Nonostante un contesto macroeconomico complesso, il 2024 si è rivelato sorprendentemente positivo per i mercati finanziari globali. In un periodo segnato da persistenti tensioni geopolitiche e preoccupazioni riguardo la crescita economica, le principali borse mondiali hanno registrato performance eccezionali.
Negli Stati Uniti, l’S&P 500 ha raggiunto per la prima volta quota 6.000, mentre il Nasdaq ha superato i 20.000 punti. In Giappone, il Nikkei superato i massimi del 1989 mentre, in Italia, l’indice Ftse Mib ha chiuso l'anno in positivo, con un solido guadagno del +13% (vedi grafico 1).
Grafico 1: Performance principali indici azionari (2024)
Fonte: Koyfin
Lo slancio sui mercati è stato alimentato da una significativa svolta nelle politiche monetarie globali. Dopo un lungo periodo di inasprimento, la Federal Reserve e le principali banche centrali hanno dato avvio a settembre a una fase di allentamento monetario, inaugurando un atteso ciclo di riduzione dei tassi d'interesse (vedi grafico 2).
Grafico 2: Livello tassi delle differenti Banche Centrali
Fonte: tradingeconomics
Analisi per asset class
Azionario
Il panorama dei mercati azionari globali per il 2025 si delinea in un contesto di potenziale normalizzazione delle politiche monetarie, con aspettative di un progressivo allentamento delle condizioni finanziarie che potrebbero supportare una fase espansiva per le quotazioni. Su questi presupposti, gli analisti di JP Morgan hanno elaborato le proiezioni raffigurate nel grafico 3.
Grafico 3: Target price 2025 – Indici globali
Fonte: JP Morgan
Il mercato giapponese presenta il maggiore potenziale rialzista, con il TOPIX che potrebbe apprezzarsi circa del 10% raggiungendo i 3.000 punti. Rialzi più moderati sono previsti per i mercati emergenti (+5%) e l'Eurozona (+5%), mentre il FTSE 100 britannico presenta il potenziale più contenuto con un +4%. Per quanto riguarda l’America Latina (MSCI LATAM) si stima una crescita circa dell'8% verso quota 2.250 punti, mentre per l'Asia ex-Japan si stima un +6%.
Gli Stati Uniti, mercato di riferimento globale, meritano un'analisi a parte. Wells Fargo è la più ottimista, con un target di 7.007 punti, seguita da Deutsche Bank e Yardeni Research a 7.000, sostenendo che il mercato sottostima la crescita degli utili (+11/14%) e l’impatto dell’intelligenza artificiale. Il consenso medio, invece, si attesta sui 6.500 punti, con previsioni di un PIL USA in crescita del 2,5% e un’espansione dei ricavi aziendali del 5%. View più pessimistica da parte di BCA Research che prevede un target di 4.450 punti, citando rischi di recessione e conflitti commerciali (vedi grafico 4).
Grafico 4: Target price 2025 - S&P 500
Fonte: Bloomberg, Yahoo Finance
Obbligazionari
Dopo un 2024 caratterizzato da performance ancora deludenti sul fronte obbligazionario, gli analisti si mostrano moderatamente più ottimisti, prevedendo ritorni migliori nell'anno a venire, sebbene in un contesto complesso e volatile.
Nel panorama obbligazionario statunitense, mentre i rendimenti delle obbligazioni a breve termine sono diminuiti sensibilmente dal 2023, quelli a lungo termine hanno mostrato, come si può notare nel grafico 5, un trend al rialzo verso la fine del 2024.
Grafico 5: Treasury a 10 anni (in %) da gennaio a dicembre 2024
Fonte: US Bank
Questo riflette un cambiamento di focus da parte degli investitori, che guardano meno ai recenti tagli dei tassi della Federal Reserve e più alla solidità dei dati economici e alle tendenze inflazionistiche.
Per la prima parte del 2025, è plausibile che questa dinamica continui, con rendimenti a lungo termine sotto pressione e prezzi obbligazionari potenzialmente in calo, mentre il mercato resta in attesa di segnali più chiari su inflazione e politica monetaria. Questo scenario potrebbe migliorare le opportunità di ingresso per i nuovi investitori, ma comporterebbe una riduzione del valore di mercato per chi già detiene obbligazioni, poiché un aumento dei rendimenti si traduce in un calo dei prezzi. Charles Schwab, a tal proposito, avverte inoltre che fattori come politiche fiscali espansive, dazi e i crescenti livelli di debito pubblico potrebbero spingere i rendimenti ulteriormente al rialzo.
Nel credito corporate, i fondamentali restano solidi, con una buona redditività aziendale e basso rischio di recessione. BlackRock esprime fiducia nel segmento, mentre altri analisti, come Morningstar, invitano alla prudenza sul high yield, segnalando spread storicamente stretti che potrebbero non bilanciare adeguatamente i rischi.
Sul fronte europeo, il mercato delle obbligazioni governative presenta prospettive stabili, grazie al supporto di una BCE ancora accomodante. In uno scenario macroeconomico di “soft landing”, caratterizzato da una crescita moderata e un rallentamento dell’inflazione senza recessione, i BTP italiani si configurano come un'opzione particolarmente interessante. Le obbligazioni sovrane italiane offrono un rendimento superiore sia rispetto ai Bonos spagnoli e agli OAT francesi, con il decennale a circa 3,6%. Da segnalare anche il fatto che lo spread BTP-Bund si è contratto da 190 a circa 115 punti base, riflettendo una maggiore fiducia sulla sostenibilità del debito italiano.
In generale, la maggior parte degli analisti suggerisce un approccio cauto sulla duration, privilegiando la parte intermedia della curva.
Mercati Emergenti
I mercati emergenti si preparano a un 2025 caratterizzato da molte incertezze. Sebbene la crescita nella regione sia destinata a rallentare, molti paesi stanno cercando di affrontare le difficoltà strutturali con politiche di stimolo e diversificazione economica. Tuttavia, le pressioni geopolitiche, come le potenziali tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, e il contesto di tassi d’interesse globali elevati potrebbero limitare il potenziale di crescita. Gli analisti di JP Morgan prevedono che la crescita dell’aggregato “Emerging Markets” rallenterà dal 4,1% nel 2024 al 3,4% nel 2025, con una performance ancora più contenuta (3,0%) escludendo la Cina.
A livello di singoli mercati, la Cina rimane un punto cruciale. Dopo anni di sovrainvestimenti e crescita alimentata dal debito, l'economia del Paese si trova ora a fronteggiare significative sfide strutturali. Per contrastare questa situazione, Pechino ha lanciato un ambizioso programma volto a ristrutturare il debito locale e stimolare la domanda interna. Le misure sembrano convincere, almeno parzialmente, i mercati: nonostante le persistenti tensioni geopolitiche, l'indice MSCI China ha chiuso il 2024 con un significativo +26%, recuperando parte delle perdite precedenti. Nei prossimi mesi sarà fondamentale monitorare se questo rimbalzo potrà consolidarsi. Sul fronte delle tensioni commerciali, nonostante la possibilità di nuovi dazi USA nel 2025, l'impatto sull'economia cinese potrebbe essere contenuto, dato che le esportazioni verso gli Stati Uniti rappresentano meno del 3% del totale.
L'altro mercato chiave da monitorare nel 2025 sarà l'India. Mumbai, ora seconda piazza nell'indice MSCI Emerging Markets, sta attraversando una fase di rallentamento ciclico: la crescita del PIL si è attestata al 5,4% nel terzo trimestre 2024. Nonostante questa flessione temporanea, le prospettive strutturali di lungo termine rimangono promettenti, sostenute da fondamentali solidi: una demografia favorevole, una governance stabile e livelli contenuti di indebitamento sia nel settore corporate che in quello bancario. Per il 2025, le stime indicano un ritorno della crescita a livelli più sostenuti, tra il 6% e il 7%.
Per quanto riguarda gli altri mercati emergenti:
- EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa): La regione si prepara a una crescita più lenta. La persistente inflazione core e l'alta volatilità dei tassi di interesse potrebbero limitare la possibilità di stimoli economici in molti paesi.
- LATAM (America Latina): Si prevede una crescita superiore alla media, principalmente grazie a una solida ripresa in Argentina. Tuttavia, l'inflazione sopra gli obiettivi comporterà politiche fiscali restrittive e tassi di interesse elevati. Le sfide fiscali rimarranno, ma la regione potrà beneficiare del recupero dell'attività economica.
Materie Prime
Il panorama delle materie prime si preannuncia complesso e frammentato per il 2025, con tendenze divergenti tra i vari settori. Secondo le analisi di World Bank e ING, tre fattori chiave guideranno le dinamiche di mercato: le tensioni geopolitiche, le politiche monetarie e le prospettive di crescita economica globale.
Nel comparto energetico, il petrolio appare orientato al ribasso, con JP Morgan che prevede un prezzo medio del Brent a 73 dollari, pressato dal rallentamento della domanda cinese, dalla crescente diversificazione produttiva e dall'ampia capacità inutilizzata dell'OPEC+. Sul fronte del gas naturale, l'interruzione dei flussi dalla Russia ha spinto il TTF a 50 euro/MWh dai 23 di marzo 2024, anche se ING mantiene una visione cautamente ribassista, confidando nel potenziamento della capacità LNG.
Scenario differente per i metalli, dove i preziosi mostrano prospettive rialziste con l'oro, già ai massimi storici, che potrebbe raggiungere i 3.000 dollari/oz secondo JP Morgan, sostenuto dalle tensioni geopolitiche, dagli acquisti delle banche centrali e dall'allentamento monetario USA. Per i metalli industriali, la World Bank prevede una stabilizzazione nel 2025, con alluminio e rame particolarmente sensibili alla domanda industriale globale.
Il settore agricolo resta esposto a significativi elementi di incertezza, tra possibili tariffe ritorsive sulle esportazioni USA in caso di nuove tensioni commerciali e un'elevata volatilità causata da un mix speculativo-meteorologico per le soft commodity come cacao e caffè.
L'agenda economica della nuova amministrazione Trump, mirata alla riduzione dell'inflazione, potrebbe mettere ulteriore pressione sui prezzi delle commodity, sebbene le tensioni in Medio Oriente e le politiche monetarie espansive potrebbero fornire supporto, soprattutto ai metalli preziosi.
Di seguito i target price per le principali commodity degli analisti di JP Morgan (vedi grafico 6).
Grafico 6: Previsioni JP Morgan - 2025
Fonte: JP Morgan
Conclusioni
Come la storia dei mercati ha più volte dimostrato, le previsioni degli esperti, per quanto autorevoli, possono essere completamente disattese da eventi imprevisti. Basti pensare a chi alla fine del 2022 pronosticava stagflazione e mercati azionari in caduta libera, vedendo poi completamente smentite le proprie previsioni dai rialzi del 2023. Eventi geopolitici inattesi, shock economici o altri fattori esogeni possono infatti influenzare significativamente l'andamento dei mercati.
Per questo motivo, la prospettiva dell'investitore dovrebbe essere orientata al lungo periodo: un portafoglio ben diversificato, infatti, permette di affrontare le fluttuazioni di breve termine senza che queste impattino in modo significativo sul rendimento complessivo, riducendo i rischi associati agli eventi imprevisti.
La pianificazione finanziaria proattiva, fondamentale nel recente passato per gestire volatilità, tassi d'interesse e inflazione, diventerà ancora più cruciale nel 2025, in un contesto dove la persistente pressione dell’inflazione potrebbe rendere più complessa la pianificazione di lungo termine.
Fonti
https://www.jpmorgan.com/insights/global-research/outlook/market-outlook
https://www.morningstar.com/bonds/2025-bond-market-outlook-yields-range-bound-volatile
https://www.schwab.com/learn/story/fixed-income-outlook
https://www.usbank.com/investing/financial-perspectives/market-news/interest-rates-affect-bonds.html
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