I titoli di Stato il cui rendimento è derivante sono da aumento di valore in conto capitale generano solo redditi che vanno a compensare eventuali minusvalenze pregresse o una parte del rendimento va imputato anche a reddito da capitale? Ecco gli errori da non fare in una pianificazione volta a compensare le minusvalenze.
Cosa sono le obbligazioni: focus sui titoli di Stato
Un’obbligazione è uno strumento finanziario che rappresenta debito per il soggetto che la emette e un credito per il soggetto che la acquista.
Uno Stato, ad esempio, emette obbligazioni (c.d titoli di Stato) con il preciso scopo di reperire risorse da investire per lo sviluppo del Paese, andando a promettere ai creditori il rimborso del capitale ricevuto in prestito più un tasso di interesse.
Ciò che spinge uno Stato, un’azienda o un ente ad emettere obbligazioni è la necessità di capitali per lo sviluppo di progetti, opere, linee di business o altro inerente all’attività dell’emittente; d’altra parte, ciò che spinge un risparmiatore a prestare il proprio denaro ad un emittente di obbligazioni è il rendimento che viene promesso, rendimento rappresentato dalle cedole e all’aumento di valore dello strumento tra la data di acquisto e la data di scadenza.
Il rendimento che un titolo obbligazionario va quindi a garantire all’investitore è determinato dalla cedola e dal guadagno in conto capitale. Facciamo un esempio per chiarire il concetto.
Il Buono del Tesoro poliennale (BTP) è una tipologia di obbligazione emessa dallo Stato italiano con scadenza superiore ad un anno solare. Un BTP emesso 5 anni fa avrà subito oscillazioni di prezzo, oscillazioni determinate da molte variabili, su tutte l’andamento dei tassi di interesse (Perché l’aumento dei tassi fa scendere il prezzo delle obbligazioni?).
Tale strumento andrà in scadenza tra 1 anno, attualmente quota a 99€ e ha una cedola annua pari al 2%; lo strumento è stato emesso a 100€ e a scadenza rimborserà 100€. Il rendimento lordo annuo che garantirà lo strumento se acquistato oggi sarà pari a 3€ (2€ derivante dalla cedola del 2% calcolata su 100€ più 1 € di aumento di prezzo certo dalla data di acquisto fino alla scadenza). I 3€ di rendimento su un controvalore investito di 99€ fanno si che l’investimento ha un rendimento lordo annuo pari al 3,03%.
I guadagni derivanti da tale investimento sono trattati in maniera differente. In particolare:
- I 2€ derivanti dalla cedola sono considerati reddito da capitale. Tale tipologia di reddito non è deducibile e dopo ogni stacco cedola viene applicata una ritenuta pari, nel caso di titoli di Stato, al 12.5%;
- L’euro derivante dall’aumento di valore dello strumento rientra nei redditi diversi, tipologia di reddito che si può utilizzare per compensare minusvalenze contabilizzate nei 4 anni precedenti. Nel caso non ci fossero minusvalenze pregresse la tassazione, nel caso di titoli di Stato, è pari al 12.5%.
Come funziona la tassazione dei redditi per uno ZCB?
Compreso lo schema di tassazione dei redditi derivanti dall’acquisto di un titolo di Stato, risparmiatore con minusvalenze pregresse potrebbe pensare di acquistare titoli di stato senza cedola (Zero Coupon Bond – ZCB) per generare un reddito diverso maggiore e avere una maggior compensazione fiscale. Ma funziona davvero così?
No! Il meccanismo di tassazione di titoli di Stato senza cedola non si basa solamente sulla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita, bensì devono essere considerati altri elementi. Se stavi già pensando di acquistare BOT (titoli di Stato con scadenza inferiore ad un anno e privi di cedola) per compensare agevolmente minusvalenze pregresse con il guadagno realizzato devi rivedere la strategia. Vediamo perché!
La tassazione degli ZCB non si basa solamente su prezzo di mercato del titolo e prezzo di rimborso, ma deve essere considerata anche la dinamica dello “scarto di emissione”, ossia dello sconto del prezzo in fase di acquisto rispetto al valore nominale di rimborso (fisso a 100).
Detto in altre parole: c’è una dinamica di prezzo più lineare, rappresentata da come dovrebbe evolvere il prezzo dello strumento qualora non ci fossero eventi esogeni che farebbero cambiare il prezzo repentinamente; in questo caso parliamo di valore teorico.
C’è poi una dinamica di prezzo più altalenante, determinata da scadenza dello strumento e da eventi esogeni (come ad esempio un taglio dei tassi da parte della Banca Centrale Europea). Tali eventi esogeni possono determinare movimenti momentanei di prezzo ben al di sopra (o al di sotto) del valore teorico che dovrebbe avere lo strumento.
Compresa l’esistenza di un prezzo teorico, prezzo che il titolo dovrebbe avere in una determinata fase di mercato in base al tasso di rendimento pattuito in sede di emissione, e l’esistenza di un prezzo di mercato, prezzo determinato da domanda e offerta e dipendente dallo scenario macroeconomico, è ora possibile capire come avviene la tassazione del guadagno realizzato su uno ZCB e capire che ammontare va imputato a reddito diverso per compensare eventuali minusvalenze pregresse.
Facciamo un esempio pratico. Immaginiamo di aver acquistato uno ZCB con scadenza tra 10 anni ad un prezzo di mercato di 70, prezzo lievemente al di sopra del prezzo teorico di 68. Dopo un anno il prezzo teorico dello stesso immaginiamo debba essere 72 ma, in seguito ad un taglio dei tassi significativo messo in atto dalla BCE, il prezzo effettivo dello strumento schizza a 80. Decidi di vendere il titolo con una significativa plusvalenza di 10 dopo 1 anno dall’acquisto e devi capire come se tutta la plusvalenza realizzata va a compensare eventuali minusvalenze pregresse.
Vediamo come viene scorporata la plusvalenza tra redditi da capitale e redditi diversi:
- Il guadagno sul prezzo teorico del titolo (72 – 68 = 4) rientra nei redditi da capitale, ossia redditi che non possono compensare eventuali minusvalenze pregresse derivanti dalla dinamica lineare di prezzo;
- Il guadagno derivante dalla differenza di prezzo al netto del differenziale di valore teorico ((80-72) - (70-68) = 6) dove 72 e 68 rappresentano rispettivamente i prezzi teorici del titolo in sede di vendita e di acquisto. Tale tipologia di guadagno rientra nei redditi diversi e può pertanto compensare eventuali minusvalenze pregresse.
In altre parole, il guadagno di 10 realizzato acquistando a 70 e rivendendo ad 80 va scisso in due parti:
- Una parte (4) derivante dal guadagno sul prezzo teorico del titolo che viene immediatamente tassata e viene trattata come reddito da capitale;
- Una parte (6) derivante dal differenziale di prezzo al netto della differenza di valore teorico, componente che viene trattata come reddito diverso e può compensare eventuali minusvalenze pregresse.
Conclusioni
Non è tutto oro quel che luccica, o meglio, “conosci la tassazione dei titoli di Stato senza cedola prima di acquistarli. Pensare che tutto il guadagno in conto capitale vada a compensare minusvalenze pregresse potrebbe portarti a gravi errori di pianificazione”.
I calcoli spiegati nell’approfondimento non devono preoccuparti: sarà il tuo broker a farli in automatico e andrà a compensare in automatico minusvalenze pregresse presenti nel tuo zainetto fiscale (nel caso ci fossero). Ciò che devi capire è che la tassazione degli ZCB è complessa e utilizzarli al solo scopo di compensare eventuali minusvalenze pregresse potrebbe portare a gravi errori di pianificazione.
Conoscere al meglio la tassazione di ogni strumento finanziario è essenziale al fine di pianificare correttamente la propria posizione e andare a recuperare eventuali minusvalenze realizzate negli ultimi 4 anni.
Esistono altri strumenti e altri metodi più efficienti per compensare eventuali minusvalenze: contattami per ogni dubbio o domanda al riguardo.
Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda.
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