Spiegazione tecnica del film “Margin Call”

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Tempo di lettura: 6 min

Il mondo della finanza è spesso rappresentato come un terreno fertile per storie intriganti e cariche di tensione ma pochi film catturano questa atmosfera tanto bene quanto "Margin Call". 

Diretto da J.C. Chandor e rilasciato nel 2011, il film offre uno sguardo introspettivo e spietato sul mondo di Wall Street dal punto di vista di una società finanziaria in difficoltà durante i giorni critici prima della grande crisi finanziaria del 2008 (se volete approfondire il tema: La crisi del 2008: racconto di una delle più grandi crisi finanziarie della storia)

Perché questo titolo?

Il termine “margin call” si riferisce a quel livello di prezzo oltre al quale scatta l’escussione di un collaterale (una garanzia, in genere in denaro) messo a garanzia di un finanziamento (se volete approfondire la tematica vi suggerisco questo mio articolo: LINK ARTICOLO SHORT SELLING). Come vedremo nel film sarà proprio questa clausola di garanzia che tutela il broker dal non oltrepassare la soglia di rischio nell’investimento la chiave di volta della narrazione. 

Ma entriamo subito nel racconto della trama e capiamo meglio!

Trama

La storia si sviluppa in un'unica, frenetica, giornata del 2008 all'interno di una grande società di investimenti non specificata di Wall Street.

L'analista junior Seth Bregman (interpreato da Penn Badgley), il suo collega più anziano Peter Sullivan (Zachary Quinto), e il capo del desk di trading Will Emerson (Paul Bettany) osservano mentre viene licenziato Eric Dale (Stanley Tucci), il capo di Peter e Seth, nonché capo dei risk analysts. 

Nel suo colloquio di uscita, Dale cerca di spiegare che l'azienda dovrebbe esaminare su cosa stesse lavorando. Il personale delle risorse umane però non ha alcun interesse, e lo fa rapidamente lasciare l'edificio. 

Per contestualizzare gli Stati Uniti si trovavano già da diversi mesi in recessione (iniziata nel dicembre del 2007) e molte imprese si trovavano sotto pressione a causa dell’aumento dei tassi di interesse da parte della FED. La situazione da qua in avanti non farà altro che peggiorare portando alla nota crisi finanziaria del 2008.

Prima di essere congedato, però, Eric consegna una chiavetta USB a Peter Sullivan, con un progetto su cui stava lavorando, dicendogli di "fare attenzione" e che questo materiale non dovrebbe essere ignorato.

Sullivan, incuriosito, inizia ad esaminare il contenuto del file. Ciò che scopre è sconvolgente: le assunzioni alla base del profilo di rischio attuale della società sono sbagliate; i livelli di volatilità nei titoli garantiti da ipoteche superano i limiti, il che significa che la posizione della società in quegli asset è eccessivamente esposta alla leva finanziaria ed il debito contratto (visto quello che stava succedendo all’economia americana) porterà alla bancarotta dell'azienda. 

Sostanzialmente la banca ha costruito un modello economico per calcolare il rischio di investimento su una formula inaffidabile. In termini più tecnici la società stava violando significativamente il VaR (Value at Risk) e, in relazione a quello che stava per succedere sui mercati (in particolare sui mutui subprime), stava andando incontro ad una perdita di denaro superiore al valore stesso della società.

Sullivan chiama il responsabile del floor, Will Emerson che dopo aver esaminato le scoperte a sua volta convoca Sam Rogers (Kevin Spacey), il suo capo. I tentativi dei quattro di contattare Dale non hanno successo perché il suo telefono aziendale è stato spento. Sullivan e Bregman escono per cercare Dale, mentre Rogers ed Emerson informano la dirigenza della società della situazione.

Perché era così importante trovare Dale? Per l’enorme peso che avevano le informazioni che erano in suo possesso. L’azienda doveva cercare in ogni modo di evitare che la notizia non trapelasse. Questo perché, come vedremo tra poco, la riuscita della disperata strategia di liquidazione era ancorata sull’ipotesi che il mercato non venisse a conoscenza di tale situazione.

Una successiva riunione tra il capo della divisione Jared Cohen (Simon Baker), il capo del risk management Sarah Robertson (Demi Moore) e altri dirigenti senior conclude che le scoperte di Sullivan sono accurate e viene chiamato il CEO della società, John Tuld (Jeremy Irons). All'arrivo di Tuld e dopo che Sullivan spiega il problema, Rogers, Cohen e Tuld si scontrano riguardo a cosa fare.

Il piano di Jared, favorito da Tuld, è quello di procedere ad una liquidazione forzata degli asset problematici: vendere rapidamente tutti gli asset tossici prima che il mercato scopra la loro inutilità, limitando così l'esposizione dell'azienda. 

Rogers è in disaccordo, sottolineando che scaricare gli asset tossici dell'azienda diffonderà il rischio in tutto il settore finanziario causando instabilità nei mercati oltre che distruggere i rapporti dell'azienda con le sue controparti. Rogers avverte anche Cohen che i loro clienti scopriranno rapidamente i piani dell'azienda una volta che capiranno che l'azienda sta solo “scaricando” i titoli garantiti da mutui tossici.

Tuld, ad ogni modo, sottolinea che il suo desiderio di evitare il fallimento della società vale quel rischio e quel costo.

Dopo la riunione con Tuld, Emerson viene informato dalla moglie di Dale che è tornato a casa. Emerson si reca alla residenza di Dale con Bregman e cerca di persuaderlo a tornare alla società con la promessa di un generoso compenso e la minaccia di contestare il suo pacchetto di uscita se non lo facesse. Eric però non ne vuole sapere, è stato licenziato e non ha più niente a che fare con l’azienda.

Durante il viaggio di ritorno, Bregman chiede se perderà il lavoro; Emerson risponde che molto probabilmente lo farà, ma, filosofando sulla natura dei mercati finanziari, gli dice di non perdere la fede e che il suo lavoro è necessario.

Nel frattempo, si scopre che Robertson, Cohen e Tuld erano a conoscenza dei rischi nelle settimane precedenti alla crisi. Tuld pianifica di offrire le dimissioni di Robertson al consiglio e ai dipendenti come capro espiatorio. 

Nonostante i suoi dubbi, Rogers raduna i suoi trader prima dell’apertura dei mercati e li informa della strategia di liquidazione forzata. Riconosce i danni probabili alle loro reputazioni e alle loro carriere, ma informa loro che saranno ben compensati con bonus molto importanti se la maggior parte degli asset assegnati ai trader verrà venduta entro la fine della giornata. Mentre l’operazione del trading procede, la società inizia a suscitare dubbi nelle controparti. La società subisce pesanti perdite, ma alla fine riesce a vendere la maggior parte degli asset tossici.

Il riferimento al fallimento Lehman Brothers è abbastanza evidente. Anche se va detto che in realtà le cose andarono un po’ diversamente da come le racconta il film. La liquidazione dei titoli tossici da parte di Lehman andò avanti per molti mesi, e anche la scoperta del rischio eccessivo non avvenne improvvisamente, ma emerse piano piano. La decisione di concentrare tutto in una notte mette un po’ in ombra le responsabilità della banca, che per molti mesi si è resa colpevole di infettare consapevolmente tutto il sistema bancario internazionale.

Nel frattempo, Eric Dale viene corrotto e costretto a cooperare con il piano di Cohen, con la società che minaccia di tagliare i suoi benefici e il suo preavviso se si rifiuta. 

Robertson e Dale siedono in un ufficio, pagati profumatamente per non fare nulla per tutto il giorno; Robertson difende vigorosamente sé stessa dicendo che ha avvertito dei rischi anche se forse non abbastanza forte. Emerson riesce a chiudere le posizioni, ma le sue controparti diventano sempre più agitate e sospettose mentre la giornata va avanti. 

Dopo la chiusura del mercato, Rogers guarda la stessa squadra delle risorse umane iniziare un'altra serie di licenziamenti sul suo pavimento. Mentre avviene un altro turno di licenziamenti, Rogers affronta Tuld e presenta le sue dimissioni. Tuld respinge il punto di vista di Rogers sulla situazione ricordando le passate crisi economiche, sostenendo che tali eventi accadano sempre e che Rogers non dovrebbe sentirsi in colpa per agire nei propri e negli interessi della società. Tuld chiede a Rogers di restare per altri due anni e Rogers accetta riluttante, citando la sua necessità finanziaria personale.

Nella scena finale, Rogers è mostrato nel giardino anteriore della sua ex moglie tarda notte, seppellendo il suo cane. La sua ex moglie esce e gli dice che non vive più lì ma Rogers pensando che, dal momento che il cane aveva passato la maggior parte della sua vita lì, dovrebbe essere sepolto lì. La moglie poi lo informa che il loro figlio, che si presume lavori anche a Wall Street, ha subito una perdita dalle negoziazioni della giornata ma che è fiduciosa che tutto andrà bene. Mentre scorrono i titoli di coda, Rogers continua a scavare.

Come possiamo interpretare questo film?

Il film ci trasporta nel mondo affascinante, ma talvolta inquietante, della finanza, invitando ad una riflessione sulla responsabilità aziendale e sulle implicazioni etiche del settore. Il culmine di questa dinamica è rappresentato dal giorno in cui si decide di procedere alla liquidazione degli asset tossici: l'ordine del CEO di vendere rapidamente questi asset a clienti ignari, pur sapendo che presto perderanno valore, solleva non pochi dubbi morali ed etici. Questa azione, sebbene giustificata come necessaria per la sopravvivenza aziendale, mette in secondo piano valori fondamentali come l'onestà. Il film in un certo senso si configura come un'indagine sui dilemmi etici nell'ambito della finanza, spingendo gli spettatori a riflettere sulla responsabilità, la trasparenza e l'etica nel mondo degli affari.

Dal punto di vista drammaturgico la scelta di puntare sulle tre unità di tempo, di luogo e di azione si rivela molto efficace e serve a far capire meglio anche ai non addetti ai lavori i complessi meccanismi che stanno dietro la speculazione.

Seguendo la trama del film viene poi evidenziata in modo chiaro l’interconnessione del mercato finanziario. Sebbene il film non nomini esplicitamente personaggi o eventi reali, il riferimento alla crisi finanziaria del 2007-2008 è evidente in ogni dettaglio, compreso il discorso finale del CEO Tuld a Sam. Quando Tuld elenca le principali crisi finanziarie nella storia del mondo e arriva al 2008, lascia intendere chiaramente che la crisi in corso è proprio quella imminente. Il film trae ispirazione dalla crisi dei mutui subprime del 2007 e dalla bancarotta della Lehman Brothers nel 2008. Questo collegamento è ulteriormente evidenziato dal nome del CEO nel film, John Tuld, che richiama fortemente quello del vero CEO della Lehman, Dick Fuld.

La lezione sull’agire umano tratta in "Margin Call" è estremamente istruttiva. Dietro ogni oscura operazione finanziaria ci sono uomini e donne reali che svolgono un lavoro che può portare ingenti profitti. Quando le cose vanno bene, godono dei riflettori della fama. Ma quando l'aereo inizia a perdere quota, si affrettano a prendere il paracadute e a lanciarsi nel vuoto. Ciò che accadrà dopo non è più di loro interesse. Il film riesce a dare un volto e una voce a uomini spesso anonimi, nascosti dietro la freddezza matematica delle transazioni finanziarie. Sono avvoltoi, ma ciononostante ci assomigliano. Sono lontanissimi da noi, eppure, al contempo, sono come noi.

La scena finale del film, in cui Sam seppellisce il suo amato cane, può essere interpretata metaforicamente come il crollo dei mercati finanziari: l'operazione effettuata dalla società per salvarsi è metaforicamente confrontabile con il scavare una fossa per seppellire un mercato moribondo. Pur non essendo gli artefici diretti della crisi, i personaggi del film hanno comunque contribuito ad accendere la miccia con le loro vendite repentine. Il destino del mercato era già segnato, così come quello del cane di Sam, condannato dalla malattia.

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Davide Berti, consulente finanziario

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Finanza comportamentale

Forse non sai quanto sia facile cadere in errore per colpa di processi mentali istintivi, abitudini, credenze o per meccanismi contro-intuitivi. In questa sezione voglio introdurre la branca della finanza nota come Finanza Comportamentale, una psicologia dell'investire che studia tutti quei comportamenti più o meno dannosi per il tuo portafoglio che sono difficilissimi da individuare e gestire, soprattutto se si è soggettivamente coinvolti.

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In un mondo basato sulle dinamiche economiche, dove troppo spesso le conoscenze finanziarie sono limitate o assenti, verificare la professionalità di un consulente è necessario quanto difficile. Per questo affianco al mio lavoro questo progetto di consapevolizzazione.

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