Il comparto obbligazionario è molto vasto e ogni investitore può implementare molteplici strategie di investimento. È meglio avere singole obbligazioni o ETF obbligazionari in portafoglio?
Dopo un lunghissimo periodo di tassi a zero, le obbligazioni sono tornate ad offrire rendimenti nominali interessanti, garantendo talvolta rendimenti lordi anche nell’ordine del 4% annuo.
Negli anni precedenti alla crisi Covid avevamo assistito al fenomeno del T.I.N.A, “there is no alternative”: con tale acronimo si indica una fase in cui le quotazioni del mercato azionario crescono, sospinte dal fatto che gli investitori non vedano alternative di investimento per i loro soldi per via di scarsi rendimenti offerti dalle altre asset class.
Nell’ultimo periodo invece l’innalzamento delle curve dei rendimenti dell’obbligazionario statunitense ed europeo ha portato gli investitori alla riallocazione dei propri capitali, aumentando l’esposizione ai titoli a reddito fisso al fine di garantirsi un rendimento per un determinato numero di anni.
In questo approfondimento andrò a valutare pro e contro dell’investimento diretto in singole obbligazioni rispetto ad un ETF obbligazionario, valutando quale delle due alternative sia da prediligere nei vari scenari.
Cosa sono le obbligazioni e cos’è un ETF obbligazionario?
Le obbligazioni attribuiscono all’investitore il diritto a ricevere, alla scadenza del titolo obbligazionario, il rimborso del capitale versato più un prestabilito tasso di interesse (cedola). Esistono molti tipi di obbligazioni, differenti a seconda di emittente, cedola, scadenza, prezzo di emissione, prezzo di rimborso e rendimento atteso a scadenza e per approfondire tutte le caratteristiche basilari del mondo del reddito fisso ti rimando ad un precedente approfondimento. (Obbligazioni: i must-know dell'investitore)
Un ETF obbligazionario è un fondo a gestione passiva che investe i capitali in un determinato indice obbligazionario, andando a replicarne i rendimenti. Il principale vantaggio di un ETF obbligazionario è quello di consentire all’investitore di diversificare il proprio portafoglio investimenti mediante l’acquisto di un solo strumento, l’ETF in questione, abbattendo i costi e massimizzando l’efficienza.
Le differenze tra l’acquisto di singole obbligazioni e l’acquisto di un ETF obbligazionario sono molteplici e la tabella 1 vuole evidenziare le principali.
Tabella – Le differenze tra singole obbligazioni ed ETF obbligazionari
Singole obbligazioni |
ETF obbligazionario |
|
Costi di ingresso |
Commissione di negoziazione stabilita dal broker |
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Costi di mantenimento |
Imposta di bollo (0,2%) |
TER dell’ETF + imposta di bollo (0,2%) |
Rischiosità |
Dipende dal rating dell’emittente e dell’emissione. Comunque legata all’andamento del Paese/società/ente emittente |
Dipende dall’indice replicato. Dal momento che i sottostanti dell’indice sono molteplici la rischiosità viene ridotta |
Flussi di cassa |
Rappresentati dalle cedole (se l’obbligazione le prevede) |
Previsti se l’ETF è a distribuzione, non previsti se l’ETF è ad accumulazione |
Rendimento atteso a scadenza |
Conosciuto ex ante e determinato in base a cedola, prezzo attuale, prezzo di rimborso e scadenza (Calcolatore di rendimento per le obbligazioni e per i titoli di Stato(BTP, BOT, CTZ, CCT)) |
Dipende dal benchmark replicato e varia a seconda di duration e politica monetaria di una determinata area |
Maturity |
Data precisa |
NON maturano in quanto la duration viene mantenuta costante. Il prezzo dell’ETF varierà a seconda del rollover tra le varie obbligazioni, rollover finalizzato a mantenere la replica dell’indice |
Liquidità |
Dipende dall’emissione. Talvolta molto illiquide con bid-ask spread elevati |
Dipende dall’indice replicato ma tendenzialmente gli ETF obbligazionari sono molto liquidi |
Compensazioni fiscali |
Possibilità di compensare minusvalenze pregresse in caso di plusvalenza realizzata su titoli di Stato (non tutti) |
Reddito da capitale che non va a compensare minusvalenze pregresse |
Fonte: elaborazione Ufficio Studi Davide Berti
La principale differenza tra una singola obbligazione ed un ETF obbligazionario sta nella maturity: l’obbligazione ha una data di scadenza precisa, data che va a determinare il rendimento atteso ex ante dall’investimento; l’ETF obbligazionario non matura mai in quanto la durata finanziaria viene mantenuta costate al fine di replicare fedelmente il benchmark di riferimento. Infatti, ad esempio, se il benchmark di riferimento è l’obbligazionario italiano con scadenza 4 anni, il fondo deve attuare strategie di rollover finalizzate a sostituire i titoli che stanno per maturare o che fanno sì che la duration sia inferiore ai 4 anni.
Una seconda differenza che potrebbe determinare la scelta tattica di un singolo titolo obbligazionario piuttosto che un ETF obbligazionario è rappresentata dalla possibilità di compensare minusvalenze pregresse (Compensazione di minusvalenze pregresse. Come fare?). Gli ETF, da un punto di vista fiscale, non permettono di compensare eventuali minusvalenze pregresse; d’altra parte un BTP in plusvalenza consente di efficientare la propria posizione fiscale, compensando fiscalmente minusvalenze pregresse.
Oltre al discorso fiscale, la principale differenza tra le due alternative sta nel rollover: a partire da tale differenza è possibile ipotizzare differenti scenari e valutare la convenienza delle due tipologie di strumento finanziario in determinati contesti di mercato. Facciamo ora un esempio che ci aiuterà a capire i ragionamenti che ogni investitore dovrebbe fare prima di investire i propri risparmi nell’una o nell’altra alternativa.
Rialzo dei tassi in prossimità della scadenza di un’obbligazione a lunga duration acquistata 10 anni fa
Immaginate di acquistare oggi un BTP con scadenza decennale e un rendimento a scadenza del 4% annuo e un ETF ad accumulazione che replica l’andamento dei BTP con scadenza decennale. Dopo 9 anni dall’acquisto sapete con certezza i flussi di cassa che ha generato il singolo BTP (cedola) e l’aumento di prezzo che ha avuto dal momento che, a scadenza, rimborserà 100. D’altra parte la redditività dell’ETF ad accumulazione è rappresentata dal differenziale di prezzo tra il prezzo attuale e il prezzo in fase di acquisto.
Ipotizziamo che, dopo 9 anni di tassi invariati, a ridosso della scadenza del BTP, la BCE decida per un inatteso rialzo dei tassi. In tal caso il prezzo del BTP, ormai prossimo alla scadenza, non subirebbe variazioni significative; d’altra parte, l’ETF sui BTP con scadenza decennale subirebbe un’importante variazione diminutiva di prezzo secondo la relazione che lega i tassi di interesse e i prezzi delle vecchie emissioni obbligazionarie (Perché l’aumento dei tassi fa scendere il prezzo delle obbligazioni?).
Nel caso in cui l’investitore avesse voluto una scadenza decennale per una rivalutazione certa ad una precisa data di scadenza (a meno di fallimento dell’Italia), la scelta della singola emissione, ipotizzando il reinvestimento di eventuali cedole nel titolo sottoscritto, avrebbe dato una redditività superiore rispetto all’ETF obbligazionario.
Dall’esempio emerge quindi come l’effetto rollover degli ETF obbligazionari sia una delle principali variabili che ogni investitore dovrebbe considerare prima di procedere con l’investimento. Se l’obiettivo dell’allocazione obbligazionaria è quella di avere una rivalutazione del capitale ad una precisa data in quanto tali capitali rivalutati saranno impiegati per l’acquisto, ad esempio, di un’automobile, conviene propendere per singole emissioni obbligazionarie dalla scadenza prestabilita, dove l’unica incognita che va ad intaccare il rimborso a scadenza è il default dell’emittente. D’altra parte, in caso di una struttura di portafoglio con obiettivi di lungo periodo ha più senso l’inserimento di un ETF obbligazionario dal momento che questo permette di diversificare (riducendo il rischio di default di un emittente), garantisce flessibilità e permette di esporsi a mercati altrimenti irraggiungibili per l’investitore retail.
Conclusione
La scelta tra ETF obbligazionario o singole obbligazioni deve essere quindi presa in funzione degli obiettivi dell’allocazione, considerando ETF obbligazionari per esporsi a differenti mercati con un costo bassissimo in caso di obiettivi di lungo periodo e considerando singoli titoli a reddito fisso di emittenti investment grade in caso di necessità di rivalutazione di una parte dei propri risparmi.
La presenza di eventuali minusvalenze pregresse deve essere considerata dall’investitore che vuole efficientare la propria posizione fiscale di breve, riducendo l’onere su eventuali plusvalenze realizzate mediante l’acquisto di un titolo di Stato.
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