In un precedente articolo (che puoi trovare qui: "Posso vivere di rendita con 1 milione di euro?"), abbiamo analizzato la possibilità di raggiungere l'indipendenza finanziaria con un patrimonio di un milione di euro. L'articolo ha generato un interessante dibattito, con molti lettori che si sono chiesti: se con un milione la situazione è comunque vincolata a determinate condizioni, cosa cambia quando il patrimonio raddoppia?
Posso vivere di rendita con 2 milioni?
Prima di addentrarci nell'analisi di questa domanda, è fondamentale fare una premessa: il concetto di "vivere di rendita" non può essere valutato considerando esclusivamente l'ammontare di capitale iniziale. È un'equazione che richiede almeno due variabili: la ricchezza disponibile e, non meno importante, il tenore di vita che si desidera mantenere.
Spesso si immagina la rendita finanziaria come sinonimo di uno stile di vita lussuoso, fatto di continue vacanze e spese ingenti - una prospettiva che, con questo capitale, diciamo subito, risulta irrealistica. Per mantenere uno stile di vita decisamente sopra la media servirebbero svariati milioni in più. È quindi fondamentale partire da un'analisi realistica delle proprie esigenze e calibrare le aspettative di conseguenza.
Stabilito quanto ci serve mensilmente per vivere secondo lo stile di vita che vogliamo, il passo successivo è capire come il nostro patrimonio può generare quella rendita. È proprio in questa fase che emerge il principale ostacolo.
Il nodo cruciale della questione, spesso sottovalutato, risiede nella gestione inefficiente che caratterizza la stragrande maggioranza dei grandi patrimoni italiani. Anche di fronte a capitali significativi come 2 milioni di euro, che dovrebbero teoricamente garantire una rendita considerevole, assistiamo frequentemente a gestioni patrimoniali che non ottimizzano il potenziale di rendimento. Questo crea il paradosso dei "ricchi immobilizzati": persone con patrimoni ingenti ma incapaci di generare redditi adeguati.
Un esempio di come si manifesta questa situazione? La concentrazione della ricchezza delle famiglie nel mattone: accade frequentemente che oltre il 70-80% del patrimonio è investito in immobili. Il problema è che gli immobili se non messi a reddito attraverso locazioni redditizie (magari grazie al fatto che sono situati in aree ad alto potenziale come i centri delle grandi città o note località turistiche), anziché generare rendite positive si trasformano in fonti di costi.
Questa inefficienza allocativa si manifesta in due aspetti critici. Il primo è la sottostima sistematica dei costi di gestione immobiliare. Il secondo, ancora più importante, è il costo opportunità: ogni euro immobilizzato, quindi non produttivo, è un euro che non può essere investito in strumenti finanziari in grado di generare rendite costanti.
Il risultato? Quelli che dovevano essere investimenti si trasformano in veri e propri ostacoli che drenano risorse finanziarie fondamentali.
Ma il problema non si ferma qui. Spesso, la parte rimanente del patrimonio viene gestita con altrettanta inefficienza, parcheggiata in strumenti finanziari a bassissimo rendimento come polizze vita tradizionali o fondi comuni con elevati costi di gestione. Questi prodotti, venduti attraverso le reti bancarie tradizionali con la promessa della sicurezza, in realtà erodono silenziosamente il capitale, soprattutto in periodi di inflazione sostenuta (se volete approfondire il tema dell’inflazione vi suggerisco una serie di articoli scritti a tal proposito: Inflazione). Questo perché il loro rendimento reale, una volta considerati i costi di gestione e l'inflazione, è frequentemente negativo.
A completare questo quadro, troviamo la componente liquida, spesso mantenuta su conti correnti in attesa di ipotetiche opportunità di investimento. Questa liquidità "strategica", che in alcuni casi arriva a rappresentare il 15-20% del patrimonio totale, subisce una costante e inesorabile perdita di potere d'acquisto, accelerata ulteriormente nei periodi di inflazione elevata.
La combinazione di queste inefficienze può portare a una situazione paradossale: un patrimonio che, nonostante l'apparente solidità, genera un flusso di cassa costantemente negativo. Di conseguenza, molti "ricchi immobilizzati" si trovano costretti a continuare a lavorare non per scelta, ma per necessità. Il loro patrimonio, invece di garantire un flusso di cassa sostenibile, diventa un peso economico che richiede continue iniezioni di liquidità.
Ma a questo punto sorge naturale la domanda come dovrebbe essere distribuito un patrimonio di 2 milioni di euro per diventare realmente produttivo?
Ipotizzando di mantenere una casa di proprietà del valore di 500-600.000 euro ed una seconda casa sui 200-250.000 euro, rimarrebbero circa 1,2 milioni da allocare efficientemente.
Dal momento che la rendita deve essere sostenibile nel tempo, non è prudente puntare a rendimenti troppo aggressivi: servono flussi di cassa costanti e prevedibili, che solo un portafoglio ben bilanciato e diversificato può garantire. Per questo motivo la componente azionaria, per quanto importante per la crescita del capitale nel lungo periodo, deve essere calibrata con attenzione.
Vediamo due possibili esempi di strategie:
- Con un approccio conservativo, costruendo un portafoglio con un rendimento medio del 3-4%, si potrebbe puntare ad una asset allocation composta prevalentemente da titoli di Stato (con diverse scadenze), obbligazioni corporate (con rating investment grade) ed ETF azionari/obbligazionari a distribuzione.
In questo modo si potrebbero ottenere flussi di cassa annui netti tra i 29.000 e i 39.000 euro (circa 2.400-3.200 euro mensili netti), senza intaccare il capitale.
- Una strategia più aggressiva potrebbe invece puntare a costruire un portafoglio ben diversificato con un rendimento del 4-5%. Questo risultato si potrebbe ottenere selezionando direttamente titoli azionari caratterizzati da elevato dividend yield e fondamentali solidi (ad esempio titoli di società appartenenti al settore finanziario o energy), affiancati da obbligazioni corporate con cedole elevate (“high yield”).
Con questa impostazione, il patrimonio potrebbe generare una rendita annua netta tra i 39.000 e i 48.000 euro (circa 3.200-4.000 euro mensili netti).
La differenza tra un patrimonio che, solo per la sua gestione, brucia le proprie fonti di reddito da lavoro e uno che ne produce 29-48.000 di rendita netta è significativa. È la differenza tra dover lavorare per mantenere il proprio patrimonio e far lavorare il patrimonio per mantenere sé stessi.
Per calcolare nel dettaglio quale rendita potreste ottenere dal vostro patrimonio o di quale capitale avreste bisogno per coprire le vostre spese, potete utilizzare il calcolatore della rendita, disponibile qui: https://davideberti.it/calcolatore-rendita.
Questo strumento vi aiuterà a comprendere sia il potenziale reddito passivo generabile dai vostri investimenti, sia il capitale necessario per raggiungere i vostri obiettivi di rendita.
Conclusioni
Ma allora, è possibile vivere di rendita con 2 milioni di euro? La risposta è sì, ma con le dovute accortezze.
Due milioni di euro, se correttamente allocati, possono garantire una solida rendita finanziaria, con flussi di cassa annuali netti tra i 29.000 e i 48.000 euro. Per un single o una coppia con uno stile di vita equilibrato, questa rendita può rappresentare una vera indipendenza finanziaria. Per chi ha una famiglia da mantenere o spese più elevate, la rendita che si può generare costituisce comunque un'importante integrazione al reddito che cambia radicalmente la prospettiva lavorativa: non più una necessità per mantenere il proprio tenore di vita, ma una scelta dettata da passione e opportunità di crescita personale.
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