Era il lontano 1999 e negli Stati Uniti, da qualche anno, le quotazioni delle aziende tecnologiche del Nasdaq continuavano a gonfiarsi imperterrite, alimentate dall’euforia irrazionale degli investitori statunitensi. In Italia l’onda dell’euforia statunitense inizio ad arrivare con i primi mesi del 1999, con la coniazione del termine “new economy”, appellativo che portò molti investitori ad allocare i propri capitali in aziende attive proprio in questo nuovo segmento dell’economia digitale, le cui aspettative di crescita, nel nuovo paradigma che stava prendendo piede, erano esageratamente ottimistiche.
Con il termine “new economy” si fa riferimento allo sviluppo senza precedenti legato alla diffusione di Internet e di tecnologie informatiche che prese il via dagli Stati Uniti per culminare con lo scoppio della bolla delle dot.com (https://davideberti.it/blog/la-bolla-delle-dot-com-racconto-di-una-delle-piu-grandi-crisi-finanziarie-della-storia?highlight=WyJkb3QiXQ==).
In Italia il nuovo paradigma della “new economy” vedeva tra le principali aziende interessate attive nel settore IT Tiscali e Finmatica, ma molte altre aziende quotate in Borsa raggiunsero quotazioni insensate solamente aggiungendo alla propria ragione sociale “.com” o qualche altro riferimento ad internet e alle tecnologie informatiche. Proprio su Tiscali si concentrerà questo approfondimento al fine di comprendere l’euforia irrazionale che ha travolto i risparmiatori italiani, estasiati dal nuovo paradigma.
Il caso Tiscali
Tiscali fu una delle prime aziende innovative operative nel settore dell’IT, rappresentando la nuova frontiera delle comunicazioni, dell’internet technology e della telefonia fissa, proponendosi, grazie alle politiche di liberalizzazione nel settore dei servizi telefonici, come la principale competitor di Telecom.
Nel 1999, con la forte crescita delle quotazioni delle aziende tech statunitensi, Tiscali fece la propria apparizione in Borsa, quotandosi con un prezzo di collocamento pari a 46€ per azione e raggiungendo nella giornata borsistica successiva i 73€ per azione (circa +60% in un solo giorno).
Gli investitori italiani, consapevoli di quanto stesse accadendo negli Stati Uniti al prezzo delle azioni tech e vedendo la forte crescita di prezzo nel primo giorno di quotazione, iniziarono ad acquistare in massa le azioni di Tiscali, portandole a raggiungere nel marzo del 2000, in poco più di 5 mesi dalla sua quotazione, un prezzo massimo di 1197€ per azione, in aumento di circa il 2500% rispetto al prezzo di collocamento.
Con la forte crescita immediatamente successiva al prezzo di quotazione, Tiscali raggiunse una capitalizzazione di mercato pari a 18 miliardi di euro, superando Fiat che all’epoca vantava una capitalizzazione di “appena” 13 miliardi.
Il grafico 1 mostra l’andamento del prezzo di Tiscali in seguito alla sua quotazione.
Grafico 1 – L’andamento del prezzo azionario di Tiscali, 1999-2024
Fonte: google finance
Così come fu repentina l’ascesa di prezzo, anche il crollo fu altrettanto rapido. Dopo aver sfiorato i 1200€ per azione, il prezzo del titolo iniziò una velocissima fase di declino dimezzandosi entro fine marzo 2000.
Da lì a pochi giorni il prezzo delle azioni Tiscali tornò a 40€ e, come mostra il grafico 1, ad oggi il prezzo dell’azione è pari a circa 60 centesimi con l’azienda che ha cambiato nome in Tessellis in seguito alla fusione con Linkem.
Chi ha acquistato azioni Tiscali nel pieno del boom non rivedrà mai la propria posizione tornare in parità e al momento ha azioni in perdita del 99% in portafoglio.
Cosa ci insegna la storia di Tiscali?
La storia di Tiscali ci lascia in eredità alcuni insegnamenti, capisaldi che ogni risparmiatore deve considerare prima di effettuare ogni scelta di investimento in singoli titoli azionari:
- Prima di acquistare singole azioni fai una valutazione ponderata e cerca di capire se il valore intrinseco della società sia superiore o inferiore al prezzo attuale. Tale insegnamento viene direttamente da Warren Buffett, uno dei più grandi investitori in singole azioni del mondo (https://www.davideberti.it/blog/il-metodo-con-cui-warren-buffett-e-diventato-uno-dei-piu-grandi-investitori-di-sempre). Warren Buffett consiglia, prima di acquistare azioni di una società, di valutare se il valore intrinseco della stessa, dato dalla crescita attesa delle principali metriche di bilancio aziendale, vada a rispecchiare le attuali valutazioni di mercato. Se il prezzo che ha oggi un’azione è giustificato solamente da una crescita di ricavi e utili irraggiungibili allora forse è meglio evitare l’acquisto dell’azione;
- Non investire in azioni di cui non ne capisci il business. Anche questo secondo insegnamento prende ispirazione da Warren Buffett; se non capisci il business in cui è attiva una società, non acquistarne le azioni. Se chiedete a coloro che hanno acquistato azioni di Tiscali a più di 100€ euro per azione nel 1999 saranno davvero in pochi a saper rispondere esattamente alla domanda “Cosa faceva di preciso Tiscali?”;
- Non farti guidare dall’emotività ma sii razionale. I mercati finanziari trasferiscono capitali da coloro che sono impazienti a coloro che sono pazienti. Coloro che hanno deciso di destinare i propri risparmi alle azioni Tiscali nel 1999 per moltiplicare la propria ricchezza probabilmente sono rimasti incastrati nella posizione e, ad oggi, potrebbero aver ancora in carico le azioni con predite enormi. Prendere scelte di investimento dettate solamente dall’emotività porta, nella gran parte dei casi, a perdite finanziaria. Prima di acquistare un’azione fate tutte le valutazioni appropriate, considerando la vostra potenziale reazione in caso di forte perdita;
- Se puoi, elimina il rischio specifico. Investendo in singole azioni ti assumi il rischio specifico, eliminabile acquistando un paniere di azioni per mezzo di appositi strumenti, quali ad esempio gli ETF. Chi ha acquistato singole azioni del Nasdaq 100 nei primi anni 2000 potrebbe aver visto azzerarsi le quotazioni di alcune di queste, travolte dalla bolla delle dot.com. Chi invece ha acquistato sui massimi e mantenuto in portafoglio l’ETF sul Nasdaq ha recuperato nel 2014 le perdite e, nel caso avesse ancora la posizione in portafoglio a giugno 2024 il profitto sarebbe di circa il 300%. Il rischio specifico lo si può eliminare con la diversificazione, arma preziosa per gli investitori di lungo periodo.
Conclusione - la pianificazione prima della speculazione
Il racconto della bolla della new economy e del pump and dump di Tiscali tra il 1999 e il 2000 ci ha permesso di trattare i principali capisaldi che ogni investitore che acquista singole azioni deve tenere ben presente.
Il caso di Tiscali, così come altre bolle su singoli titoli dettate dalla FOMO, ossia dalla fear of missing out, ci lasciano un altro importante insegnamento: i mercati finanziari sono un mezzo utile per la pianificazione efficiente, non per la speculazione. Veniamo spesso attratti da storie di investitori retail che, come nel recente caso di Gamestop, hanno fatto milioni di dollari partendo da poche migliaia di dollari grazie al pump and dump su singoli titoli. Queste storie attirano l’attenzione di molti investitori retail che pensano di poter arricchirsi facilmente con l’acquisto di una singola azione sulla quale si stanno concentrando gli acquisti di molti investitori e il cui prezzo sta schizzando; il 99% degli investitori resta spesso incastrato in queste speculazioni, perdendo il capitale (e per conferma chiedere a chi ha acquistato Tiscali nel 1999 e non ha venduto prima del marzo del 2000).
Anziché vedere impropriamente i mercati finanziari come “luogo” dove “giocare in Borsa” è bene vedere i mercati finanziari per quello che realmente sono: luogo virtuale dove chi ha un surplus di capitali li presta a chi ne ha bisogno in cambio di un rendimento atteso, rendimento atteso che aumenta al calare dell’affidabilità di chi ha ricevuto il nostro capitale. Con pianificazione e ponderazione, allocando i propri capitali in maniera efficace ed efficiente, i mercati finanziari hanno il potenziale di generare rendimenti di lungo periodo direttamente proporzionali al rischio assunto.
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