BCE taglia i tassi, il tuo mutuo aumenta: la spiegazione

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Tempo di lettura: 6 min

Partiamo con una domanda. 

Chi è esattamente questa Banca Centrale Europea e come fa a influenzare il tuo mutuo?

Il ruolo della BCE

La Banca Centrale Europea (o BCE) è l'istituzione che governa la politica monetaria dell'area euro. Il suo compito principale è mantenere la stabilità dei prezzi e sostenere la stabilità finanziaria, controllando che l'inflazione rimanga intorno al 2% - una soglia considerata ideale per la salute dell'economia europea.

Per farlo utlizza i tassi di interesse come una leva: quando l'inflazione sale troppo oltre il 2%, la BCE alza i tassi per frenare l'economia e far scendere i prezzi. Quando invece l'inflazione è troppo bassa o l'economia va a rilento, abbassa i tassi per dare una spinta e far ripartire tutto.

Ma a cosa ci riferiamo quando parliamo di “tassi”?

Sono gli strumenti operativi della BCE, tre tassi di riferimento che rappresentano il modo concreto in cui la banca centrale influenza l’andamento dell'economia europea.

Ai fini del nostro video di questi 3 tassi ora ce ne interessa uno in particolare: il tasso sui depositi.

Cosa rappresenta questo tasso? 

Ogni sera le banche europee possono trovarsi nella situazione in cui hanno milioni di euro di liquidità in eccesso che non possono essere lasciati "fermi". Il posto più sicuro dove depositarli è la BCE, che custodisce questi fondi ed in cambio riconosce alle banche un interesse: il tasso sui depositi.

Questo tasso - oggi al 2% - è relativamente basso proprio perché è completamente privo di rischi per le banche.

Ti starai chiedendo: cosa c’entra questo tasso con i mutui, qual è la correlazione? Perché è importante?

La risposta è semplice: perché influenza i mutui a tasso variabile.

In che modo?

Mutui a tasso variabile

Quando una banca ti concede un mutuo a tasso variabile il tasso di interesse non è inventato sul momento ma nasce dalla somma di due componenti:

  • Lo spread: è un margine fisso che ogni banca ricarica per avere un guadagno prestando i soldi ad un mutuatario,
  • L’Euribor: che è il tasso che ci dice quanto costa in media alle banche prestarsi denaro tra loro. 

E qui sta il collegamento chiave perché è proprio l'Euribor a essere direttamente influenzato dal tasso sui depositi BCE.
Quando le banche devono prestarsi denaro tra loro, il tasso sui depositi BCE diventa il loro punto di riferimento naturale.

Perché una banca dovrebbe prestare soldi ad un'altra banca ricevendo un interesse del 2%, quando può depositare quegli stessi soldi alla BCE allo stesso tasso, ma senza alcun rischio?
Il tasso Euribor sarà leggermente più alto del tasso sui depositi perché l’offerta delle banche commerciali sia leggermente più appetibile della Banca Centrale.
A quel punto subentra un altro soggetto a cui potenzialmente la banca può prestare denaro: il mutuatario.

E anche qui il tasso di interesse che la banca chiederà al mutuatario è leggermente superiore al tasso di interesse che offrono altre banche. 

È una questione di costo opportunità: ogni volta che la banca ti presta soldi, sta rinunciando ad alternative più sicure. Se può depositare alla BCE al 2% senza rischi, o prestare ad altre banche al 2,3%, dovrà necessariamente chiederti di più - diciamo il 2,8% o 3% - per compensare il fatto che tu rappresenti un rischio maggiore. Questo è lo spread di cui abbiamo parlato prima. 

Il tasso sui depositi diventa così il “floor”, il "pavimento" dell'Euribor.  Quando la BCE lo abbassa anche l'Euribor scende di conseguenza, perché cambia il punto di partenza delle negoziazioni tra banche.

E quando l'Euribor diminuisce, automaticamente anche la tua rata mensile sei hai un mutuo a tasso variabile.

Questo è quello che è esattamente successo da dicembre 2024 a giugno 2025: la BCE ha tagliato i tassi, facendo scendere di conseguenza l'Euribor. Chi aveva già un mutuo variabile ha quindi beneficiato concretamente di ogni taglio, vedendo diminuire la propria rata mensile. Allo stesso modo, chi ha sottoscritto un nuovo mutuo variabile in questo periodo si è trovato di fronte a tassi più convenienti rispetto a chi lo aveva fatto in precedenza.

Grafico 1: Euribor a 3 (nero), 6 (verde) e 12 (blu) mesi (dicembre 2024 – luglio 2025)

 Grafico 1: Euribor a 3 (nero), 6 (verde) e 12 (blu) mesi (dicembre 2024 – luglio 2025)

Fonte: euribor-rates

Arrivati a questo punto possiamo domandarci: perché un mutuo a tasso fisso non ha avuto un abbassamento? 

Mutui a tasso fisso

Perché lo stesso concetto non si può applicare ai mutui a tasso fisso…

Con i mutui a tasso fisso la logica cambia completamente. Quando una banca ti concede un mutuo fisso a 20 anni al 3%, si sta impegnando a mantenere quel tasso per tutto il periodo, indipendentemente da quello che farà la BCE nel frattempo.

Il problema del costo opportunità qui si ribalta: se domani la BCE alzasse i tassi al 5%, la banca continuerebbe a ricevere da te solo il 3%, rinunciando a tutte le nuove opportunità di investimento che saranno sorte. È un rischio enorme per la banca.

Per questo motivo, i mutui a tasso fisso non seguono il tasso sui depositi BCE di oggi, ma le aspettative su dove andranno i tassi nei prossimi anni. 

Per stimare questi scenari si utilizza infatti un altro tasso: l’IRS (Interest Rate Swap).

E cosa rappresenta questo IRS?

L’IRS non è un tasso deciso dalla banca centrale, ma è un tasso di mercato. 

Rappresenta il tasso al quale i grandi operatori finanziari (banche, assicurazioni, fondi) si scambiano flussi di pagamenti fissi con flussi variabili per un determinato periodo.

È un tasso che incorpora le aspettative collettive degli operatori su cosa succederà nei prossimi anni: se temono che l’inflazione tornerà a salire o che i tassi cresceranno in futuro, anche l’IRS aumenta. Rappresenta il "costo opportunità" a lungo termine per le banche.

Se l'IRS a 10 anni è al 2,5%, significa che il mercato oggi si aspetta che nei prossimi 10 anni i tassi di interesse si aggireranno mediamente intorno a quel livello. 

Se ci pensiamo bene questo è proprio quello che è successo da novembre 2024 a giugno del 2025. 

Mentre sui giornali si leggevano titoli sensazionalistici sui tagli della BCE, i mercati stavano guardando con crescente preoccupazione a quello che succedeva nel mondo: Donald Trump aveva reintrodotto dazi contro l'Europa, le tensioni geopolitiche crescevano, l'inflazione scendeva più lentamente del previsto e i prezzi energetici tornavano a essere instabili.

Tutti questi timori si sono riflessi nei tassi IRS di lungo periodo. Come?

L’IRS a 10 anni è salito dall’1,93% di novembre 2024 al 2,90% di settembre 2025. Allo stesso modo, anche gli altri IRS di lungo termine hanno registrato aumenti simili. Risultato: i nuovi mutui fissi sono diventati più costosi proprio mentre la BCE tagliava i tassi.

Ecco, quindi, il paradosso: mentre l'Euribor (che determina i mutui variabili) seguiva fedelmente i tagli BCE scendendo da X% a Y%, l'IRS (che determina i mutui fissi) si muoveva nella direzione opposta, salendo dal 2,4% al 2,6%. Due mercati, due logiche completamente diverse.

L'Euribor riflette il costo del denaro oggi e reagisce immediatamente alle decisioni BCE. Se i tassi saliranno, salirà remunerazione potenziale prestando soldi alle banche commerciali e quindi chi ti ha erogato un mutuo potrà alzare la pretesa nei tuoi confronti nell’immediato, grazie al tasso variabile. 

L'IRS invece riflette le aspettative su inflazione, crescita e politica monetaria dei prossimi 10-30 anni. È una scommessa su quale potrebbe essere il costo opportunità (cioè le altre offerte cui si rinuncia) per un lungo orizzonte temporale. 

È come se il mercato dicesse: 'Sì, oggi i tassi scendono, ma tra 10 anni potrebbero essere molto più alti a causa di tensioni geopolitiche/inflazione/dazi. E ciò che interessa chi presta il denaro e non può tornare indietro.

Grafico 2: IRS 10 anni

 Grafico 2: IRS 10 anni

Fonte: Financial Times

Conclusioni

Quindi cosa possiamo imparare da tutta questa storia?

Primo: i titoli dei giornali possono essere fuorvianti. Quando leggiamo "la BCE taglia i tassi", istintivamente pensiamo che tutti i prestiti diventeranno più convenienti. Ma come abbiamo visto, la realtà è più sfumata. I tagli BCE influenzano direttamente solo una parte del mercato creditizio.

Secondo: tempistica e tipologia di mutuo fanno la differenza. Chi aveva già un mutuo variabile ha beneficiato immediatamente di ogni taglio BCE, vedendo la propria rata diminuire mese dopo mese. Chi invece cercava un nuovo mutuo fisso si è trovato di fronte a condizioni paradossalmente peggiori, proprio perché il mercato guardava oltre le decisioni immediate della Banca Centrale.

Terzo: le aspettative contano quanto (se non più) della realtà presente. L'IRS non riflette solo i tassi di oggi, ma quello che investitori, banche e mercati pensano possa accadere nei prossimi decenni. Guerre, inflazione, instabilità politica: tutto si riflette nel costo del denaro a lungo termine.

La lezione pratica? Prima di scegliere tra tasso fisso e variabile, non limitiamoci a guardare i titoli dei giornali o le decisioni della BCE. Analizziamo il contesto completo: dove sono diretti i mercati, quali sono le aspettative sull'inflazione, quanto è stabile il quadro geopolitico. Solo con questa visione d'insieme possiamo fare la scelta più adatta alla nostra situazione finanziaria e alla nostra propensione al rischio.

Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda.

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Davide Berti, consulente finanziario

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In un mondo basato sulle dinamiche economiche, dove troppo spesso le conoscenze finanziarie sono limitate o assenti, verificare la professionalità di un consulente è necessario quanto difficile. Per questo affianco al mio lavoro questo progetto di consapevolizzazione.

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