Conviene investire nei PIR?

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Tempo di lettura: 7 min

I PIR sono uno strumento innovativo per investire nel mercato dei capitali domestico. Come funzionano e quali sono vantaggi e svantaggi del prodotto?

I piani individuali di risparmio a lungo termine, meglio conosciuti con l’acronimo PIR, sono una forma di investimento di medio e lungo periodo per le sole persone fisiche (per legge, infatti, non possono essere sottoscritti né da aziende né da persone giuridiche). Questi strumenti consentono agli investitori di avvalersi di un vantaggio fiscale non indifferente, motivo per il quale nella maggior parte dei casi questi strumenti sono stati sottoscritti dagli investitori italiani.

Attenzione però: per poter beneficiare del trattamento fiscale agevolato dato da questi strumenti finanziari, è necessario che gli investitori rispettino precise limitazioni e posseggano determinati requisiti previsti dalla legge. Tra questi, per esempio, possiamo richiamare all’attenzione due condizioni fondamentali che devono essere assolte:

  • Durata dell’investimento: l’investimento nei PIR deve essere mantenuto per almeno 5 anni;
  • Composizione del portafoglio: almeno il 70% del portafoglio deve essere investito in azioni e obbligazioni di società italiane.

Come si costituisce un PIR?

Per quanto riguarda la costituzione dei PIR è necessaria la presenza degli intermediari finanziari: si tratta di organi che si occupano di controllare che il risparmiatore rispetti le condizioni necessarie per avvalersi del beneficio fiscale; d’altra parte è compito del risparmiatore colui selezionare, autonomamente o con l’aiuto di un esperto, gli strumenti finanziari da porre al loro interno del PIR. Se l’investitore non conosce o non sa scegliere quali strumenti introdurre all’interno dei PIR, può decidere di sottoscrivere PIR già pre-fatti.

Perché esistono i PIR?

Gli scopi per cui i PIR sono stati istituti sono essenzialmente due:

  1. migliorare l’appetibilità dell’investimento nel mercato dei capitali italiano per i risparmiatori
  2. attrarre capitali nell’azionario domestico, favorendo in questo modo lo sviluppo di un mercato dei capitali ancora sotto-sviluppato rispetto a quello statunitense.

Per quanto concerne il secondo punto è doveroso evidenziare l’importanza del mettere in atto politiche finalizzate al continuo sviluppo del mercato dei capitali, mercato che porta, maggior parte dei casi, ad una crescita economica per il Paese. Un mercato domestico dei capitali poco sviluppato, invece, è spesso indice di un Paese scarsamente competitivo e con una bassa crescita economica attesa.

Facendo un veloce confronto tra i principali indici del mercato dei capitali statunitense e del mercato dei capitali italiano, si nota che la capitalizzazione dell’indice S&P500 (indice che comprende le prime 500 società americane per capitalizzazione) corrisponde a 35 trilioni di $ al 28 febbraio 2023, mentre quella del FTSE MIB (indice che comprende le prime 40 società italiane per capitalizzazione) arriva a poco meno di 750 miliardi di € alla stessa data.        

Anche se il confronto tra i due indici non viene fatto sullo stesso numero di società, ci fa comunque comprendere che i due mercati sono molto differenti in termini di capitalizzazione di mercato e quindi di sviluppo. In particolare, il mercato statunitense risulta altamente sviluppato e all’avanguardia rispetto a quello italiano.           

Facciamo un piccolo esempio numerico per rendere più facilmente comprensibile il confronto tra i due indici e quindi il livello di sviluppo dei due diversi mercati: Apple è la prima società per capitalizzazione all’interno dell’S&P500 con una capitalizzazione di circa 2,67 trilioni di dollari. La sola Apple risulta più grande di tutto il FTSE MIB!                                                

Da questa veloce analisi possiamo quindi dedurre che in Italia c’è l’estrema necessità di sviluppare il mercato dei capitali domestico e i PIR sono strumenti finanziari istituiti per rispondere a quest’esigenza.

Caratteristiche dei PIR

Dopo questo breve excursus fatto per presentare genericamente i piani di risparmio a lungo termine, ci addentriamo adesso ad analizzare le loro caratteristiche tecniche.

I PIR non sono tutti uguali, per questo motivo sono stati suddivisi in due macro-categorie:

  • PIR ordinari o tradizionali
  • PIR alternativi

La tabella 1 mostra le principali caratteristiche dei PIR ordinari e PIR alternativi e i requisiti che questi devono rispettare per poter essere sottoscritti.

Tabella 1 – PIR ordinari vs PIR alternativi

PIR ORDINARI

PIR ALTERNATIVI

Istituiti nel 2017

Istituiti nel 2021

Requisiti da rispettare:

  1. Almeno il 70% del valore del PIR deve essere investito per almeno 8 mesi in strumenti di società italiane o europee o dello Spazio Economico Europeo (con presenza stabile in Italia)
  2. Almeno il 25% di quanto al punto 1. deve essere investito in strumenti di società che non presenti nell’indice FTSE MIB o in altri indici similari
  3. Almeno il 5% di quanto al punto 1. Deve essere investito in strumenti finanziari di società che non sono presenti nell’indice FTSE MIB né nel FTSE Mid Cap della Borsa italiana o in altri indici similari

Requisiti da rispettare:

  1. Almeno il 70% del valore del PIR deve essere investito in strumenti di società italiane o europee o dello Spazio Economico Europeo (con presenza stabile in Italia) non presenti né nell’indice FTSE MIB né nell’indice FTSE Mid Cap della Borsa italiana o in altri indici similari, nonché in prestiti erogati alle predette imprese e in crediti delle medesime imprese

Valore dell’investimento: possono essere investiti un massimo di 200.00,00€.

In particolare, è possibile investire un massimo di 40.000,00€ all’anno fino al raggiungimento del plafond.

Valore dell’investimento: possono essere investiti un massimo di 1.500.000,00€.

In particolare, è possibile investire un massimo di 300.000,00€ all’anno fino al raggiungimento del plafond

 

Vantaggi dei PIR

I vantaggi dei piani individuali di risparmio sono principalmente riconducibili a:

1. Totale esenzione dalle imposte sul capital gain.

Attualmente l’imposta da pagare sul capital gain è pari al 26% per gain azionario e al 12,5% per gain su titoli di stato.

2. Totale esenzione sull’imposta di successione e donazione.

Il fatto che i PIR siano completamente esenti da imposte di successione e donazione può far sì che questi strumenti risultino particolarmente utili in sede di pianificazione successoria di individui con patrimoni superiori al milione per erede legittimo.

L’introduzione dei PIR garantisce un’ottima alternativa ai tradizionali strumenti di efficientamento patrimoniale in sede di successione quali ad esempio polizze e titoli di stato.

Vedi anche l’articolo L’Italia, da un punto di vista successorio, è un paradiso fiscale per maggiori informazioni sulla pianificazione successoria.

3. Trasformazione delle eventuali minusvalenze in credito di imposta

Le eventuali minusvalenze realizzate su strumenti detenuti in portafoglio per almeno 5 anni possono essere trasformate in credito d’imposta utilizzabile per compensazione IRPEF o altre imposte/contributi dovuti.

Questo è un vantaggio attribuibile ai soli PIR alternativi e per i soli investimenti effettuati nel 2021 e 2022. Attenzione! Questi vantaggi sono subordinati al vincolo di mantenere l’investimento nei PIR per almeno 5 anni.

Svantaggi dei PIR

Gli svantaggi dei piani individuali di risparmio sono, invece, riconducibili a:

1. Detenzione dei PIR per almeno 5 anni per poter beneficiare dei vantaggi fiscali sopra menzionati

Questo orizzonte temporale spesso non è idoneo a tutti i profili di rischio. È quindi necessario analizzare in maniera approfondita il proprio profilo di rischio e i propri obiettivi di lungo termine prima di decidere se investire o meno in questi strumenti.

2. Costi medi annui pari all’1.5%

Ai quali si devono aggiungere eventuali commissioni di ingresso e/o di uscita. Questi costi sono così elevati perché i PIR sono dei prodotti complessi.

3. Non assoluta certezza di poter sfruttare i benefici fiscali

Poiché non è detto che gli strumenti facenti parte del PIR realizzino performance positive nei 5 anni. Come evidenzia il grafico 1, negli ultimi 20 anni l’indice FTSE MIB è rimasto praticamente piatto (situazione che implica che tutti i vantaggi fiscali del PIR possono essere annullati dal momento che non essendoci plusvalenza non esiste beneficio fiscale).

Grafico 1 – il FTSE MIB negli ultimi 20 anni

FTSB MIB negli ultimi 20 anni

Fonte del grafico: Traiding View (tradingview.com)

4. Marcato home bias da parte degli investitori italiani

Come ben sappiamo, la maggior parte degli investimenti fatti dagli italiani sono già molto concentrati in titoli di stato (BTP e BOT): aggiungere ulteriore esposizione all’Italia potrebbe minare uno dei principi cardine degli investimenti: la diversificazione

Vedi anche l’articolo Home bias: acerrimo nemico della diversificazione per avere maggiori informazioni a riguardo.

Conclusioni

I PIR sono strumenti innovativi ed ingegnosi che sono stati ideati dal regolatore per far confluire capitali nel mercato azionario domestico che, ad oggi, risulta poco sviluppato e scarsamente competitivo rispetto al mercato azionario di altre potenze economiche.

D’altra parte, avere dei PIR in portafoglio senza aver considerato tutti i pro ed i contro può minare l’efficienza della propria pianificazione patrimoniale, facendo venire meno i sani principi della diversificazione e dell’asset allocation strategica.

Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda.

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Davide Berti, consulente finanziario

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Prima di investire in qualsiasi modo è fondamentale conoscere i pilastri dell'investimento. Non bisogna fondare le proprie scelte su impressioni o percezioni date dal "sentito dire". Delle solide basi sono necessarie per poter decidere razionalmente come gestire e investire il proprio denaro e come influenzare profondamente il proprio futuro.

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