Nell’articolo di oggi vedremo come e perché investire in un settore ad alta crescita, con ottime prospettive future e cardine della transizione ecologica per le energie rinnovabili: stiamo parlando dell’idrogeno.
L'idrogeno
Innanzitutto, di seguito, una breve descrizione di che cos’è l’idrogeno, i suoi utilizzi e la sua provenienza.
L’idrogeno è il primo elemento chimico della tavola periodica, H, il più abbondante nell’universo ma quasi mai isolato, infatti è spesso unito ad altri elementi chimici, primo fra tutti l’ossigeno nella nota forma H2O, ma anche con carbonio (CH4) e azoto (NH3). Le sue principali proprietà sono:
- Altamente infiammabile;
- 14 volte più leggero dell’aria;
- Non tossico;
- Rispetto ai combustibili fossili, per percorrere un km, è utilizzato un quantitativo minore.
La sua caratteristica di essere sempre legato con altri elementi, ci porta a spiegare le varie forme di produzione di idrogeno libero e i vari modi per ottenerlo da solo. Per isolare il nostro idrogeno H2 è necessario compiere un lavoro, perciò serve energia per separarlo dagli altri elementi. E’ importante sottolineare che possiamo pensare all’idrogeno come a un vettore di energia, un qualcosa che trasporta energia per poi rilasciarla al bisogno, quindi non è una fonte di energia primaria sulla Terra.
I colori dell'idrogeno
Gli scienziati hanno dato vari colori all’idrogeno, a seconda della sua modalità di estrazione e produzione, dai più sostenibili ai meno ecologici.
- Idrogeno Grigio: il 90% dell’idrogeno viene prodotto così ad oggi, si ricava dal metano (CH4) attraverso una reazione chimica chiamata steam reforming, che purtroppo però libera CO2 nell’ambiente, aumentando così l’effetto serra, con un costo stimato di 1,25-1,5 €/kg;
- Idrogeno Blu: questo tipo di idrogeno viene sempre ricavato da combustili fossili, però la differenza da quello “grigio” è che in questo caso la CO2 non viene liberata nell’atmosfera, ma catturata, “sequestrata” e posta sottoterra, in determinati pozzi per non impattare negativamente l’ambiente, con un costo stimato di 2 €/kg;
- Idrogeno Nero: questo tipo di idrogeno viene prodotto tramite processo di elettrolisi dell’acqua alimentato con il carbone o il petrolio, non sostenibile per l’ambiente;
- Idrogeno Viola: idrogeno prodotto sempre tramite procedimento di elettrolisi dell’acqua, l’energia però viene da una centrale nucleare, quindi non ha comunque impatto per la CO2;
- Idrogeno Verde: questo tipo di idrogeno, infine, è quello per l’appunto green, sostenibile per l’ambiente poiché utilizza energia elettrica proveniente da energie rinnovabili come eolico, fotovoltaico, idroelettrico o geotermico attraverso il processo di idrolisi dell’acqua. Ipotizzando di usare un parco fotovoltaico per fornire l’energia elettrica, il costo attuale sarebbe sui 7-8 €/kg, per poi arrivare nel 2030 a circa 3,7-5,9 €/kg e nel lungo periodo a circa 2,1-4,4 €/kg. Invece, se al posto del fotovoltaico si usasse energia eolica, allora l’idrogeno costerebbe da 4 a 5,2 €/kg, nel 2030 il costo scenderebbe sui 3-3,9 €/kg e nel lungo periodo tra 2-2,8 €/kg.
Il processo di idrolisi dell’acqua richiede molto lavoro e quindi molta energia, questo elevato dispendio di energia, soprattutto rispetto al processo di steam reforming del metano, spiega l’elevata diffusione attuale su scala industriale dell’idrogeno grigio rispetto a quello verde o viola, perché i costi sia negli investimenti azionari sia nell’industria energetica contano, sempre.
Affinché ci sia un vasto sviluppo dell’idrogeno verde come principale motore della transizione ecologica, è necessario che il costo di produzione di questo si abbassi notevolmente e ciò può accadere solamente attraverso la creazione di un’importante infrastruttura per l’idrogeno, in modo tale che diventi scalabile su tutta l’economia e quindi che il prezzo sia veramente competitivo rispetto alla concorrenza data dai combustibili fossili.
Idrogeno e attualità
Questo breve ragionamento deriva anche dal fatto che la Commissione Europea ha individuato nell’idrogeno verde la colonna portante dell’energia pulita per l’Europa così come è stato specificato nel Recovery Fund. Quindi gli sforzi e le intenzioni dell’Unione Europea sono di aumentare molto gli investimenti in questo specifico settore energetico, con il fine utile di rendere più efficienti le trasformazioni green. Nel mese di luglio 2020, l‘UE ha annunciato la sua strategia sull’idrogeno, puntando ad almeno 40GW di elettrolizzatori di idrogeno rinnovabile e alla produzione di 10 megatonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030. L’analisi stima che serviranno 24-42 miliardi di euro di investimenti di capitale per la capacità degli elettrolizzatori fino al 2030. Anche negli Stati Uniti così come in Giappone, Sud Corea e Cina, le varie amministrazioni si stanno impegnando molto per costruire le corrette infrastrutture per lo sviluppo di questa tecnologia e delle sue componenti, quali gli elettrolizzatori, le celle a combustile e i condotti per trasportarlo.
Quali sono i campi di applicazione, i settori industriali che attualmente utilizzano l’idrogeno per creare energia elettrica?
- Classicamente l’idrogeno viene utilizzato nell’industria chimica per sintetizzare l’ammoniaca, il metanolo e per la produzione di idrocarburi.
- Attraverso l’idrogenazione di oli e grassi vegetali si ottengono anche saponi, lubrificanti, vernici e appretti per l’industria tessile.
- Nel settore petrolifero l’idrogeno si usa per l’idrocracking e per i trattamenti di idroraffinazione.
- Anche l’industria metallurgica lo usa per l’estrazione del tungsteno, molibdeno, ferro e rame. Viene utilizzato anche per la saldatura.
- In campo aerospaziale è già utilizzato allo stato liquido come propellente per i vettori, esso viene usato in combinazione con l’ossigeno che, bruciando, danno vita a una forza sufficiente a far “staccare” da terra tonnellate di peso. La nota compagnia Airbus sta progettando un aereo a medio raggio totalmente alimentato a idrogeno disponibile dal 2035.
- Nell’industria navale ci sono molti progetti per sostituire il diesel/carbone con motori elettrici con celle a idrogeno.
- Nell’industria automobilistica c’è un focus per modernizzare il trasporto sui mezzi pesanti come i camion a medio-lungo raggio.
- Nell’industria dei trasporti ferroviari c’è molta ricerca e sviluppo per i primi treni alimentati ad idrogeno creati in Germania da Alstom, società leader nella creazione di treni che farà arrivare in Italia i primi treni regionali a idrogeno nel 2023.
Come avete potuto capire, c’è una vasta applicazione in più settori industriali per l’idrogeno, ma rimane la vera domanda di fondo: sarà la tecnologia principale a sfondare il mercato delle rinnovabili o resterà isolata e in ritardo rispetto alle varie concorrenti sostenibili?
Il futuro dell'idrogeno, investirci o non investirci?
La risposta a questo quesito non è né scontata nè facile infatti, neppure gli esperti del settore energetico hanno la risposta quindi, noi come investitori, dovremo se vale la pena investire in questo trend o meno.
Ricordiamo le criticità dell'idrogeno
Abbiamo elencato i lati positivi dell’idrogeno e le sue vaste applicazioni industriali, tuttavia non mancano alcune criticità ad oggi presenti e che potrebbero veramente rallentare questo settore in via di sviluppo. I principali punti critici sono:
- Infrastruttura sottosviluppata e poco diffusa.
- Costi di produzione dell’idrogeno verde elevati (e sempre maggiori rispetto a quello grigio o blu almeno fino al 2040).
- Rete di trasporto dell’idrogeno nel mondo non diffusa in modo capillare e completo.
- Pochissime stazioni di servizio per il rifornimento di idrogeno per il settore automobilistico (in Italia solo 1 a Bolzano dal 2012).
- Tecnologia in via di sviluppo con tante difficoltà, fino al 2040 la diffusione sarà ancora bassa rispetto alle altre rinnovabili.
Investire in idrogeno
Sottoelencate, vediamo quali sono le indicazioni utili per essere investitori in questo settore che è ancora molto di nicchia:
- Comprare un etf o in alternativa un valido fondo attivo, questo perché in tal modo riusciremo a diminuire il rischio specifico già ben presente in questo investimento settoriale.
- Evitare di comprare singole azioni (stock picking): dobbiamo diversificare il più possibile ed evitare una forte concentrazione che può essere dannosa per il nostro portafoglio.
- Considerate presto in arrivo una forte volatilità, soprattutto nel breve-medio termine.
- E’ un investimento non adatto a profili di rischio moderati o bassi, ma solo per quelli più aggressivi e con alta tolleranza alle perdite e al rischio.
- Il rendimento atteso è elevato con il rischio di essere anche molto deludente se queste società non aumenteranno i loro utili e fatturati (diventando quindi anche sostenibili nel business e non solo ecologicamente).
- Ponderate bene il peso da attribuire a questo settore all’interno del portafoglio e non eccedete seguendo l’emotività.
- Ponetevi in un’ottica di lungo termine (rimanendo ad esempio investiti per almeno 10-15 anni) non badando alle probabili intense oscillazioni del breve-medio periodo.
Infine, è da tenere presente che, destinare una parte del proprio capitale a disposizione dovrebbe essere solo l’ultimo step di una corretta pianificazione finanziaria, processo che può essere fatto solo da un consulente finanziario a voi alleato, nell’esclusivo interesse di farvi raggiungere i vostri obiettivi finanziari nel mondo degli investimenti.
I quesiti sul futuro dell’idrogeno sono tanti, le possibilità di sviluppo su scala non mancano, ma lo stesso vale per le insidie e le difficoltà tecniche.
Solo il tempo ci mostrerà cosa accadrà in futuro in questo settore: nell’attesa godiamoci lo spettacolo, magari con mezzo piede dentro il campo, ma sempre attenti ai cambiamenti!
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