L’anno appena trascorso è stato molto turbolento. I mercati finanziari hanno fatto registrare cali diffusi con quasi tutte le principali asset class che hanno chiuso il 2022 in negativo.
I principali driver che hanno portato a ribassi diffusi nel 2022 sono stati inflazione, guerra e banche centrali, fattori che andremo ad analizzare nel dettaglio per comprendere l’impatto che hanno avuto e stanno avendo sui mercati finanziari e sull’economia reale.
La situazione attuale è direttamente derivante dalla pandemia di Covid-19, evento globale che ha portato l’economia globale in recessione, prontamente affrontata dalle politiche monetarie espansive delle banche centrali. La pronta risposta delle banche centrali allo shock esogeno (la pandemia) ha in un primo momento sostenuto l’economia reale, facendo rimbalzare i mercati dopo il crollo di febbraio e marzo 2020.
Se in una prima fase la pronta risposta delle banche centrali è stata fondamentale per la ripresa dell’economia, il mantenimento di politiche monetarie ultra-espansive per un periodo di tempo prolungato e i colli di bottiglia sul fronte delle materie prime ha implicato il ritorno sulla scena globale dell’inflazione.
Il grafico che segue mostra l’andamento del principale indice azionario americano, lo S&P500, evidenziando la tendenza negli ultimi 5 anni. Come si vede dal grafico, ad un pesante crollo a causa della diffusione della pandemia è seguito un forte rialzo, dettato dalla pronta risposta delle banche centrali nello stimolo all’economia, pesantemente colpita dal Covid-19.Il forte rialzo dell’azionario globale si è interrotto sul finire del 2021, fase nella quale i mercati hanno preso coscienza che l’inflazione non sarebbe stato un fenomeno transitorio come affermato dai banchieri centrali.
Andamento S&P500 negli ultimi 5 anni
Fonte: Tradingview
Come fa una banca centrale a stimolare l’economia?
La banca centrale ha due leve per le proprie decisioni di politica monetaria: i tassi di interesse e gli acquisti di asset sul mercato.
Una banca centrale immette liquidità nel sistema economico acquistando asset sul mercato, analogamente a come un investitore acquista strumenti finanziari sul mercato, trasferendo liquidità alle banche commerciali con la quale queste concederanno più prestiti e finanziamenti ad imprese e famiglie. La banca centrale stimola l’economia o creando liquidità acquistando asset sul mercato o alzando ed abbassando i tassi di interesse: con tassi di interesse più bassi famiglie ed imprese sono più propense a prendere a prestito mentre, al contrario, con tassi più alti l’accesso al credito è meno agevolato.
Un utile benchmark che ci aiuta a capire il forte stimolo apportato all’economia da parte delle banche centrali in risposta alla crisi pandemica è il bilancio della Federal Reserve, l’organo decisore della politica monetaria USA.
Andamento bilancio della Federal Reserve, 2003-2022
Fonte: Fed di St.Louis
Il bilancio della FED è più che raddoppiato in pochi mesi, a testimonianza del forte stimolo portato dalla principale banca centrale del mondo all’economia USA. Un forte aumento di bilancio è stato appunto dettato dagli acquisti massicci di asset sul mercato per stimolare l’economia e dotare le banche commerciali delle risorse necessarie per concedere credito a famiglie ed imprese. Una conseguenza diretta del forte stimolo è stata, oltre alla crescita dei mercati finanziari globali, la crescita dell’economia, con un tasso di disoccupazione USA arrivato di recente ai valori pre-pandemici.
Un’economia forte è misurata, tra le molte grandezze macroeconomiche, anche dal tasso di disoccupazione. Un tasso di disoccupazione basso è sintomo di un’economia molto forte.
Il grafico che segue mostra l’andamento del tasso di disoccupazione negli Stati Uniti negli ultimi vent’anni. Con la diffusione della pandemia e le restrizioni messe in atto per contenerla il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è arrivato al 14,7% nell’aprile del 2020. Subito dopo, con lo stimolo economico e l’allentamento delle restrizioni, il tasso di disoccupazione è progressivamente sceso, fino ad arrivare al 3,5% sul finire del 2022.
Andamento del tasso di disoccupazione USA negli ultimi 20 anni
Fonte: bls.gov
La grande occupazione ha contribuito ad alimentare la crescita dell’inflazione negli Stati Uniti, arrivata a toccare il 9,1% nel giugno del 2022, valori che non si vedevano da decenni. Nell’Eurozona l’inflazione è addirittura andata oltre al 10% negli ultimi mesi del 2022, per poi rallentare nel mese di dicembre, tornando sotto la doppia cifra.
Cosa significa che i mercati fanno il tifo affinché la gente perda il lavoro? Per rispondere a questa domanda occorre partire dal mandato della banca centrale americana (FED). La FED ha un duplice mandato: la stabilità dei prezzi e la piena occupazione. Visto l’elevato livello di inflazione ed il basso tasso di disoccupazione, l’obiettivo della piena occupazione è stato centrato, mentre l’obiettivo della stabilità dei prezzi no.
Per rallentare l’inflazione la FED ha messo in atto (e attuerà) una serie di rialzi dei tassi di interesse al fine di aumentare il costo del denaro e rallentare l’attività economica, con la diretta conseguenza dell’aumento del tasso di disoccupazione. Lo stesso chairman della FED, Jerome Powell, ha affermato che la recessione (Cos'è la recessione e come comportarsi in questa fase del ciclo economico?) sarà un male necessario per l’economia al fine di riportare l’inflazione su livelli appropriati.
I mercati finanziari, da sempre anticipatori degli scenari futuri, in questa particolare fase del ciclo economico tendono a scendere quando ci sono notizie positive derivanti dall’economia reale e tendono a salire quando ci sono notizie negative dall’economia.
Questo perché ogni notizia positiva per l’economia reale, ad esempio una riduzione del tasso di disoccupazione, è vista come una variabile che va a contribuire alla mancata riduzione dell’inflazione, attualmente primario obiettivo della FED. A notizie positive dall’economia reale segue una FED più aggressiva. Una FED più aggressiva porta al ribasso i principali indici azionari ed obbligazionari, le cui valutazioni dipendono direttamente dal livello dei tassi di interesse. Tassi più elevati di quanto il mercato sta già scontando sono molto negativi per l’azionario a lunga duration, ossia l’azionario tech.
È corretto quindi affermare che i mercati stiano facendo il tifo affinché la gente perda il posto di lavoro? Sì, dal momento che un aumento della disoccupazione potrebbe tradursi in un rallentamento della spinta inflazionistica e in un conseguente allentamento della stretta monetaria messa in atto dalla FED.
In questo mondo alla rovescia, dove i mercati salgono se l’economia va male e i mercati scendono se l’economia va bene, le principali variabili da monitorare nel futuro prossimo saranno inflazione e tasso di disoccupazione, così da comprendere le future mosse della banca centrale più influente al mondo.
Avere ben chiare le principali variabili che muovono i mercati nel breve periodo è fondamentale al fine di non effettuare movimentazioni dettate dall’emotività, ricordandosi come lungo periodo ed interesse composto siano le principali variabili che fanno la differenza in una pianificazione efficiente e lungimirante.
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