La tematica successoria è per molte persone un tabù e, in moltissime famiglie, si tende ad evitare il discorso per paura di “fare i conti in tasca” ad un genitore o ad un parente stretto o per timore di affrontare una tematica molto spinosa. Un’efficiente pianificazione finanziaria deve considerare, nelle casistiche di clienti ben patrimonializzati, la totalità del patrimonio di una persona andando ad intervenire, ove necessario, anche in ottica di una pianificazione successoria efficiente per gli eredi.
Nell’approfondimento che segue andremo a vedere un’importantissima tematica in materia di successioni: l’abolizione del coacervo fiscale successorio. Il coacervo nelle successioni è quella prassi che imponeva, in caso di successione, la riunione fittizia del valore attualizzato delle donazioni effettuate in vita dal defunto in favore degli eredi al fine di farle rientrare nell’asse ereditario dello stesso e calcolare il totale dell’attivo ereditario spettante ad ogni erede, andando successivamente a calcolare l’eventuale imposta di successione considerando le aliquote e le franchigie previste dalla normativa (https://davideberti.it/blog/l-italia-da-un-punto-di-vista-successorio-e-un-paradiso-fiscale).
Con il coacervo fiscale successorio, gli eredi, all’avvenimento dello sfortunato evento (la morte del de cuius) erano tenuti a tracciare l’insieme delle donazioni ricevute dal de cuius al fine di capire se possa esserci ancora franchigia fiscale spendibile sul valore dell’eredità. In altre parole, ipotizzando una successione diretta tra padre e figlio e supponendo che il primo avesse fatto in vita donazioni per 600.000€ in favore del secondo, con il coacervo fiscale successorio la franchigia fiscale spendibile corrisponderebbe a 400.000€, ossia alla differenza tra un milione di euro (franchigia in vigore nel caso di successione mortis causa tra padre e figlio) e i 600.000€ donati dal padre al figlio mentre era in vita.
Con in coacervo fiscale successorio quindi all’erede spettava l’onere di andare a tracciare tutte le donazioni ricevute dal de cuius al fine di capire se si aveva ecceduto la soglia entro la quale non si devono pagare imposte di successione oppure no.
Con le sentenze di legittimità della Corte di Cassazione e con la circolare del 19 ottobre 2023 dell’Agenzia delle Entrate, il coacervo fiscale successorio non deve più essere messo in atto da parte dell’erede (o degli eredi) implicando un grandissimo vantaggio per tutti coloro che sono ben patrimonializzati e decidono di pianificare efficientemente il proprio passaggio successorio in favore degli eredi mentre sono in vita.
Abbiamo già visto in altri approfondimenti come non perdere soldi, mediante allocazione in particolari strumenti finanziari quali polizze vita o titoli di Stato (https://davideberti.it/blog/come-non-perdere-soldi-in-caso-di-successione), in caso di successione e le donazioni sono un ulteriore tassello a disposizione di chi è ben patrimonializzato ed eccede la franchigia per erede per efficientare la propria posizione.
Al fine di capire con un esempio pratico cosa cambia con l’abolizione del coacervo fiscale successorio ripeto brevemente le aliquote e le franchigie in vigore per successioni e donazioni tra beneficiario e donante e/o defunto (aliquote che valgono sia per donazioni e successioni):
- Imposta del 4% per coniuge e parenti in linea retta con franchigia pari ad 1 milione di euro. In altre parole i figli o il coniuge del defunto non pagano imposta di successione se l’eredità spettante ad ognuno di essi non supera il milione di euro.
- Imposta del 6% per fratelli e sorelle con franchigia pari a 100.000€ per ciascun beneficiario;
- Imposta del 6% senza alcuna franchigia per tutti gli altri parenti fino al quarto grado, affini in linea retta e affini in linea collaterale fino al terzo grado;
- Imposta dell’8% senza alcuna franchigia per tutte le altre persone.
Con l’abolizione del coacervo fiscale successorio si vanno quindi a creare due franchigie fiscali, una per le successioni e una per le donazioni. Cosa significa? Significa che le donazioni che si fanno in vita in favore di eredi diretti (figli e coniunge) non vanno a cumularsi in caso di successione, andando di fatto a raddoppiare la franchigia esente da imposta di successione per gli eredi per tutti quegli individui ben patrimonializzati, evitando con accortezza e lungimiranza il pagamento di imposte si successione se si va a donare ai propri eredi diretti quando si è ancora in vita.
Ora che il quadro è più chiaro facciamo un esempio. Giovanni è un imprenditore in pensione da molti anni che ha cumulato, con la vendita della propria azienda e con l’investimento efficiente dei propri risparmi sui mercati finanziari, un patrimonio mobiliare di 6.000.000€. Giovanni è sposato con Maria e ha due figli, Marco e Lucia.
Giovanni decide di disporre in vita della propria volontà circa il passaggio successorio e, anziché disinvestire i propri investimenti efficienti in favore di una polizza vita per evitare imposte di successione cerca soluzioni alternative; ricordo che la polizza vita, uscendo dall’asse ereditario, è esente da imposta di successione ma, al contempo, è meno efficiente, per via dei costi, di un portafoglio in ETF costruito su misura in base alla propria propensione al rischio e al proprio orizzonte temporale.
Come può utilizzare a suo favore Giovanni l’abolizione del coacervo fiscale successorio?
Giovanni può disporre donazioni in favore degli eredi diretti e della coniuge fino ad 1 milione di euro e non veder applicata a tale somma alcuna imposta sulle donazioni rispettando la franchigia. In questo modo ogni erede non paga alcuna imposta sulla donazione ricevuta e, all’avvenimento dello sfortunato evento, non pagare alcune imposta di successione in quanto l’importo spettante ad ognuno di essi è sempre nel limite della franchigia (1.000.000€).
Qualora Giovanni non avesse usufruito del coacervo fiscale successorio e l’intero patrimonio fosse andato in successione, ogni erede diretto sarebbe stato chiamato al pagamento dell’imposta di successione del 4% su tutto ciò che eccede la franchigia; nel caso proposto sarebbe stato pari a 40.000€ per erede per un totale di 120.000€.
Per chi viene utile l’abolizione del coacervo fiscale successorio?
L’abolizione del coacervo fiscale successorio, ossia l’abolizione del cumulo tra donazioni passate fatte in vita e patrimonio del de cuius in sede di passaggio successorio ai fini del pagamento delle imposte di successione, rappresenta un importantissimo vantaggio per tutti quegli individui ben patrimonializzati che sanno di eccedere la franchigia fiscale per erede e vogliono pianificare efficientemente la propria successione, compiendo un atto d’altruismo in favore degli eredi.
Chiaramente per tutti coloro che non eccedono la franchigia del milione di euro per erede sommando donazioni e patrimonio che andrebbe in successione mortis causa non cambia nulla lato passaggio successorio.
Pianificare efficacemente il proprio passaggio successorio, sebbene per molti possa essere un tabù, altro non è che allocare efficientemente il proprio patrimonio, compiendo scelte d’investimento e/o di donazione ponderate che vanno a massimizzare il beneficio in capo agli eredi, sgravandoli dal pagamento di imposte di successione.
Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda.
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