La bolla delle dot.com: racconto di una delle più grandi crisi finanziarie della storia

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La bolla delle dotcom è stata una delle più impattanti della storia con il Nasdaq che ha perso il 78% in poco meno di due anni. Il fattore scatenante principale: l’euforia irrazionale degli investitori.

Introduzione alla bolla dotcom

La bolla delle dotcom è stata una delle bolle speculative più grandi nella storia dei mercati finanziari, caratterizzata, come ogni bolla speculativa, da una fase di crescita poderosa ed ingiustificata del prezzo di molte azioni seguito da un improvviso e significativo crollo dello stesso.

La bolla delle dotcom è per certi versi molto simile, in termini di sviluppo ed epilogo, alla bolla dei tulipani: l’unica differenza è inerente all’oggetto del desiderio degli investitori, in questo caso le azioni delle aziende tecnologiche statunitensi mentre nel caso della bolla dei tulipani, appunto, il tulipano (La bolla dei tulipani: racconto della prima bolla finanziaria della storia)

Gli inizi e lo sviluppo della bolla

La bolla delle dotcom si è sviluppata tra il 1997 e il 10 marzo del 2000 e vede come protagoniste, come suggerisce il termine dotcom, le aziende tecnologiche statunitensi. A partire dalla quotazione di Netscape del 1994 si diffuse il concetto di New Economy, un nuovo ciclo economico che si poneva in contrasto alla Old Economy.

Sulle ali dell’entusiasmo per il nuovo paradigma economico molte società la cui idea di business era legata ad internet iniziarono a quotarsi. Nella seconda metà degli anni Novanta si assistette quindi ad un fenomeno del tutto irrazionale: moltissime società tecnologiche che operavano in perdita videro le proprie quotazioni schizzare alle stelle per via dell’euforia che c’era tra gli investitori per il nuovo paradigma della New Economy. All’epoca dei fatti, investitori retail ed esperti del settore allocavano i propri capitali in aziende il cui business era legato ad internet e le cui valutazioni erano del tutto scollegate dalla realtà per speculare su una rapida ascesa nel prezzo delle azioni.

La bolla, iniziata nel 1994, venne alimentata a partire dal 1997, anno in cui gli afflussi di capitali nelle aziende del Nasdaq iniziarono a far registrare livelli record. Nel 1999 il 39% degli investimenti di fondi di venture capital affluì in aziende il cui business era legato ad internet e nello stesso anno si assistette a 457 IPOs (initial pubblic offerings), gran parte delle quali erano di aziende legate al mondo Internet.

I flussi di denaro destinati all’acquisto di capitale delle aziende tech raggiunsero livelli record anche in virtù del regime di tassi bassi che caratterizzò la prima metà degli anni Novanta. Il grafico 1 mostra l’andamento del FED Fund Rate, il tasso di riferimento negli Stati Uniti.

Grafico 1 – L’andamento del FED Fund Rate negli anni Novant

L’andamento del FED Fund Rate negli anni Novanta

Fonte: https://fred.stlouisfed.org/series/FEDFUNDS#

Come evidenzia il grafico, a partire dal 1990 la FED decise per un taglio dei tassi, variabile che agevolò l’accesso al credito per famiglie ed imprese con la finalità di rilanciare l’economia statunitense entrata in recessione.

Famiglie, imprese, investitori e fondi, visto il facile accesso al denaro in prestito, lo impiegarono per acquistare azioni di aziende tech, alimentando la bolla speculativa iniziata nella seconda metà dell’ultimo decennio del Novecento.

Lo scoppio della bolla – marzo 2000

L’euforia per i titoli tecnologici del Nasdaq raggiunse il suo apice nei primi mesi del 2000. Il grafico 2 mostra le performance dell’indice che replica l’andamento delle principali aziende tech statunitensi evidenziando come le quotazioni dello stesso siano più che quadruplicate nel giro di cinque anni, passando da circa 1000 punti a più di 5000.

Grafico 2 – L’andamento del Nasdaq durante la bolla delle dotcom

L’andamento del Nasdaq durante la bolla delle dotcom

Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Dot-com_bubble#/media/File:Nasdaq_Composite_dot-com_bubble.svg

La forte crescita dell’indice, basata sui concetti di “futuro”, “progresso”, “new economy”, “internet” e “sviluppo” arrivò al suo apice nel momento in cui gli investitori si resero conto dei numeri deludenti di molte aziende tech dopo il rilascio dei bilanci nei primi mesi del 2000.

Il Nasdaq dopo aver raggiunto il proprio apice il 10 marzo del 2000 toccando quota 5048 punti in poco meno di due anni perse il 77%, raggiungendo quota 1139 nell’ottobre del 2002.

Tra le poche aziende che sono sopravvissute alla bolla delle dotcom e che ancora oggi è tra le più importanti società del mondo c’è Amazon. La società fondata da Jeff Bezos nel 1994 si quotò nel 1997 al prezzo si 18$ per azione e durante l’euforia irrazionale che caratterizzò la fine degli anni Novanta raggiunse i 100$. Con lo scoppio della bolla il prezzo delle azioni tornò ai livelli di IPO, ossia in zona 9$.

Conclusioni – l’euforia irrazionale può portare a pesanti perdite

La bolla delle dotcom è stata una delle principali crisi delle storie della finanza internazionale. La crescita delle quotazioni di aziende giustificate solamente dalle aspettative per il futuro e non da fatturato, utili, cash flows e margini ha portato moltissimi investitori a perdere gran parte dei propri risparmi.

L’investimento sui mercati finanziari non è un gioco: non si devono allocare risorse in azioni di aziende solamente perché si pensa che il loro business sia “del futuro” in quanto si rischia di farsi parecchio male.

Seguire le masse e investire senza considerare i fondamentali di un’azienda sono elementi che segnalano la formazione di una bolla finanziaria. Con il senno di poi, quanto accaduto negli anni Novanta presenta moltissime analogie rispetto a quanto accaduto nel Settecento con la bolla dei tulipani: un investitore avveduto avrebbe potuto riconoscerne i segnali ed evitare di seguire la folla agendo contro il proprio istinto irrazionale.

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Davide Berti, consulente finanziario

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