Il vero impatto dell’inflazione per gli italiani

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Negli ultimi anni, l’inflazione è diventata un tema centrale per le famiglie italiane. Dopo alcuni anni con un ritorno dell’inflazione ben al disopra del libello target del 2%, con i 2024 siamo tornati ad un tasso di inflazione al 2%, con grande sollievo di economisti ed esperti del settore. Ma dopo le forti spinte inflazionistiche post Covid, la situazione è davvero sotto controllo?

Il vero impatto dell’inflazione

Innanzitutto, cos’è l’inflazione? L'inflazione è l'aumento continuo dei prezzi di beni e servizi in un'economia, che riduce il potere d'acquisto della moneta, facendo sì che con la stessa quantità di soldi si possano acquistare meno cose.

Un punto fondamentale da evidenziare è che, quando si parla di un’inflazione (ad esempio del 2%), ci si riferisce a un incremento annuo rispetto a prezzi che hanno già subito aumenti negli anni precedenti. Questo significa che il tasso di inflazione si basa su una base di prezzi già aumentati, influenzando ulteriormente il costo della vita nel tempo.

Ad esempio, se un bene costava 100€ l'anno scorso e l'inflazione è al 2%, quest'anno costerà 102€. L'anno successivo, l'inflazione del 2% si applicherà su questi 102€, non sui 100 iniziali, portando il prezzo a 104,04€. Questo calcolo, ripetuto anno dopo anno, fa sì che l'inflazione si accumuli nel tempo, rendendo i prezzi sempre più alti rispetto al punto di partenza. Insomma, un’inflazione “stabilizzata” dopo anni di aumenti significativi non significa un ritorno alla normalità per il nostro potere d’acquisto.

Come possiamo notare nel Grafico 1, tra il 2019 ed il 2024, ci sono stati momenti in cui i prezzi sono aumentati più del 10%. L'attuale inflazione del 2% si applica quindi a questi prezzi già aumentati, non a quelli del 2019. Questo significa che gli aumenti significativi del passato (come il 7-8% del 2022) hanno creato una nuova base di prezzi più alta, sulla quale si calcola l'inflazione attuale.

Grafico 1 - Inflazione % in Italia (2019 – 2024)

Grafico 1 - Inflazione % in Italia (2019 – 2024)

Fonte: Tradingeconomics e ISTAT

E ciò che impatto ha su di noi? 

Dal Grafico 2 possiamo osservare come, se nel 2019 una famiglia italiana poteva acquistare beni e servizi per un valore di 100€, il potere d'acquisto di quei 100€ iniziali oggi si è ridotto a meno di 85€.

Grafico 2 - Potere d’acquisto (2019 – 2024)

Grafico 2 - Potere d’acquisto (2019 – 2024)

Fonte: Elaborazione Ufficio studi Davide Berti (dati: Rivaluta.it)

Se si allarga l’orizzonte temporale (vedi Grafico 3), la criticità del quadro emerge in modo ancora più marcato: anche un'inflazione apparentemente contenuta, se protratta per anni, può erodere significativamente il potere d'acquisto, portando a un aumento cumulativo dei prezzi.

Grafico 3 - Potere d’acquisto 2000 - 2024

Grafico 3 - Potere d’acquisto 2000 - 2024

Fonte: Elaborazione Ufficio studi Davide Berti (dati: Rivaluta.it)

Il grafico ci mostra il potere d'acquisto di 100€ dal 2000 al 2024, evidenziando l'effetto cumulativo dell'inflazione nel tempo che causa un progressivo declino del valore reale, che passa da 100€ nel 2000 a meno di 65€ nel 2024.

La stagnazione dei salari reali

Il vero problema per gli italiani, però, non è solo il costo della vita, bisogna anche considerare la stagnazione dei salari reali. Mentre l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto, i salari non sono cresciuti di pari passo.

I dati (vedi Grafico 4) mostrano che, sebbene ci siano stati alcuni aumenti salariali nominali, una volta corretti per l’inflazione, questi aumenti sono spesso risultati insufficienti. In altre parole, il salario reale, ovvero il potere d’acquisto effettivo dei nostri stipendi, è rimasto pressoché invariato o addirittura diminuito.

Grafico 4 - Stagnazione dei salari reali (1990-2024)

Grafico 4 - Stagnazione dei salari reali (1990-2024)

Fonte: Elaborazione Ufficio studi Davide Berti (dati: OCSE)

Questa discrepanza ha portato molte famiglie a dover ridimensionare il proprio stile di vita o rinunciare a beni e servizi che prima potevano permettersi.

Ma quindi, noi piccoli risparmiatori, cosa possiamo fare? 

L’importanza di investire 

In un contesto in cui l’inflazione ha ridotto il potere d’acquisto e i salari reali sono stagnanti, diventa cruciale pensare a come proteggere e far crescere i propri risparmi.

La chiave è comprendere che lasciare i propri soldi fermi sul conto corrente, con tassi di interesse spesso modesti o addirittura vicini allo zero, equivale a vederli perdere di valore anno dopo anno. La differenza tra il tasso di inflazione e il rendimento dei risparmi determina la nostra reale capacità di mantenere il potere d’acquisto nel tempo.

Non esistono soluzioni miracolose, ma con una buona conoscenza e una pianificazione attenta, è possibile adottare strategie efficaci per proteggere i propri risparmi. Investire in modo intelligente è uno dei pochi strumenti a disposizione per contrastare l’effetto erosivo dell’inflazione sul proprio patrimonio. Analizzando però i dati delle abitudini delle famiglie italiane, la propensione all’investimento è ancora davvero poco diffusa nella Penisola, elemento penalizzante per i capitali delle famiglie che preferiscono il conto corrente o il materasso a soluzioni di rivalutazione del capitale (https://davideberti.it/blog/gli-italiani-sono-ancora-grandi-risparmiatori-alcune-evidenze-e-falsi-miti).

Ma quali sono gli strumenti più efficaci per proteggere i nostri risparmi dall'inflazione?

La risposta va cercata negli strumenti finanziari che offrono rendimenti superiori al tasso d'inflazione. Solo questi, infatti, possono contrastare efficacemente l'erosione del potere d'acquisto nel tempo.

Ad esempio, investire in azioni può essere una scelta vincente: le aziende solide, capaci di determinare i prezzi e trasferire i costi ai consumatori, tendono a vedere aumenti dei propri ricavi e profitti, il che può tradursi in maggiori rendimenti per gli investitori (https://davideberti.it/blog/azionario-value-tutto-quello-che-devi-sapere-sullasset-class). 

Un’altra alternativa possono essere le obbligazioni legate all’inflazione, come i Treasury Inflation-Protected Securities (TIPS) negli Stati Uniti o i BTP Italia, che offrono un rendimento indicizzato all’inflazione, garantendo che il rendimento reale del capitale non venga eroso dall’aumento dei prezzi (https://davideberti.it/blog/obbligazioni-inflation-linked-tutto-quello-che-devi-sapere-sullasset-class).

Conclusione

In sintesi, sebbene un’inflazione al 2% possa sembrare un valore “sotto controllo”, è importante comprendere che questa percentuale se si applica a prezzi già aumentati negli anni precedenti diventa molto significativa. Il nostro potere d’acquisto, viene silenziosamente eroso, e senza un adeguato intervento sui salari reali, il gap tra costo della vita e stipendi rischia di ampliarsi ulteriormente.

In un contesto economico in cui i salari reali sono stagnanti, l’unica via per difendere e incrementare il proprio potere d’acquisto è investire con intelligenza. L’inflazione può essere un nemico silenzioso, ma con una buona pianificazione finanziaria, possiamo ridurne l’impatto e costruire un futuro più solido per noi e le nostre famiglie.

Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda.

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Davide Berti, consulente finanziario

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In un mondo basato sulle dinamiche economiche, dove troppo spesso le conoscenze finanziarie sono limitate o assenti, verificare la professionalità di un consulente è necessario quanto difficile. Per questo affianco al mio lavoro questo progetto di consapevolizzazione.

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