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Gli ETF sono strumenti fondi o SICAV che si caratterizzano per alcune peculiarità, quali le basse commissioni di negoziazione, la modalità di negoziazione analoga a quelle delle azioni e la replica fedele di un benchmark. (ETF e fondi comuni: focus ETF).
Negli ultimi anni i flussi di capitali raccolti destinati all’investimento in ETFs sono cresciuti molto, arrivando nel 2021 a catturare quasi 50% della raccolta netta globale. Il trend di crescita di lungo periodo dei flussi allocati in ETFs è ben delineato con afflussi e asset gestiti che, come mostrato dal grafico, sono cresciuti notevolmente nell’ultimo decennio.
Da un’analisi più approfondita relativa al 2021 emerge come gli ETFs siano stati prevalentemente scelti per l’investimento nell’azionario, a testimonianza della propensione degli investitori alla replica passiva di un paniere di riferimento con sottostanti azioni. Per quanto concerne il mercato monetario sono invece stati preferiti i fondi comuni di investimento, così come avvenuto per il mercato obbligazionario.
Anche in Italia la tendenza si è confermata in crescita negli ultimi anni e, di pari passo con la crescita dei patrimoni degli ETFs si è evoluta la normativa di riferimento. Per una trattazione completa dal punto di vista fiscale e per comprendere al meglio gli strumenti a replica passiva occorre fare una prima distinzione tra ETF armonizzati ed ETF non armonizzati.
Gli ETF armonizzati sono quelli che rispettano la normativa UCITS e sono quotati su borse europee. Nel nome dello strumento in questione e nel KID dello strumento (KID – Key information document) è possibile trovare riscontro dell’armonizzazione dello strumento verificando la presenza della dicitura UCITS.
L’immagine che segue è un esempio della denominazione di un ETF sull’azionario globale della casa di gestione Lyxor: nel nome del prodotto compare la dicitura UCITS, a testimonianza della compliance dello strumento con la medesima direttiva.
Fonte: morningstar
Dall’altra parte ci sono gli ETF non armonizzati, quelli che non rispettano la normativa UCITS, seguendo quindi un’altra tipologia di regolamentazione e contraddistinti da differenti peculiarità, soprattutto da un punto di vista fiscale.
Nel caso degli ETF armonizzati, i proventi sono tassati al 26%, eccezion fatta per la parte di gain (o dividendo) derivante da ETF che hanno come sottostanti titoli di Stato italiani ed europei dove la tassazione prevista è per il 12,5%. Gli ETF ad accumulazione non subiranno alcuna tassazione dal momento che i dividendi e le cedole erogati dai sottostanti saranno immediatamente reinvestiti nell’ETF, mentre gli ETF a distribuzione subiranno la tassazione sopra descritta.
Le plusvalenze derivanti dalla vendita di un ETF armonizzato e dai dividendi/interessi sono trattati come reddito da capitale, alla pari di quanto avviene per i dividendi erogati da società quotate: secondo tale distinzione, le plusvalenze da ETF non sono quindi compensabili da minusvalenze pregresse.
Le minusvalenze derivanti dalla vendita di ETF sono considerate invece come redditi diversi, risultando compensabili con plusvalenze derivanti dalla stessa tipologia di reddito (plusvalenze azionarie ad esempio).
ETF armonizzati | Plusvalenze | Minusvalenze |
Tipologia di reddito | Reddito da capitale | Reddito diverso |
Compensazione fiscale | Le minusvalenze sono compensabili da redditi diversi (plusvalenze derivanti dalla vendita di azioni, certificati o derivati). Le plusvalenze non concorrono a compensare le minusvalenze pregresse |
Per quanto concerne gli ETF non armonizzati, la fiscalità è molto più complessa in quanto i proventi derivanti da tali strumenti concorrono a formare il reddito complessivo.
In sostanza le plusvalenze da ETF non armonizzati vengono assoggettate alla tassazione ordinaria IRPEF e la tassazione finale dipenderà dallo scaglione di appartenenza; in aggiunta a ciò la tassazione prevede la ritenuta a titolo d’acconto del 26%.
Sebbene da molti ETF ed ETC vengano usati come sinonimi, le due tipologie di strumenti sono ben diverse. Gli ETC, acronimo di Exchange-Traded Commodities - ossia strumenti che consentono di investire in materie prime, a differenza degli ETF, non sono considerati OICR e ciò a livello fiscale rappresenta un vantaggio.
Gli ETC infatti non vedono alcuna distinzione tra redditi da capitale e redditi diversi (come è prevista per gli ETF): le plusvalenze derivanti da ETC sono compensabili con eventuali minusvalenze derivanti dagli stessi strumenti. La tassazione degli ETC è quindi analoga a quella prevista per azioni, certificates (I certificates. Conviene averne in portafoglio?) e derivati.
Se in qualità di investitore detieni azioni di aziende estere, tutti i redditi generati da tali partecipazioni prevedono il pagamento delle imposte previste dal Paese dove ha sede fiscale l’azienda, oltre alla ritenuta prevista dalla normativa Italiana.
L’investitore italiano, con residenza fiscale in Italia, che riceverà il pagamento di un dividendo estero, vedrà tale ammontare tassato alla fonte. Dopo l’applicazione di questa prima imposta, il dividendo rimanente verrà tassato, secondo normativa italiana, al 26%.
L’Italia ha in essere una serie di accordi con Stati di tutto il mondo per evitare la doppia tassazione: gli investitori italiani, mediante una procedura lunga e laboriosa, possono richiedere il rimborso della doppia tassazione dei dividendi esteri se hanno pagato un’aliquota maggiore rispetto a quella prevista dagli accordi.
La soluzione a tale problema per l’investitore retail è l’investimento mediante ETFs armonizzati; spetterà infatti al fondo passivo farsi carico di tutta la fiscalità, la minimizzando l’imposizione fiscale da sostenere per l’investitore.
A tal proposito, la domiciliazione fiscale del fondo risulta una componente strategica importantissima: non a caso infatti la maggior parte degli ETFs UCITS risulta domiciliata in Irlanda o in Lussemburgo.
Gli ETF armonizzati rappresentano la soluzione ottimale per l’investitore retail. Le principali caratteristiche che li rendono convenienti sono:
Dal punto di vista della fiscalità, gli ETF armonizzati, così come i fondi comuni di investimento, non risultano del tutto efficienti per via del trattamento fiscale diverso di plusvalenze e minusvalenze, le prime trattate come reddito da capitale mentre le secondo come reddito diverso.
D’altra parte risultano strumenti molto comodi per il reinvestimento automatico dei dividendi dei sottostanti, evitando la doppia imposizione fiscale. Nel complesso quindi gli ETF armonizzati risultano essere uno strumento imprescindibile per i portafogli degli investitori retail.
Tra ETF armonizzati e non armonizzati sono da preferire i primi per via della fiscalità agevolata e delle semplicità: i secondi sono da utilizzare solamente in precise strategie che considerino anche il proprio scaglione IRPEF.
Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda.
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