Il problema del clima sarà un leitmotiv nei prossimi decenni ma quanto potrebbe influenzare i tuoi investimenti il riscaldamento globale?
L'allarme della scienza e la risposta internazionale
Sono ormai decenni che i massimi esperti del settore hanno avvertito circa possibili scenari drammatici in caso il riscaldamento globale superasse i 2°C nei prossimi decenni. Negli ultimi anni, la sensibilizzazione circa questo tema si sta facendo sempre maggiore, portando numerosi attivisti ed esperti ad allertare il Mondo sulle possibili conseguenze di un mancato rispetto degli obbiettivi prefissati circa la riduzione delle emissioni e il contenimento del riscaldamento globale.
Tra il 31 ottobre e il 12 novembre andrà in scena la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico, ritrovo tra circa 30.000 delegati quali Capi di Stato, esperti climatici e attivisti, finalizzato a concordare un piano d’azione coordinato per affrontare il problema del cambiamento climatico. In questa sfida serve e servirà il massimo sforzo congiunto di tutte le potenze mondiali: qualora qualche leader decidesse di non contribuire, potrebbe mettere a repentaglio lo stato di salute del pianeta Terra.
Con l’accordo di Parigi sul clima si sono fatti importanti passi avanti sul piano di una cooperazione globale, introducendo l’obbiettivo comune di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, provandolo a fermare a 1,5°C. In aggiunta all’accordo di Parigi, molte potenze mondiali hanno fissato il target net zero entro il 2050 o il 2060, ossia il raggiungimento della neutralità rispetto al clima entro quegli anni, al fine di evitare scenari apocalittici.
Il riscaldamento globale in numeri
Il grafico 1 mostra come è variata la temperatura globale dal 1880 al 2020, prendendo come base di riferimento la temperatura media fatta registrare nel ventesimo secolo. Rispetto al ventesimo secolo, la temperatura del Globo si sta innalzando pericolosamente, portandosi a ridosso di un aumento di 1°C nel 2020. Con gli accordi di Parigi sul clima si vuole limitare questo incremento al massimo a 2°C, con l’obbiettivo di riuscire a fermarlo addirittura a 1.5°C.
Grafico 1 – Variazione della temperatura globale, 1880-2020 (Base di riferimento = ventesimo secolo)
Fonte: elaborazione su dati NOAA
I Paesi del mondo, al fine di limitare l’incremento della temperatura media ed evitare scenari drammatici, devono ridurre significativamente gli agenti inquinati che contribuiscono all’innalzamento della temperatura: tra questi rientra la famiglia dei gas serra, ossia quei gas quali anidride carbonica (CO2), metano (CH4) e ossido di (N2O) che se rilasciati nell’atmosfera terrestre, per via delle loro particolari proprietà, trattenendo una parte delle radiazioni solari, contribuiscono al riscaldamento climatico.
Ridurre l’emissione di gas serra, derivanti principalmente da attività umane quali bruciare combustibili fossili o dagli scarichi delle automobili, è una delle principali sfide che condurranno ad un cambio di paradigma nell’attuale contesto economico.
L’obbiettivo che molte potenze economiche si sono poste è raggiungere il net zero, ossia che l’ammontare di gas serra prodotto da un Paese deve essere uguale all’ammontare di gas serra eliminato dall’atmosfera del Paese stesso. Appare chiaro che per raggiungere tale obbiettivo gli Stati devono in primis tagliare le emissioni di gas serra e successivamente produrre tecnologie in grado di sottrarre questo pericoloso gas dall’atmosfera.
Le probabili ripercussioni sull'economia
Per capire come posizionarsi in ottica di lungo periodo, alla luce degli obbiettivi sopra citati, il grafico 2 riporta come sono suddivise per settore le emissioni globali di gas serra per l’anno 2016. Come si può notare, il settore dell’energia è il principale responsabile della produzione di gas serra con una quota del 73,2% sul totale delle emissioni globali.
Grafico 2- Emissioni di gas serra per settore, 2016
In dettaglio, dai dati di Katusa Research, il 33% dell’emissione globale di CO2, principale gas serra responsabile del riscaldamento globale, è attribuibile ad appena 30 imprese. In prima posizione di questa speciale classifica troviamo Saudi Aramco, responsabile del 3,71% delle emissioni globali di CO2; seguono Gazprom (2,94%) e Nat’I Iranian Oil Corp (2,43%). La prima e unica italiana in questa classifica è ENI S.p.a, ventisettesima con la quota dello 0,48%.
Le imprese con un business strettamente legato ai combustibili fossili e responsabili di gran parte dell’inquinamento atmosferico saranno chiamate ad un’importantissima sfida: allineare il proprio modello di business alla transizione energetica in atto per evitare di soccombere.
A testimonianza del fatto che le imprese strettamente legate al petrolio e agli altri combustibili fossili potrebbero avere vita dura qualora non cambiassero modello di business, viene in aiuto il grafico 3, che mostra la previsione dell’andamento della domanda di petrolio e gas naturale secondo gli analisti di Goldman Sachs negli scenari di riscaldamento globale fermo a +1,5°C o minore di +2°C.
Grafico 3 – Andamento della domanda di petrolio e gas naturale, 2019-2050
Fonte: Goldman Sachs Investment Research, Carbonomics
Nel lungo periodo la domanda dei due combustibili fossili è prevista in contrazione. Solamente la domanda di gas naturale potrebbe crescere lievemente nei prossimi 10 anni, in uno scenario di riscaldamento globale maggiore di 1,5°C e minore di 2°C.
Gli stessi analisti di Goldman Sachs hanno ipotizzato quali fonti di energia rinnovabile potrebbero andare a sostituire i combustibili fossili nei prossimi decenni. Visto il forte impatto del settore energetico sulle emissioni globali di gas serra, le fonti di energia rinnovabile con ogni probabilità avranno un futuro roseo ai fini del raggiungimento del net zero target. Il grafico 4 mostra che a fronte di una domanda di energia globale che potrebbe triplicarsi, fonti di energia quali i combustibili fossili dovrebbero vedere una riduzione del loro contributo al totale dell’energia prodotta, mentre fonti di energia rinnovabile quale il solare e l’eolico potrebbero diffondersi notevolmente.
Grafico 4 – Generazione di energia per fonte, 2019-2050
Fonte: Goldman Sachs Investment Research, Carbonomics
L’impegno delle principali potenze economiche del Globo a rispettare il clima è un affare serio. Ignorare i segnali che la natura tende a darci con sempre maggiore frequenza e non frenare il riscaldamento climatico al di sotto della soglia dei 2°C potrebbe essere un biglietto per la via di un non ritorno per la specie umana.
Allineare i propri investimenti prediligendo imprese attive nella battaglia al riscaldamento climatico e ridurre le esposizioni ad imprese che non sembrano voler prediligere la transizione energetica sono due dei consigli degli analisti di Amundi al fine di partecipare, anche con pochi capitali, alla lotta al riscaldamento climatico. Guardare l’impegno di un’azienda sotto il profilo ESG e analizzarne il report annuale è un buon modo per capire l’impegno della stessa verso tematiche sensibili.
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