canadese. Il cambio Euro-dollaro cede lo 0,15% sul biglietto verde, mentre l'oro perde lo 0,13% a 2637 $ l'oncia.
Trump minaccia Cina, Messica e Canada: mercati sotto pressione
Il presidente eletto Donald Trump ha annunciato l'imposizione di nuovi dazi del 25% su tutti i prodotti importati da Canada e Messico, e un ulteriore 10% sulle importazioni dalla Cina, prendendo di mira i tre principali partner commerciali degli Stati Uniti che rappresentano un terzo dell'intero interscambio commerciale americano.
Le tariffe verranno ratificate il primo giorno del suo insediamento alla Casa Bianca e resteranno in vigore fino a quando questi paesi non fermeranno i flussi migratori illegali e il traffico di stupefacenti verso gli USA. Il presidente eletto ha posto particolare enfasi sulla questione del fentanyl proveniente dalla Cina attraverso il confine messicano.
Le conseguenze potrebbero essere severe per diversi settori economici, in particolare l'automotive e l'alimentare, data la forte integrazione dei mercati nordamericani costruita in oltre 30 anni. L'Automotive Parts Manufacturers' Association canadese ha evidenziato come metà delle auto prodotte in Canada siano realizzate da aziende americane e utilizzino componenti provenienti da fornitori statunitensi, sottolineando l'interdipendenza delle catene di fornitura nordamericane.
L'impatto si è fatto subito sentire sui mercati: il dollaro canadese è sceso ai minimi da quattro anni, mentre il peso messicano si è avvicinato ai livelli più bassi dal 2022. Lo yuan cinese perde terreno, mentre il rame sta cede l'1%, riflettendo i timori per le prospettive della domanda cinese, che rappresenta circa la metà del consumo mondiale di metalli industriali.
La decisione di Trump ha colto di sorpresa molti analisti che si aspettavano un approccio più moderato sulle politiche commerciali nel suo secondo mandato, soprattutto dopo la nomina di Scott Bessent come prossimo Segretario al Tesoro. Gli economisti avvertono che questi dazi potrebbero alimentare l'inflazione già elevata e alterare significativamente i flussi commerciali globali.
La reazione internazionale non si è fatta attendere: il governo canadese ha immediatamente avviato contatti diplomatici per discutere di sicurezza delle frontiere e commercio, mentre Pechino ha ribadito la natura reciprocamente vantaggiosa della cooperazione economica sino-americana, sottolineando i rischi di una nuova guerra commerciale. Il Messico, diventato recentemente il principale partner commerciale degli USA con un interscambio annuo di 800 miliardi di dollari, non ha ancora commentato ufficialmente l'annuncio.
Questo colpo a sorpresa sui dazi conferma le previsioni di un approccio più aggressivo di Trump in politica commerciale, come analizzato nell'articolo scritto qualche tempo fa Quale impatto potrebbe avere sulle principali asset class la vittoria di Trump. La rapida azione sulle tariffe, ancor prima dell'insediamento, suggerisce che il presidente eletto intende mantenere le promesse elettorali sul fronte commerciale, con potenziali ripercussioni significative sui mercati globali.
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