Fondi flessibili. Ha senso averne in portafoglio?

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Tempo di lettura: 6 min

 I fondi flessibili sono prodotti particolarmente diffusi tra i portafogli degli italiani. Non tutti sanno però il grande rischio derivante dall’investimento in tali strumenti.

I fondi comuni di investimento

Con il termine fondo comune si intende uno strumento di investimento che alloca i capitali raccolti tra i risparmiatori in attività finanziarie, rispettando le regole del proprio mandato. Ad esempio, un fondo comune che investe sull’azionario italiano dovrà allocare una quantità minima stabilita dal proprio mandato in azioni italiane, non potendo ad esempio acquistare azioni di altre zone geografiche.

Un fondo comune è suddiviso in tante quote, ossia in parti unitarie che l’investitore può acquistare per investire in quel determinato fondo.

Assogestioni fornisce una macro-categorizzazione dei fondi comuni di investimento, individuando cinque categorie: azionari, bilanciati, obbligazionari, liquidità e flessibili; ogni macro categoria si differenzia per la percentuale minima e massima di investimento azionario.

La tabella 1 mostra le cinque macro-categorie di fondi comuni identificate da Assogestioni, evidenziando i range percentuali di azioni che ognuna può avere tra le proprie attività.

Tabella 1 – La categorizzazione dei fondi comuni, Assogestioni

Macro-categoria

Percentuale massima di azioni

Fondi di liquidità

0%

Obbligazionari

0% (ad eccezione degli obbligazionari misti che possono investire fino al 20% del portafoglio in azioni)

Bilanciati

Tra il 10% e il 90% del portafoglio

Azionari

Almeno il 70% del portafoglio

Flessibili

Nessun vincolo

Fonte: elaborazione su dati Assogestioni, https://www.assogestioni.it/sites/default/files/docs/guida-alla-classificazione-2003-.pdf

Compresa la macro-categorizzazione dei fondi comuni di investimento, scopo di questo approfondimento è analizzare i fondi flessibili, evidenziando pro e contro di un prodotto particolarmente diffuso tra i portafogli degli investitori italiani.

Focus: i fondi flessibili

I fondi flessibili sono fondi comuni che non hanno vincoli sull’asset allocation di base. Cosa significa? Significa che acquistando un fondo flessibile si va ad investire tendenzialmente sull’ignoto, fidandosi ciecamente del gestore e delle sue abilità.

I fondi flessibili non sono soggetti ad alcun vincolo non avendo un benchmark da dichiarare quale proxy della loro composizione. Il fondo flessibile va ad investire in molteplici mercati, assumendosi più fattori di rischio, con la peculiarità di poter modificare la propria composizione, sia in termini di asset allocation sia in termini di prodotti, senza alcuna limitazione.

Tale caratteristica, ossia l’assenza di precisi vincoli da rispettare, rende i fondi flessibili potenzialmente interessanti dal momento che il gestore è libero di muovere tatticamente i sottostanti al fine di sovrappesare determinate asset class in particolari fasi di mercato a discapito di altre. Tale peculiarità, ossia credere che il fondo flessibile sia un fondo capace di adattarsi ad ogni contesto di mercato, ha contribuito al successo che tale categoria di prodotti ha avuto in Italia.

La tabella 2 mostra la numerosità e gli asset under management delle principali categorie di fondi flessibili, evidenziandone la grande diffusione.

Tabella 2 – Numerosità e AUM dei fondi flessibili, dati aggiornati a febbraio 2023

Categoria

Numero

AUM (mld)

Flessibili Europa

43

5,0

Flessibili globale

520

216,5

Flessibili prudenti Europa

23

6,3

Flessibili prudenti globale

106

51,1

Flessibili Dollaro USA

60

67,9

TOTALE

752

346,8

Fonte: elaborazione su dati Quantalys, https://www.quantalys.it/Article/Consultation/43552

Dato il successo avuto da tale tipologia di fondo viene spontanea una domanda: il successo è giustificato da vantaggi e performance sistematicamente positive oppure non ha fondamento?

Vediamo nel dettaglio vantaggi e svantaggi dei fondi flessibili per provare a rispondere alla domanda.

Vantaggi dei fondi flessibili

L’unico vantaggio dei fondi flessibili è il potenziale rendimento derivante dall’assenza di un preciso vincolo di asset allocation, elemento che permette al gestore di muovere le risorse come vuole considerando le proprie aspettative e la fase del ciclo macroeconomico.

Tale vantaggio è però limitato e soggetto a molta variabilità: nell’universo dei fondi flessibili una grandissima quantità ha sistematicamente sottoperformato i portafogli market neutral che compongono la frontiera efficiente dei rendimenti, elemento che porta a sottopesare l’unico potenziale grande vantaggio derivante dall’investimento in un fondo flessibile.

Svantaggi dei fondi flessibili

Gli svantaggi dei fondi flessibili tendono a superare i vantaggi. I principali svantaggi sono, oltre allo storico di tendenziale sottoperformance rispetto ad altri strumenti, i costi elevati, la difficoltà nel trovare i best in class e la difficoltà di inserimento del fondo flessibile all’interno di un’asset allocation.

Andiamo con ordine partiamo dai costi: i dei fondi flessibili hanno un costo in linea con quello dei fondi comuni di investimento, oscillando in un range compreso tra l’1% e il 5% annuo (oltre alle commissioni di ingresso e uscita).

Sebbene la presenza di alcun vincolo possa sembrare a molti un elemento positivo, a mio avviso non lo è: nel processo di costruzione di un portafoglio efficiente è fondamentale partire dall’asset allocation in linea con gli obiettivi e la propensione al rischio dell’investitore per arrivare alla selezione degli strumenti efficienti in grado di replicare tale asset allocation (Come dovrebbe essere costruito un portafoglio efficiente); l’inserimento di un fondo flessibile in portafoglio, fondo che, per definizione, non ha un’asset allocation dichiarata, va contro i buoni principi del portfolio management, avvicinandosi più ad una scommessa sul prodotto selezionato.

L’esposizione ai fondi flessibili ha quindi più potenziali rischi che potenziali vantaggi, con il portafoglio che, anziché essere frutto di un attento processo partito con la strutturazione dell’asset alloction e culminato con la selezione di prodotti efficienti, diviene un insieme di strumenti di cui non si conosce la composizione, elemento che rende impossibile stimare il rendimento medio annuo atteso, la perdita massima di portafoglio attesa e la volatilità media annua.

Conclusione

Avere fondi flessibili in portafoglio comporta più rischi che benefici potenziali, rischi storicamente e statisticamente non giustificati dalla sistematica sovra-performance dei fondi flessibili rispetto ad un portafoglio market neutral.  

La netta preponderanza di fondi flessibili all’interno di un portafoglio porta alla naturale conclusione che tale portafoglio non sia stato costruito seguendo precise logiche di portfolio management, quanto piuttosto seguendo una selezione casuale di strumenti, con la speranza che i gestori dei fondi siano in grado di generare rendimenti positivi.

I fondi flessibili, se proprio si vogliono inserire in portafoglio, sono da confinare ad una percentuale ridottissima, percentuale che funge da componente “satellite” di portafoglio.

Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda.

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Davide Berti, consulente finanziario

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