Il riscatto della laurea conviene?

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Il riscatto della laurea rappresenta una sorta di “ponte temporale” che trasforma un periodo dedicato alla formazione, in cui non lavori, in un periodo valido ai fini pensionistici. 

È come se quegli anni trascorsi sui libri fossero improvvisamente riconvertiti in anni di lavoro effettivo, con tanto di contributi versati regolarmente all'INPS.

Immaginiamo per un momento il percorso tipico di un laureato: dopo le scuole superiori, una persona dedica mediamente dai tre ai cinque anni (o più) agli studi universitari. Durante questo periodo, salvo lavori occasionali o part-time, generalmente non vengono versati contributi previdenziali. Ciò crea un “buco” nella storia contributiva che, in un sistema pensionistico sempre più basato sull'anzianità contributiva, può tradursi in un ritardo significativo nell'accesso alla pensione o in un assegno pensionistico ridotto.

La normativa italiana prevede una lista specifica di titoli di studio che possono essere oggetto di riscatto: lauree triennali e magistrali, dottorati di ricerca, diplomi di specializzazione e titoli conseguiti all'estero, purché questi ultimi siano stati formalmente riconosciuti dal Ministero dell'Università e della Ricerca italiano.

Attenzione però: nonostante l'apparente inclusività, esistono alcune limitazioni importanti. Innanzitutto, possono essere riscattati esclusivamente gli anni corrispondenti alla durata legale del corso di studi, il che significa che gli anni "fuori corso" restano automaticamente esclusi. Inoltre, non è possibile riscattare periodi già coperti da contribuzione lavorativa, come nel caso di chi abbia lavorato regolarmente durante gli studi con contratti part-time o a progetto.

Chiarito chi ne può fare richiesta passiamo a capire quali sono i potenziali vantaggi.

Questo strumento offre una duplice opportunità:

  1. Da un lato, il riscatto può incrementare l'importo dell'assegno pensionistico futuro. I contributi versati per il riscatto, infatti, non servono solo ad aumentare l'anzianità contributiva, ma vengono pienamente considerati nel calcolo della prestazione finale. Non li hai versati quando eri studente, li hai versati dopo.
  2. Dall’altro lato, il riscatto può consentire di anticipare l'accesso alla pensione. Aumentando l'anzianità contributiva è possibile raggiungere prima i requisiti necessari per determinate forme di pensionamento. Se sono richiesti almeno 40 anni di lavoro e ne hai lavorati 35, riscattando la laurea raggiungi quella quota. 35+5.

Fin qui tutto sembra molto vantaggioso: “Lavoro 5 anni in meno, pago i contributi in ritardo” quasi troppo bello per essere vero…

E infatti c'è un aspetto da considerare attentamente: il riscatto ha un costo, e non è affatto trascurabile. La domanda cruciale diventa quindi: quanto bisogna effettivamente spendere per trasformare gli anni universitari in anni contributivi?

Nel panorama previdenziale italiano esistono due principali modalità di riscatto, ciascuna con logiche di calcolo diverse: il riscatto ordinario e il riscatto agevolato. 

1.Il riscatto ordinario

    Il riscatto ordinario rappresenta la modalità “classica”, quella che per anni è stata l'unica opzione disponibile. 

    Per chi è entrato nel mondo del lavoro dal 1996 in poi, quindi interamente soggetto al sistema contributivo, il costo si calcola in base al reddito percepito. L’importo si ottiene moltiplicando il reddito annuo imponibile per l’aliquota contributiva INPS (circa 33%) e per il numero di anni che si intende riscattare.

    Facciamo un esempio. Immaginiamo un professionista con un reddito annuo lordo di 38.000 euro che desidera riscattare una laurea magistrale di 5 anni. Applicando la formula, il costo totale sarebbe:

    38.000 € × 0,33 × 5 = 62.700 

    Sono 12.540€ all’anno.

    2. Il riscatto agevolato

      In alternativa, dal 2019, per chi ha iniziato a studiare dopo il 1995, è disponibile una seconda opzione: il riscatto agevolato. 

      Per il riscatto agevolato il costo è fisso per ogni anno di laurea, indipendentemente dal reddito, e nel 2025 è 6.123 € per anno

      Riprendendo l'esempio precedente del professionista che desidera riscattare 5 anni di laurea magistrale, il costo con la modalità agevolata sarebbe:

      6.123 € × 5 = 30.615 €

      Questa opzione offre di fatto uno “sconto” rispetto al riscatto ordinario, perché si basa su un reddito minimale convenzionale anziché sul reddito reale.

      Un esempio reale

      Ok, facciamo un esempio concreto per capire meglio…

      Prendiamo il caso di un lavoratore dipendente di 43 anni, con una retribuzione annua di 24.000 euro. Ha messo da parte dei soldi e sta valutando di riscattare la laurea perché non vuole lavorare fino a 69 anni.

      Quanto costerebbe?

      Il riscatto agevolato costerebbe 30.380 euro. Quello ordinario 39.600 euro. Le formule sono quelle che abbiamo visto prima.

      Bene, a fronte di questa spesa quanto aumenterebbe la sua pensione?

      Senza riscatto, andando in pensione a 69 anni, prenderebbe 21.000 euro all'anno, questo è il nostro scenario base. 

      Con il riscatto agevolato la pensione salirebbe a 22.830 euro all'anno. L'aumento sarebbe di 1.830 euro all'anno, 152 euro in più al mese.

      Con il riscatto ordinario poco di più: € 23.380 all’anno quindi 2.380 euro in più rispetto alla pensione base, ossia circa 198 euro in più al mese.

      Gli converrebbe?

      Facciamo i conti. Supponiamo opti per l’opzione agevolata, quella più economica, spenderebbe 30.380 euro oggi per avere 152 euro in più al mese. 

      Per recuperare l’investimento iniziale, servirebbero circa 16 anni e 7 mesi di pensione. 30.380 euro diviso 152.
      In altre parole, andando in pensione a 69 anni, rientrerebbe della spesa solo arrivando intorno agli 86 anni.

      Considerando che l’aspettativa di vita media è in crescita e che molti oggi vivono oltre gli 85 anni, questa scelta non appare così irragionevole. Potrebbe anche avere un suo senso. Il quadro però cambia radicalmente se introduciamo i mercati finanziari.

      Riprendiamo quei 30.380 euro che il nostro lavoratore avrebbe intenzione di spendere.
      Supponiamo che decida di non versarli all’INPS per il riscatto, ma di investirli in un portafoglio efficiente con un rendimento medio del 4% annuo – una stima prudente.

      Nei 25 anni che lo separerebbero dalla pensione, quella somma potrebbe crescere fino a circa 81.000 euro.

      Arrivato a 69 anni, il lavoratore, prelevando mensilmente solo gli interessi generati dal capitale, porterebbe a casa circa 270 euro al mese.

      Si tratterebbe di un flusso superiore ai 152 euro che avrebbe avuto con il riscatto della laurea.

      In aggiunta il capitale rimarrebbe intatto e, soprattutto, sarebbe sempre disponibile durante tutto il periodo, pronto a coprire eventuali emergenze o grandi spese senza compromettere il flusso mensile di interessi.

      Questo capitale potrebbe anche essere potenzialmente trasmesso ai potenziali eredi, generando così un valore duraturo che va oltre la vita lavorativa.

      Ok, ma se l'obiettivo non fosse aumentare la pensione, ma anticiparla – cioè il secondo vantaggio?

      Magari potresti pensare: "Va bene Davide, non mi interessa l'aumento. Voglio solo smettere di lavorare prima. Spendo i 30.380 euro e guadagno 5 anni di libertà dal lavoro."

      È vero che con il riscatto si può anticipare, ma c'è un aspetto fondamentale da considerare: la pensione calerebbe drasticamente.

      Secondo le simulazioni INPS, con il riscatto agevolato si potrebbe accedere alla pensione anticipata già a 64 anni. La pensione però, non sarebbe più di 21.000 euro – quella prevista a 69 anni: scenderebbe a 16.880 euro all'anno.  Parliamo di una riduzione di 4.120 euro all'anno, ossia circa 343 euro al mese in meno. Per tutta la vita.

      Lo Stato, per anticipare l'erogazione della pensione di 5 anni, recupererà quei soldi riducendo l'assegno mensile. Nel corso di circa 13 anni lo Stato, continuando a risparmiare 4.120 euro all'anno, rientrerebbe dell’anticipo che ti ha dato. Superati 13 anni, comincerebbe a guadagnare a tue spese, perché quei 16.880 euro rimangono la tua pensione per tutta la durata della terza età, con sporadici aumenti per inflazione.

      Ma c'è di più. Spendendo quei 30.380 euro per il riscatto, rinunci al costo opportunità di investirli. Come abbiamo visto, investendo quella somma per 20 anni al 4% annuo, avresti circa 66.500 euro a 63 anni, che ti garantirebbero circa 221 euro al mese di interessi mantenendo il capitale intatto.

      Quindi non perdi solo i 343 euro al mese di pensione in meno, ma perdi anche i 221 euro al mese che avresti potuto generare investendo. In totale, la scelta del riscatto per anticipare ti costa circa 564 euro al mese rispetto all'alternativa di investire e aspettare.

      Se quindi il tuo obiettivo è anticipare la pensione, anche in questo caso, il riscatto non è una delle opzioni più convenienti.

      Conclusioni

      Riflettere sulla propria previdenza futura è indubbiamente responsabile e lungimirante, soprattutto oggi dove il sistema pensionistico pubblico è sempre più incerto. La chiave, però, sta nello scegliere gli strumenti giusti.

      Il riscatto della laurea, come abbiamo visto, presenta criticità che ne limitano fortemente l'appetibilità: costi elevati a fronte di benefici modesti, tempi di recupero lunghi e capitale irrecuperabile una volta versato.

      A meno che tu non ti trovi in situazioni molto specifiche - avere iniziato a studiare prima del 1996 con un reddito molto alto, o dare un valore straordinario al tempo libero rispetto al denaro - il riscatto della laurea è una scommessa con l'INPS che, statisticamente, si perde.

      Per la stragrande maggioranza dei lavoratori, destinare quelle stesse risorse a investimenti diversificati sui mercati finanziari si rivela una scelta più intelligente e redditizia.

      Va infine sottolineato che il costo effettivo e i benefici derivanti dal riscatto della laurea possono variare significativamente da individuo a individuo. Per effettuare una stima precisa, è necessario tenere conto del reddito personale, dell’età, dei periodi già contributivi e delle eventuali deduzioni e detrazioni fiscali applicabili.

      Il messaggio però è chiaro: costruire autonomamente il proprio futuro previdenziale, con strumenti flessibili e performanti, resta quasi sempre la strategia più efficace per garantirsi serenità economica negli anni della pensione.

      Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda.

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      Davide Berti, consulente finanziario

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