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Dopo aver analizzato i fondi comuni di investimento, in questo articolo ci soffermeremo ad analizzare gli Exchange Traded Funds, conosciuti più comunemente con il nome di ETF.
A differenza dei fondi comuni di investimento che hanno una gestione attiva, gli ETF possono contare su una gestione passiva. Non vi è un gestore che seleziona le azioni da inserire nel portafoglio dell’investitore: gli ETF inseriscono automaticamente all’interno del portafoglio tutti i titoli presenti sui mercati finanziari. L’andamento dell’ETF selezionato è quindi fortemente correlato a quello dell’indice di riferimento e si può quindi dire che gli ETF replicano il mercato sottostante.
Per approfondire il tema degli etf leggi anche i miei articoli intitolati “La gestione passiva: cos’è? Quanto costa?” oppure anche “ETF: vantaggi e svantaggi”.
Un ETF può essere strutturato:
Ma quali sono gli elementi a cui bisogna fare attenzione quando si selezionano gli ETF? In primo luogo è importante inserire nel portafoglio ETF non piccoli, in quanto potrebbero esserci problemi relativi ai volumi di negoziazione e agli scambi; in secondo luogo è necessario guardare alla solidità dell’emittente; in terzo luogo è fondamentale verificare che essi siano a replica fisica; infine è necessario considerare l’età del fondo.
Rispetto a questo ultimo punto occorre fare una precisazione: è consigliato inserire nel portafoglio degli ETF che abbiano già un po' di anni di storico. Con il trascorrere degli anni nascono tanti nuovi ETF ma bisogna sottolineare che come molti nascono altrettanti ne muoiono. Andando a selezionare un ETF con uno storico importante, si può capire se questo nel tempo abbia sempre fatto il “suo” nel seguire l’indice di riferimento, se sia stato solido e se non abbia avuto alcun problema relativo agli scambi e alla liquidità.
Esistono 2 varianti di ETF comuni:
La scelta di una tipologia di ETF piuttosto che l’altra dipende dagli obiettivi di investimento del singolo soggetto. Se l’investitore ha intenzione di investire il proprio capitale per farlo crescere il più possibile nel tempo, non avendo la necessità di prelevare il reddito derivante dall’investimento, è caldamente consigliato che questo investa in ETF ad accumulazione. Se invece l’investitore ha un capitale ben consolidato e vuole integrare il proprio reddito o vivere di rendita con il capitale, ha senso che compri ETF a distribuzione per godere dei dividendi staccati.
Un’altra differenza che distingue i fondi comuni di investimento dagli ETF è che questi ultimi hanno costi di gestione molto bassi. Ciò accade perché la gestione è passiva e quindi non vi è un gestore che seleziona i titoli. Per capire l’ordine di grandezza del costo: un ETF ha costi in media al di sotto dello 0,50% l’anno (addirittura alcuni arrivano ad avere costi pari allo 0,03%).
Il più classico esempio di ETF che viene spesso menzionato è l’“MSCI World”. L’“MSCI World” è un ETF azionario che ha l’obiettivo di replicare l’andamento degli indici mondiali e investe su tutto il mondo. Il vantaggio di questo specifico strumento risiede nel fatto che permette di avere delle piccole porzioni di tutte le società mondiali. Da sapere infatti che l’MSCI diversifica in circa 1612 titoli a livello globale e in 23 paesi differenti. Con questo strumento vi è quindi la possibilità di diversificare a pieno i propri investimenti.
Dopo aver analizzato e compreso le principali caratteristiche e differenze tra ETF e fondi comuni di investimento, l’investitore dovrebbe avere capito che in un’ottica di medio-lungo termine conviene avere un approccio ibrido tra fondi ed ETF (con prevalenza di questi ultimi nel portafoglio). Se il singolo soggetto non è in grado di fare una selezione dei fondi, ha molto più senso che compri esclusivamente ETF. Nel caso in cui l’investitore ha competenze nella fund selection, potrebbe essere più conveniente, talvolta, che acquisti qualche fondo piuttosto che ETF.
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