Il segno che spero di lasciare è fatto di impegno, rispetto e attenzione per le persone e per la realtà. È da lì che tutto comincia".
Giorgio Armani si è spento il 4 settembre 2025 all’età di 91 anni. Con lui non è scomparso solo il "Re della moda italiana"...
"Il segno che spero di lasciare è fatto di impegno, rispetto e attenzione per le persone e per la realtà. È da lì che tutto comincia".
Giorgio Armani si è spento il 4 settembre 2025 all’età di 91 anni. Con lui non è scomparso solo il "Re della moda italiana", ma l'ultimo grande imperatore italiano del lusso indipendente. Dietro di sé ha lasciato un impero da 11,8 miliardi di dollari costruito in 50 anni di visione imprenditoriale, e soprattutto un piano di successione che potrebbe diventare un modello per tutte le aziende familiari italiane.
Ma chi è Giorgio Armani? Come ha fatto un piccolo sarto di Piacenza a costruire una macchina da guerra che compete con i giganti francesi? E perché la sua successione potrebbe cambiare le regole del gioco nel mondo del lusso?
La storia di Giorgio Armani
1975. siamo a Milano. Giorgio Armani ha 41 anni e sta per compiere il salto che cambierà per sempre la moda italiana.
Dietro di lui c'è una strada tortuosa: figlio di una famiglia borghese piacentina, aveva iniziato medicina per poi mollare tutto. Il servizio militare, poi nel 1957 l'illuminazione alla Rinascente come vetrinista - un lavoro che gli fa scoprire il potere dell'immagine e dell'estetica.
Otto anni dopo, nel 1965, Nino Cerruti, celebre stilista e imprenditore italiano, lo strappa dai grandi magazzini per affidargli la linea maschile Hitman. È lì che la vita di Giorgio si intreccia con quella di Sergio Galeotti, architetto milanese dal fiuto per gli affari. Sergio vede in Giorgio un talento capace di ridefinire l'eleganza maschile. E soprattutto, vede l'opportunità di trasformare quella visione in un business.
Il 24 luglio 1975, con 10 milioni di lire di capitale, Giorgio e Sergio fondano la Giorgio Armani S.p.A. Il primo anno chiudono con 569 milioni di lire - circa 3,5 milioni di euro di oggi. Un risultato notevole per una società neonata, reso possibile dal network di contatti costruito in sette anni nel settore.
La tragica scomparsa di Sergio nel 1985 segna una svolta. Giorgio rimane solo al comando, e da quel momento sviluppa quella che diventerà la sua caratteristica distintiva: l'ossessione per la perfezione e per il controllo di ogni aspetto dell'azienda. Una mentalità che influenzerà ogni decisione futura.
Gli anni successivi vedono l'ascesa internazionale. Nel 1980 arriva la svolta con American Gigolò: i completi di Richard Gere portano Armani sui red carpet di tutto il mondo. L'anno dopo nasce Emporio Armani per intercettare un pubblico più giovane, seguita da Armani Jeans per il segmento casual.
L'espansione globale degli anni '90 è sistematica: le prime boutique aprono a New York, Tokyo, Londra.
Decennio dopo decennio, l'impero cresce attraverso un mix di crescita organica e acquisizioni strategiche. Giorgio acquisisce fornitori chiave per controllare la filiera produttiva, apre nuovi mercati mantenendo sempre la coerenza del brand, e soprattutto diversifica in settori complementari. Il risultato di questa strategia è un ecosistema integrato che va ben oltre la moda tradizionale.
Le linee moda vanno dal lusso assoluto (Giorgio Armani e Armani Privé per l'alta moda) al segmento più accessibile (Emporio Armani e Armani Exchange per un pubblico più giovane).
La diversificazione lifestyle include Armani Casa per arredamento e design d'interni, Armani Fiori per allestimenti floreali, Armani Dolci per la pasticceria di lusso in partnership con Venchi.
Infine, il segmento sportivo è coperto da EA7, che veste la nazionale italiana alle Olimpiadi dal 2012, sponsorizza l'Olimpia Milano basket e dal 2021 è partner tecnico del Napoli calcio.
Oggi il gruppo ha 8.700 dipendenti ed oltre 2.700 boutique distribuite in 60 paesi.
Fattura 2,3 miliardi di euro con una distribuzione geografica che vede il 49% dei ricavi dall'Europa, il 22% dalle Americhe, il 19% dall'Asia-Pacifico e il 10% dal resto del mondo.
Il gruppo è praticamente privo di debiti e ha una valutazione stimata tra 8 e 10 miliardi di euro, rendendola una delle realtà private di maggiore valore in Italia.
Il patrimonio personale di Giorgio era strettamente legato all'azienda e stimato a 11,8 miliardi di dollari secondo Forbes, posizionandolo al 4° posto tra gli uomini più ricchi del paese.
E in tutto questo tempo è mai cambiato qualcosa nell’assetto proprietario dell'azienda? Per cinquant'anni, la risposta è stata sempre la stessa: no. Giorgio possedeva il 99,9% delle azioni, con solo lo 0,1% alla sua Fondazione. Un controllo totale che pochi imprenditori riescono a mantenere per così tanto tempo.
Nel 2016, a 82 anni, quando era ancora pienamente operativo, Giorgio ha iniziato a progettare qualcosa di diverso. Non una semplice successione, ma una struttura societaria pensata per funzionare anche senza di lui.
Chi erediterà la sua ricchezza?
Il cuore del sistema sono sei categorie di azioni dalla A alla F, ognuna con poteri e diritti diversi. Un meccanismo che risolve problemi concreti: come garantire continuità decisionale, come bilanciare controllo familiare e competenze manageriali, come proteggere la vision aziendale da pressioni esterne.
Come funziona questo sistema? Immaginiamo l'azienda come una torta divisa in fette diverse, dove ogni fetta ha un peso diverso nelle decisioni.
- La Classe A prende il 30% della torta. Ma ogni azione di questa classe vale 1,33 voti invece di uno normale. Inoltre, chi possiede azioni di Classe A può scegliere tre persone per il consiglio di amministrazione, incluso il presidente.
- La Classe F è una fetta più piccola - solo il 10% della torta - ma ogni pezzo vale ben 3 voti. E cosa ancora più importante: chi ha azioni di Classe F sceglie due persone per il consiglio, incluso l'amministratore delegato.
- Le altre classi (B, C, D, E) si dividono il resto in parti uguali del 15% ciascuna, ma hanno solo voti normali.
Il risultato matematico è che chi controllerà le classi A e F avrà in mano il 53% dei voti totali pur possedendo solo il 40% del capitale. Inoltre, nominerà 5 membri su 8 del consiglio, garantendo il controllo operativo.
Ma il sistema ha anche paletti di sicurezza. Serve il 75% dei voti per operazioni straordinarie come fusioni o acquisizioni, e il 51% per approvare le retribuzioni del management.
Lo statuto prevede anche vincoli strategici precisi: divieto di quotazione per i primi cinque anni dall'attivazione (quindi niente IPO prima del 2030), obbligo di distribuire almeno il 50% degli utili agli azionisti, e regole ferree per qualsiasi operazione straordinaria.
Il risultato è una struttura che protegge l'identità aziendale mantenendo flessibilità operativa.
Ma chi sono questi successori? E riusciranno a gestire un impero così complesso?
La distribuzione esatta delle azioni non è stata resa pubblica e sarà definita con l'apertura del testamento. Non è ancora chiaro chi riceverà le classi A e F - quelle che garantiscono il controllo operativo - ma il sistema è stato progettato per concentrare il potere decisionale tra poche persone fidate.
Leo Dell'Orco (72 anni) è l'uomo chiave della transizione. Responsabile del design maschile da 45 anni, è considerato il custode dell'estetica Armani e conosce ogni aspetto del business meglio di chiunque altro. Non è un parente, ma Giorgio lo considerava parte della famiglia.
I familiari portano competenze specifiche: Silvana Armani (69 anni), nipote e figlia del fratello Sergio, dirige il design femminile ed è già nel consiglio di amministrazione. Roberta Armani (54 anni), anch'essa nipote e figlia del fratello Sergio, gestisce le comunicazioni globali e i rapporti con le celebrità. Andrea Camerana (55 anni), nipote e figlio della sorella Rosanna, è responsabile sostenibilità.
La Fondazione Giorgio Armani, pur detenendo ora solo lo 0,1% delle azioni, è il pilastro del piano di successione: funge da custode dell’identità aziendale, vigilando su scelte creative e strategiche con potere di veto per garantire la continuità dei valori del marchio. Un modello che segue esempi di successo come Rolex.
La transizione arriva in un momento particolarmente complesso per il settore del lusso. La nuova leadership dovrà navigare in un panorama competitivo che presenta sfide su più fronti.
Da un lato, le preferenze dei consumatori stanno cambiando. Le nuove generazioni hanno approcci diversi al lusso, valorizzano maggiormente l'autenticità del brand e cercano esperienze più personalizzate. Il digitale è diventato centrale nel processo d'acquisto e nella comunicazione.
Dall'altro, i mercati chiave stanno attraversando non poche turbolenze. Il mercato cinese - che rappresenta circa il 24% dei consumi luxury globali - sta rallentando a causa di difficoltà interne nei consumi. Contemporaneamente, le crisi geopolitiche e l'instabilità internazionale creano incertezza sui mercati globali, complicando le strategie di espansione per tutti i brand.
Perché non si è quotata Armani?
Nonostante Armani la associamo ai grandi del lusso mondiale, l'azienda milanese non ha scelto la strada dei mercati pubblici ed è rimasta sempre privata.
Come mai ciò?
Per cinquant'anni, Giorgio Armani ha mantenuto la sua azienda completamente privata. Una scelta che oggi appare quasi anacronistica in un settore dove i grandi gruppi quotati dominano il panorama. Ma non è detto che sia per forza una scelta errata.
Cosa significa davvero quotarsi per un'azienda del lusso?
Affacciarsi ai mercati finanziari permette alle società sicuramente di ottenere nuovi capitali. Risorse che possono essere usate per finanziare l'espansione, acquisire altri brand o accelerare investimenti strategici.
C’è però un prezzo da pagare: la pressione delle aspettative del mercato. Gli investitori richiedono crescita e margini. Per brand che devono investire anni nello sviluppo delle collezioni, questa dinamica può limitare la flessibilità strategica.
Davanti a questa sfida, il settore ha sviluppato due filosofie distinte.
Da un lato abbiamo le aziende che, come Armani, sono rimaste private. E qui possiamo citare il virtuoso esempio di Chanel che con 20 miliardi di fatturato e margini compresi tra il 20% e il 30%, rappresentano un benchmark di eccellenza nel settore.
Dall’altra abbiamo chi si è quotata con successo come Moncler che dal 2013 ad oggi è passata dai 55 milioni di fatturato ad oltre i 3 miliardi e con un rendimento del titolo di oltre il 200%. Meglio ancora Brunello Cucinelli che dall'IPO del 2012 a 11,60 euro per azione, il titolo ha raggiunto quasi i 100 euro nel 2025 pur rimanendo fedele ai propri valori etici, dimostrando che quotarsi non significa necessariamente sacrificare la propria filosofia aziendale.
Ma i mercati finanziari amplificano tanto i successi quanto le difficoltà.
Non mancano infatti realtà con percorsi più altalenanti: Tod's, quotata dal 2000, ha faticato negli ultimi anni sulla sua strategia di rilancio fino al ritorno al controllo privato della famiglia Della Valle nel 2024; Prada, dopo l'iniziale successo dell'IPO del 2011, ha vissuto anni di volatilità nei profitti per il rallentamento asiatico e il titolo che ha alternato fasi di crescita a brusche correzioni. Chi invece ha deluso le attese è Dr. Martens, sbarcata a Londra nel 2021 con grandi aspettative ma affondata da cinque profit warning consecutivi che hanno ridotto il titolo di circa l’80%.
La scomparsa di Giorgio Armani chiude un'epoca e apre interrogativi concreti sul futuro di uno dei gruppi fashion più rilevanti al mondo. In cinquant'anni, l'azienda ha costruito una posizione di primo ordine nel mercato del lusso rimanendo privata, una strategia che ha garantito controllo ma anche limitato l'accesso ai capitali pubblici per accelerare la crescita.
Il sistema di successione progettato da Armani rappresenta un esperimento interessante. Resta da vedere se questo meccanismo riuscirà a funzionare nella pratica, soprattutto in un settore dove la leadership creativa è spesso determinante per il successo commerciale.
Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda.
Hai dubbi sull'efficienza o la pianificazione del tuo portafoglio di investimenti? Clicca qui e compila il modulo!
Se vuoi rimanere aggiornato sui contenuti finanziari in tempo reale seguimi sulla mia pagina instagram!